VENEZIA – Dire “Processo di Norimberga” accende una spia nei nostri cervelli, richiamando subito immagini in bianco e nero di quella che è considerata una delle più grandi tragedie dell’umanità. Peccato che non fu l’unico processo in cui vennero imputati esponenti del nazismo e del fascismo per gli atroci crimini contro l’umanità commessi durante la seconda guerra mondiale. Se ne svolse uno anche nel gennaio del 1946, che portò alla condanna per impiccagione di 12 dei 15 tedeschi in qualche modo partecipi delle stragi avvenute in Ucraina, tra cui l’eccidio di Babij Jar, che nel 1941 portò alla morte di quasi 34mila ebrei di Kiev in soli due giorni. A riportare alla luce questo momento storico ci pensa il regista ucraino Sergei Loznitsa nel suo documentario The Kiev Trial, presentato fuori concorso alla 79ma Mostra del Cinema di Venezia.
“Nessuno aveva mai usato questo materiale – spiega il documentarista – e ho pensato che si potesse fare un bel documentario perché nessuno ricordava questo processo terminato con un’esecuzione in pubblica piazza davanti a 200mila persone. Il processo è stato filmato per scopi propagandistici, è avvenuto prima del processo di Norimberga. Questo tipo di esecuzione pubblica, in una piazza così grande, è avvenuta in tutte le città in cui è stato fatto un processo di questo tipo. Quasi tutte furono riprese. Fa pensare anche a una sorta di vendetta: lo Stato dimostra la sua forza al pubblico che assiste”.
La scelta del regista, nel mettere mano a questo materiale d’archivio, è stato quello di intervenire il meno possibile, con la volontà, in qualche modo anti-cinematografica, di far immergere lo spettatore nell’atmosfera del processo. Tagli di montaggio ridotti al minimo, nessuna forma di commento, nessun peculiare punto di vista, poche didascalie esplicative: tutto è lasciato alle immagini e alle voci dei protagonisti. “Volevamo che si capisse bene lo sviluppo del processo, che è durato diversi giorni. – spiega Loznitsa – Era difficile capire il tempo che scorreva, ma credo di avere trovato un buon modo. Abbiamo cercato di spiegare la storia, grazie anche alle trascrizioni che ci hanno aiutato a capire chi era chi e a dare una certa continuità”.
La qualità delle immagini restaurate sorprendentemente alta aiuta a entrare nei panni degli spettatori che veramente hanno preso parte al processo e ci permette di apprezzare alcuni momenti davvero forti, come la ricostruzione di una testimone sopravvissuta miracolosamente a una esecuzione, o le ultime parole degli imputati prima della inevitabile condanna, con tutte le loro contraddizioni. Infine, la scena più memorabile, quella dell’impiccagione in pubblica piazza davanti letteralmente a un mare di persone. Il tutto rafforzato dal contesto storico in cui stiamo vivendo, da una guerra arrivata improvvisa oltre un anno dopo l’inizio del progetto di questo The Kiev Trial. Una tragedia che risuona in ogni immagine e in ogni racconto presente all’interno del film, con la consapevolezza che, come dice lo stesso regista, prima o poi “ci dovrà essere un processo contro i crimini di guerra commessi dall’esercito russo in Ucraina” e che, ancora una volta, “la storia si ripete” sempre uguale a se stessa.
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