Lo aveva scritto a metà degli anni ‘60, nello stesso periodo in cui lavorava alla sceneggiatura di Blow Up, ma il produttore – Carlo Ponti – diede il suo ok solo alla seconda.
È lo stesso Michelangelo Antonioni a raccontare le sorti del suo Tecnicamente dolce, nell’introduzione del libro omonimo edito da Einaudi nel 1976. Da allora ad oggi, in più di cinquant’anni, ogni tanto si è sentito riparlare del progetto ‘congelato’ del regista ferrarese: finalmente ci siamo, l’annuncio è arrivato ieri al Marché du Film del Festival di Cannes.
Sarà la casa di produzione Vivo Film a realizzarlo, in collaborazione con la brasiliana Gullane Filmes, per la regia di André Ristum: fu proprio a suo padre Jirges che Antonioni stesso a suo tempo affidò lo script, quando negli anni ’80 rinunciò definitivamente alle riprese, ma purtroppo questi morì prima di poter iniziare a girare. Alla sceneggiatura lavorerà anche Helen Beltrame Linné. “Siamo elettrizzati nel far parte di questo meraviglioso progetto e di poter dare nuova vita a un meraviglioso script di Michelangelo Antonioni – ha detto Marta Doncelli, co-fondatrice di Vivo Film. “Siamo felici di condividere questa avventura con dei partner così fantastici come André, Caio e Fabiano. Lavoreremo insieme per adattare la storia alla società contemporanea nel miglior modo possibile”. “Il modo in cui Antonioni negli anni ’60 ha anticipato alcune tematiche che sono realmente importanti nella società contemporanea è impressionante” – ha aggiunto il co-produttore Caio Gullane. “Tra gli argomenti ci sono il rispetto dei generi, le preoccupazioni ecologiche e la necessità di proteggere la Sardegna dalla speculazione edilizia. Antonioni stava pensando e parlando di questi argomenti, ora molto attuali, nel 1965-67. Anticipava realmente i tempi”.
Nell’idea di Antonioni, Tecnicamente dolce si sarebbe dovuto girare nel periodo compreso tra Zabriskie Point e Professione Reporter, con il quale il film presenta non poche analogie. La storia è ambientata tra la Sardegna e la foresta amazzonica e vede protagonista T., ex giornalista di 37 anni disilluso dalla politica e dalla società alienante. Alla ricerca di un radicale cambiamento di vita, T. parte per una spedizione in Amazzonia, dove viene respinto da una natura estrema in cui non è in grado di inserirsi, vedendosi condannato alla frustrazione. Tra gli interpreti scelti all’epoca dallo stesso regista, nientemeno che Jack Nicholson (che interpreterà Locke in Professione Reporter) e Maria Schneider.
Siamo certi che il cast di Ristum, mezzo secolo dopo, sarà all’altezza. Non resta che aspettare, con molta impazienza.
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