A trent’anni dal tragico film del 1994, The Crow – Il Corvo e la sua favola nera tornano sul grande schermo. Lo fanno con il remake diretto da Rupert Sanders, che aggiorna la storia e la cupa figura dell’eroe tornato dall’inferno per “rimettere le cose al loro posto”, questa volta interpretato da Bill Skarsgård. La pellicola, distribuita da Eagle Picture, arriverà nelle sale italiane il 28 agosto.
Quali sono le differenze tra il remake di oggi e il film che, a causa di un colpo di pistola esploso per incidente durante le riprese, costò la vita al primo Corvo, l’attore Brandon Lee? I pilastri della trama rimangono più o meno gli stessi. Anche la versione di Sanders è la storia di una vendetta per amore. Quello tra Eric e Shelly, stroncato in modo brutale da un gruppo di sicari. E anche in questo caso Eric scenderà all’inferno per tornare tra i vivi con i poteri di un Dio, necessari a vendicarsi. Ma le analogie finiscono qui.
A cambiare è, innanzitutto, il tipo di genere che innerva le due trame. Se tutt’e due le versioni appartengono in pieno al revenge film, il Corvo impersonato da Brendon Lee evocava le atmosfere tipiche di un poliziesco, seppur a tinte fosche. Il rifacimento di Sanders oscilla, invece, tra il film d’azione e le scene fantasy della discesa di Eric e Shelly all’inferno. Anche il sarcasmo che percorreva il film di Proyas non c’è più. Al suo posto, non sembra restare che la violenza della disperazione.
Diversi sono anche i tratti dei due Eric nati entrambi dalla penna di James O’Barr. Nella versione di Sanders il Corvo non è un cantante – e la musica, tra i punti di forza dell’originale, ha qui un ruolo piuttosto secondario. Il nuovo Corvo non pare avere un mestiere né un posto definito del mondo. Di lui lo spettatore non viene a sapere nemmeno il cognome. L’unica informazione certa è che Eric, oltre ai tatuaggi che gli coprono il corpo, si porta addosso un sacco di ferite. Come quella raccontata all’inizio del film, con la scena straziante in cui si assiste alla morte dell’amato cavallo bianco. L’Eric di Skarsgård pare, insomma, assurgere a un simbolo della sofferenza e dello smarrimento contemporanei. Non a caso, il luogo in cui Eric e Shelly si incontrano e che vedrà nascere il loro amore eterno sarà un poco romantico centro di riabilitazione per tossicodipendenti.
Neanche Shelly, d’altronde, ha avuto un passato semplice. Un inconfessabile segreto getta anzi un’ombra sinistra sul suo passato e la costringe prima a una vita in fuga, poi a essere assassinata. A differire sono, infine, anche i nemici. Non più spietati boss della malavita bensì un personaggio ricchissimo e raffinato come certi cattivi di James Bond ma che, dietro il paravento della passione per la musica classica, nasconde poteri e obiettivi satanici. Forse una critica alla spietatezza del capitalismo globale?
La forza del tema, la costruzione sapiente della trama, il ritmo incalzante rendono Il Corvo di Sanders, anche se non forse all’altezza del suo modello, un film comunque interessante e avvincente.
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