The Painted Bird, un bambino all’inferno

Sadismo, crudeltà, immagini più che esplicite e fuga di spettatori dalla sala per The Painted Bird di Václav Marhoul, in concorso


VENEZIA – Sadismo, crudeltà, immagini più che esplicite e fuga di spettatori dalla sala per The Painted Bird di Václav Marhoul. Tratto dall’omonimo romanzo di Jerzy Kosinski, il film, due ore e 49′ in raffinato bianco e nero, narra le peripezie di un piccolo ebreo (Petr Kotlár) nell’Europa orientale durante la seconda guerra mondiale. Spedito dai genitori dalla vecchia zia in campagna per salvarlo dal lager, dopo la morte dell’anziana e l’incendio della casetta, finisce per vagare da solo in un mondo dove qualsiasi umanità è perduta come del resto anticipato dalla sequenza iniziale, in cui veniva rincorso da un altro bambino che gli rubava un criceto per poi darlo alle fiamme.

Il regista e attore ceco Vaclav Marhoul, già autore di Tobruk, inanella un catalogo di nefandezze insostenibili: tutti pensano che il ragazzo dagli occhi neri e dai capelli corvini sia un inviato del demonio e che porti disgrazia, ma gli indemoniati sono loro, grandi e piccoli, uomini e donne. Pronti a uccidere, violentare, torturare, massacrare. E nella gerarchia dei violenti, contadini e popolane non sono da meno di nazisti e stalinisti in divisa. Volti incattiviti e una realtà deformata in cui si inseriscono anche attori noti come Udo Kier, Stellan Skarsgård, Harvey Keitel, Julian Sands. “Sono undici anni che lavoro a questo libro che mi ha subito molto toccato e così ho deciso di farne un film perché credo sia una storia universale – afferma il regista – Ci sono tanti bambini abbandonati nel mondo che agiscono proprio come accade nel film”. La violenza? “È solo la cornice del dipinto dove al centro c’è la vita del protagonista. Il film poi ha un buon finale perché passa il principio che la luce è visibile solo al buio”. Sull’uso del bianco e nero, Václav Marhoul spiega: “Il colore toglie qualcosa al miracolo del bianco e nero e poi ho girato in 35 mm che fa la differenza”.

La scena che dà il titolo al film è quella in cui un uccellatore dipinge le ali di un piccolo volatile e poi lo lancia in uno stormo di suoi simili. È vero caos tra gli uccelli che abbattono l’estraneo senza rendersi conto che uno di loro.  

03 Settembre 2019

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