Ryota Miyagi è un appassionato del basket sin da quando era piccolo, grazie al fratello maggiore Sota che gli ha trasmesso l’amore per questo sport. Nonostante il dolore per la morte del fratello in un incidente in mare, Ryota ha continuato a giocare e ora è il playmaker della squadra del liceo Shohoku. La squadra, nonostante sia poco conosciuta, ha guadagnato un posto al torneo nazionale rappresentando la Prefettura di Kanagawa. Ryota e i suoi compagni di squadra sono pronti ad affrontare Sannoh, la squadra campione del torneo nazionale, nonostante venga considerata imbattibile.
Esce con Anime Factory, come evento speciale al cinema, solo il 10 maggio in lingua originale e poi dall’11 al 17 in versione doppiata, The First Slam Dunk, scritto e diretto da Takehiko Inoue e tratto dal manga di successo del medesimo autore, serializzato sulla rivista ‘Weekly Shonen Jump’ (Shueisha) dal numero 42 del 1990 al numero 27 del 1996.
La serie, che racconta la crescita personale di diversi giocatori di basket delle scuole superiori, ha venduto più di 120 milioni di copie in Giappone, ispirando numerosi ragazzi e ragazze ad avvicinarsi al basket. Basati sul manga, sono stati prodotti anche una serie anime (trasmessa dall’ottobre 1993 a marzo 1996), diversi videogiochi e altri media. Nel 2006 è stata istituita addirittura la “Borsa di Studio Slam Dunk” per sostenere i giovani giocatori di basket nel paese del Sol Levante.
Nel 2018 è stata pubblicata una nuova edizione in 20 volumi con nuove illustrazioni di copertina. Una raccolta di opere d’arte, ‘Plus/Slam Dunk Illustrations 2′, è stata pubblicata nel 2020 per commemorare il 30º anniversario dal lancio della serie.
“Sembra che siamo stati in grado di creare qualcosa di nuovo grazie al lungo viaggio che abbiamo fatto insieme – dice Inoue – Un viaggio iniziato nel 1990 e proseguito fino al e successivamente continuato attraverso i lunghi mesi e gli anni che ci hanno portato fino ad oggi. Sono grato a tutti coloro che hanno letto la serie in Jump o come graphic novel, a coloro che hanno visto l’anime in TV, e anche a coloro che non l’hanno scoperta in tempo reale ma solo successivamente. La mia fonte principale di incoraggiamento durante la pubblicazione iniziale fu leggere i pensieri e i sentimenti dei fan contenuti nelle lettere che i miei editori mi inoltravano. In tutta onestà, ero ancora giovane e agli albori della mia carriera all’epoca e la maggior parte della mia gratitudine era diretta ai fan. La mia prospettiva si è ampliata nel tempo e ora apprezzo una gamma più ampia di persone rispetto a prima. Ci sono molte persone coinvolte in tutto il processo di realizzazione del manga e dell’anime, dai creatori a tutti gli altri. Sono molto grato a tutti loro”.
Circa il suo rapporto con i carachter rappresentati, continua l’autore:
“Non penso ci siano state molte occasioni per le persone per riuscire a comprendere davvero come io mi senta riguardo ai miei personaggi. Per svelarvi un po’… sento che i personaggi hanno continuato a vivere dentro di me anche dopo la fine della serie. Ogni volta che ho pubblicato una nuova edizione o una raccolta di illustrazioni, sono stati richiamati da ovunque si trovassero. Sono cambiati, è come se respirassero una nuova linfa vitale. Non invecchiano, ma si sentono molto vivi. Insieme a questo, ho scoperto nuovi e numerosi aspetti dei personaggi mentre io stesso invecchiavo. Ogni volta che scoprivo qualcosa di nuovo – come un pezzo della loro personalità o un nuovo aspetto di loro – raccoglievo delle note. Si sono evoluti. Trent’anni fa c’erano prospettive che non potevo vedere, così come le prospettive che sono sempre state lì e presenti, ma che allora non ero in grado di illustrare. Posso dire che questo film è stato realizzato partendo da una nuova prospettiva che è nata dall’unione di tutte queste cose. Ho affrontato questo film con la speranza che avrebbe avuto una nuova vita propria. Come quando disegno una nuova illustrazione dei personaggi anche dopo averli illustrati numerose volte o quando incontro qualcuno per la prima volta”.
Sicuramente basato su una trama appassionante, il film si fa riconoscere soprattutto perché presenta un mix di tecniche di animazione, combinando l’avanzata tecnologia CGI con il tradizionale disegno a mano in 2D. La scelta è stata fatta direttamente da Inoue, il quale ha ritenuto fondamentale utilizzare queste tecniche per catturare la fluidità dei movimenti necessaria in numerose sequenze di gioco spettacolari e realistiche. Grazie all’uso sapiente della macchina da presa, lo spettatore viene catapultato all’interno del campo da gioco a fianco dei protagonisti, dimenticandosi presto che si tratta di un anime e tifando come se i personaggi su schermo potessero sentirlo e motivarsi di conseguenza.
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