“Bones and All è una fiaba sulla solitudine dell’esistere e contemporaneamente del desiderio di spezzare questa solitudine attraverso l’essere guardati da un altro. Di tutti i miei lavori questo è quello che affronta in maniera più diretta il tema della solitudine, di quella figura che si staglia nella vastità di un vuoto”. Con queste parole inizia la conferenza stampa che vede il ritorno in Italia di Luca Guadagnino e Timothée Chalamet dopo il successo alla 79ma Mostra del Cinema di Venezia con la vittoria di ben due premi (Il Leone d’Argento alla miglior regia e il premio Marcello Mastroianni a Taylor Russell).
Il film sarà distribuito nelle sale da Vision Distribution a partire dal 23 novembre 2022. C’è molta curiosità per l’accoglienza che gli verrà riservata a causa della forza drammatica di alcune scene di cannibalismo. Il film, infatti, ruota tutto intorno alla storia d’amore e del viaggio di due giovani, costretti dalla loro natura a cibarsi di altri esseri umani. Dopo la tiepida accoglienza di Suspiria nel 2018, Guadagnino ci tiene a precisare che: “Non ho pensato a questo film come a un film dell’orrore, ma come un film di personaggi, che sono agiti da un comportamento che non possono interrompere perché è nella loro natura. Guardando a quei comportamenti in maniera più oggettiva possibile e non compiaciuta. Anche perché, alla fine, tutti i film dell’orrore sono film teneri. Questo film ha la vocazione di parlare al suo pubblico in maniera trasversale, ma con una forte spinta verso il pubblico dei ragazzi, e mi auguro che il film venga confermato dell’auto-classificazione dei 14 anni fatta da Vision, che ringrazio per l’incredibile sostegno e passione”.
Bones and All sancisce il ritorno insieme di Guadagnino e Chalamet, due artisti che si devono tantissimo l’un l’altro a partire da quel magico, prezioso, piccolo film che è Chiamami col tuo nome. “Ho letto la sceneggiatura di Bones and All nel settembre 2020. – dichiara il regista – A pagina 42 compare il personaggio di Lee e a pagina 47 ho capito che l’unico attore possibile era Timothée, quindi ho detto allo sceneggiatore: se lo fa Timmy, lo faccio pure io. Sentivo che nel rapporto con lui, nell’esplorazione di questi personaggi, di questo mondo, del mio primo ingresso come regista in America, c’era il segreto di qualcosa che mi interessava fare. Grazie al cielo ha letto qui a Roma la sceneggiatura e ha deciso di farlo”.
“Non sarei seduto qui senza Luca. Senza di lui non sarei stato in grado di fare tutti i progetti che ho realizzato da Chiamami col tuo nome a Bones and All. – rivela l’attore che negli ultimi anni è diventato una vera e propria stella di Hollywood recitano da protagonista in film come Un giorno di pioggia a New York, Piccole Donne e Dune – Mi ha regalato una carriera, ha scommesso su di me. Per me è stato un mentore e continua a esserlo. Come dice lui: c’è una partnership tra di noi. È un uomo fantastico, un grande amico, mi auguro che potremmo lavorare tanto assieme. È una figura molto importante nella mia vita: è come una roccia per me. Ha il suo ritmo artistico che ti coinvolge, è un vero artista. Mi piace che non ci sono grossi interessi dietro questo film, non è una saga, un franchise. È un film che esiste perché Luca gli ha voluto dare vita, sono queste le produzioni che ci servono”.
Ancora una volta il suo “mentore” Guadagnino ha regalato a Chalamet l’occasione di distinguersi come attore in un ruolo che ha già convinto gran parte della critica internazionale. “Abbiamo trattato il film come una storia d’amore, concentrandoci su questi personaggi che sono isolati nel mezzo dell’America degli anni ’80, durante il reaganismo. – racconta l’attore – Un periodo in cui era stata disattesa la promessa fatta agli americani. Tante persone sono state lasciate indietro e ne vediamo ancora oggi le cicatrici. Questi giovani lottano per trovare se stessi, nonostante questa condizione di cannibali che li separa ancora di più dalla società, rendendo questa storia d’amore ancora più potente”.
“Probabilmente questa sensazione di isolamento è qualcosa che tutti i presenti hanno percepito durante il lockdown. – continua Chalamet – Questi due personaggi non solo lottano per capire chi sono, ma rappresentano le persone che si sentono di non appartenere a niente, di essere marchiati, in un certo senso, dal fatto che forse il mondo starebbe meglio senza di loro. Siamo in un’era in cui i giovani si sentono diversi. La minaccia esistenziale del riscaldamento globale, i governi nazionalisti che emergono qua e là, questa sorta di ritorno al passato e al pensiero autoritario, dove l’individualismo viene celebrato invece di essere condannato. Per loro l’individualismo non è una scelta perché la loro diversità viene vista come una minaccia mortale”.
Bones and All parla delle pulsioni più forti dell’essere umano: la fame, ma soprattutto l’amore. Ancora una volta, insomma, Guadagnino si trova a parlare di “desiderio”. “Voglio chiarire – conclude il regista – che quando dissi che tre dei miei film (Io sono l’amore, A Bigger Splash e Chiamami col tuo nome) erano un’ideale ‘trilogia del desiderio’, era una fuga dal rischio di venire sempre riportato a quelle ambientazioni sociali. Ho detto: piuttosto che una trilogia dei ricchi, meglio che sia una trilogia del desiderio. Penso che sia un tema che mi attrae moltissimo, penso che tutti in film parlino di desiderio in qualche modo: il cinema è desiderio”.
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