Barbera: “E’ stato un festival intelligente e innovativo”

Bilancio di fine Mostra per il direttore Barbera e il presidente Cicutto. Si registra un +6% di biglietti venduti rispetto al 2019


VENEZIA – È un bilancio positivo quello con cui inizia il tradizionale incontro informale di fine festival tra il direttore della 79a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica Alberto Barbera, il presidente della Biennale di Venezia Roberto Cicutto e la stampa. I biglietti venduti al pubblico sono stati 60.477, più 6% rispetto al pre-pandemico 2019 che era già un anno record, aumentate anche le presenze in sala degli accreditati (+11%) che però sono stati 12.000, 800 in meno del 2019 “per una diminuzione delle delegazioni dei film perché da molte aree del mondo, come l’Asia, è ancora difficile viaggiare ma voglio sottolineare la massa di giovani che abbiamo visto riempire le sale, spero che sia di buon auspicio per il ritorno del pubblico al cinema”, ha spiegato il direttore.

Grandi numeri anche sulle piattaforme social Facebook, Twitter, Instagram e YouTube che hanno ottenuto complessivamente circa 25,2 milioni di visualizzazioni, generando circa 921.000 interazioni. Archiviato il problema del sistema di prenotazioni dei biglietti (“Lavoreremo per migliorare la piattaforma che rimarrà e che verrà implementata perché il primo giorno c’è stata una sottovalutazione del numero di accessi simultanei previsti”, ha spiegato il presidente Cicutto), il più longevo direttore della storia della Mostra, la quale quest’anno ha celebrato i suoi 90 anni, si è detto molto soddisfatto anche del lavoro della giuria ammettendo che forse 23 film in concorso “erano troppi”: “È stato un medagliere giudicato coraggioso ma per me è anche intelligente perché ha colto i segnali più forti dei film come la fluidità che il cinema ha conquistato. Lo dimostra il Leone d’Oro a un documentario, quello di Laura Poitras, ed è la seconda volta nella storia del festival che accade”. A questo proposito si è creato un piccolo caso perché la giuria Opera Prima – Premio Luigi De Laurentiis ha premiato Saint Omer, il primo film di finzione di Alice Diop che però aveva già girato vari lungometraggi di documentario, il primo più di dieci anni fa: “Nel momento in cui facciamo una battaglia per portare i documentari in concorso effettivamente questa è diventata una categorizzazione che appartiene al passato. Questa è una giusta sollecitazione e faremo sicuramente una riflessione”, dice Barbera rispondendo a una domanda di Cinecittà News.

Si apre poi il capitolo film italiani che, su cinque in concorso, ne ha visto premiato uno solo: “Il film di Luca Guadagnino – sostiene il direttore – è una produzione anche italiana con una capacità di sguardo e di metafore narrative che raggiungerà il pubblico perché è un cinema internazionale che si rivolge a tutto il mondo. Sono contento per lui perché in passato i suoi film sono stati accolti con un po’ di diffidenza. Credo comunque che il cinema italiano ne esca bene quest’anno e penso che abbiamo selezionato il prodotto italiano più interessante. Il rapporto tra il cinema italiano e il suo pubblico dipende dalla capacità esclusiva di produrre film di qualità. Non c’è ragione di essere pessimisti”.

Ma se gli italiani piangono, anche il gigante Netflix, presente con quattro film in concorso e zero premi, non ride: “Fa parte della tombola dei premi, ci sono stati anni in cui Netflix ha vinto il Leone d’Oro. Ma non è che Netflix, con la sua capacità di investimenti, ha la ricetta per realizzare solo capolavori. Voglio però sottolineare il loro coraggio e volontà nell’investire sul cinema di qualità che gli Studios non garantiscono più con continuità e attenzione. Penso che l’immagine di Netflix ne esca vincente”, dice Barbera che smentisce alcune voci circolate al Lido come quella di una richiesta della giuria di dotare i premi di un Leone speciale del novantesimo (“Non c’è mai stata questa ipotesi”) o come quella che voleva il film di Jafar Panahi, Gli orsi non esistono, candidato al Leone d’Oro ma poi premiato ‘solo’ con quello speciale della Giuria per non dare troppo eco alla sua vicenda giudiziaria – è in carcere in Iran per reati di opinione – e creargli così più problemi: “I giurati hanno apprezzato molto il suo film che però è stato giudicato solo per suo il valore intrinseco. Tutti i suoi film girati in clandestinità sono andati ai festival e hanno vinto premi”.

Infine sui due film, The Banshees of Inisherin di Martin McDonagh e Bones and All di Luca Guadagnino, che hanno vinto più di un premio, al contrario del regolamento del concorso che prevede questo tipo di eccezionalità in un solo caso e una sola volta, Barbera taglia corto dicendo che “abbiamo sempre rifiutato gli ex aequo ma la giuria mi ha chiesto una deroga per premiare anche gli attori dei due film e gliel’abbiamo data”.

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