TGLFF, apre Roland Emmerich

Stonewall inaugura la 31/esima edizione il Torino Gay & Lesbian Film Festival (Tglff), in programma sotto la Mole dal 4 al 9 maggio


Grandi nomi e anteprime internazionali, ma anche l’occasione per riflettere su diritti civili e libertà di orientamento sessuale. Torna per la 31/esima edizione il Torino Gay & Lesbian Film Festival (Tglff), in programma sotto la Mole dal 4 al 9 maggio. Il cartellone, presentato dal direttore Giovanni Minerba e dal direttore del Museo del Cinema, Alberto Barbera, si sviluppa intorno al tema ‘Infiniti sensi. Precise direzioni’. Chiaro riferimento all’identità multiforme di un festival sempre alla ricerca di storie ‘differenti’, sottotraccia, provocatorie, capaci di stimolare dibattiti e riflessioni. “Sempre lungo una linea di coerenza etica e sociale che ha contribuito e contribuisce a definire i valori della nostra contemporaneità”, sottolinea Minerba.

Le nazioni più rappresentate, con 18 film, sono Usa e Italia. Ci sono anche film provenienti dall’Iraq, dal Vietnam, da Taiwan e Cuba. Tra gli ospiti Paola Turci, Alessandro Borghi e Wieland Speck, creatore di Teddy Queer. “Questa rassegna culturale ha una doppia valenza – sottolinea il sindaco di Torino, Piero Fassino – rappresenta un appuntamento cinematografico sempre più riconosciuto a livello internazionale; e conferma la linea politica di una città da sempre in prima linea nelle battaglie per i diritti civili”. 

Anche quest’anno il festival ha tre concorsi (lungometraggi, cortometraggi, documentari), tre premi – il Premio ‘Ottavio Mai’ intitolato al fondatore della kermesse, il Premio Queer e il Miglior Cortometraggio – e due premi del pubblico. Molti anche gli omaggi, primo tra tutti a Gianni Rondolino, critico torinese morto di recente, che si apre con il film Un chant d’amour di Jean Genet (1950) che Rondolino conobbe e amò proprio dopo averlo visto per la prima volta al festival. Omaggi anche a Ettore Scola, con la proiezione di Una giornata particolare (1977) e a David Bowie.

Inaugura il programma, in anteprima italiana, Stonewall di Roland Emmerich, con Jeremy Irvine, Jonathan Rhys Meyers e Vladimir Alexis, storia di Danny Winters che, cacciato di casa perché gay, si trasferisce a New York nel 1969 e lì entra in contatto con la nascente comunità GLBT del Greenwich Village finendo coinvolto nei moti legati al bar Stonewall Inn. Tre notti di scontri reiterati, a seguito dell’ennesima retata della polizia nel bar, che aprirono la strada alla nascita del Movimento di Liberazione Gay e che resero il 28 giugno un giorno di celebrazione, ricordo e infine festa del Gay Pride. 
“Fu la prima volta in cui i gay dissero basta – ricorda Emmerich, gay dichiarato – e non lo fecero attraverso pamphlet o incontri; presero invece delle bottiglie di birra e le tirarono ai poliziotti. Sono convinto del fatto che i cambiamenti politici di maggiore rilevanza comportino sempre degli atti di violenza”, continua l’autore di Independence Day. “Se guardiamo ai movimenti per i diritti civili, a Selma e ad altri eventi di questo genere, è sempre la stessa storia. La società cambia solamente se qualcuno usa violenza. Stonewall è stata la prima volta in cui i gay si opposero, e lo fecero alla loro maniera: quando la polizia si schierò in tenuta antisommossa, questi ragazzi formarono uno schieramento di fronte a quello dei poliziotti e cantarono una canzone sconcia. Per me quella fu una ribellione gay”.

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21 Aprile 2016

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