Tea Falco e la Sicilia in versione Magritte

“E’ un piccolo esperimento antropologico surrealistico in Sicilia sul senso della vita". Così l’attrice Tea Falco parla di Ceci n'est pas un cannolo, esordio registico nella sezione Biografia Italia


BOLOGNA. “E’ un piccolo esperimento antropologico surrealistico in Sicilia sul senso della vita”. Così l’attrice Tea Falco sintetizza il suo esordio alla regia, in gara nella sezione Biografia Italia, Ceci n’est pas un cannolo (citazione modificata di un quadro di René Magritte), e che, dopo un passaggio il 21 giugno alla Mostra di Pesaro, andrà su Sky Arte HD venerdì 29 giugno alle ore 19.45.

Tutto comincia con Adamo ed Eva che, subito dopo aver mangiato la famosa mela, si ritrovano in una cava di marmo in Sicilia. Adamo chiede a Eva di passarle la pera. Lei, stupita, ribadisce di aver mangiato una mela. I due danno così inizio ad un litigio che si protrae senza sosta. E la metafora di Adamo ed Eva ci accompagna in un surreale studio antropologico sulla diversità dei punti di vista, alla scoperta di ben 25 personaggi, tutti nati e cresciuti in Sicilia tra cui: due gemelli fisici quantistici, un anziano oratore, una guardia forestale, un parcheggiatore abusivo e poeta, un anziano playboy, un tenero stalliere, un panettiere, una prostituta travestito, un filosofo, il padre di Tea, un romantico maestro di pupi, un ex detenuto.

“Un coro eterogeneo che parla di vita, di ricordi, di morte e d’amore”, dice Tea Falco. La sua opera prima è dedicata al fratello e a Bernardo Bertolucci grazie al quale esordì come attrice protagonista di Io e te, a cui sono seguite le serie tv 1992 e 1993. E la Falco, la sua prima mostra risale al Duemila, è anche una fotografa riconosciuta e premiata. “Tutta la mia ricerca artistica viene dalla fotografia di Henri Cartier-Bresson, Diane Arbus e Robert Doisneau. Ceci n’est pas un cannolo è un docufilm che unisce finzione e realtà. I personaggi interpretano se stessi, non recitano. Li ho scovati girando tutta la Sicilia, da Palermo a Siracusa, da Catania a Caltanisetta; una ricerca durata un anno, a volte fatta anche in modo rude, fermando per strada le persone interessanti e ponendo a tutti quanti la stessa domanda: quale è il senso della tua vita?”.

Il film ricorda a tratti Cinico tv, l’indimenticabile programma televisivo di Ciprì e Maresco con i volti e le voci di quei siciliani strani e squallidi. “Mi hanno influenzato quand’ero bambina. Ma è la Sicilia stessa ad avere queste figure grottesche, per cui è facile ripetere Cinico tv“. Una Sicilia che per l’artista possiede ancora una cultura antica, non è una terra globalizzata, è libera da regole. “Sappiamo entrambe che i siciliani hanno veramente bisogno di fuggire dallo stereotipo del mafioso, del padrino e del delitto d’onore – dice Isabelle Arnaud, produttrice di Cinedance – La maggior parte dei nostri personaggi parla in dialetto siciliano. Il film riesce a giocare con le identità sociali delle persone e i valori emozionali delle famiglie per poter coinvolgere gli spettatori in un viaggio ironico sul senso della vita”.

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