Sentite un urlo selvaggio provenire da lontano? E’ normale, perché Tarzan sta tornando, con una produzione tedesca di animazione (in 2D e 3D) che uscirà con Medusa il 6 marzo. La regia è di Reinhard Klooss, la tecnica associa movimenti molto realistici (realizzati con la motion capture, ovvero sulle performance di attori reali) a tratti cartooneschi e caricaturali. La trama rivede il classico di Burroughs ambientandolo nel presente e aggiungendoci qualche elemento nuovo. Tra quelli che saltano maggiormente all’occhio, ce ne sono due: per prima, la presenza di qualche sfumatura sci-fi e fantasy, dato che l’avventura si incentra non tanto sul ritorno di Tarzan alla civiltà – come nei romanzi o nell’indimenticabile Greystoke con Cristopher Lambert – ma attorno alla ricerca di un meteorite dai poteri straordinari caduto sulla Terra milioni di anni fa, e custodito dalle scimmie in una sorta di cattedrale naturale misteriosa e maledetta.
La seconda è l’età del protagonista quando viene adottato dalle scimmie: di solito avviene quando è un neonato, qui invece ha a occhio e croce sei anni ed è perfettamente in grado di parlare la lingua degli umani, il che è un modo intelligente per giustificare la sua improvvisa ‘alfabetizzazione’ quando poi viene a contatto con Jane e suo padre, il professor Jim Porter, qui una sorta di versione buffa di Indiana Jones. “Era importante – spiega il regista – che la parte relativa alla crescita di Tarzan fosse molto ancorata all’ambiente. I film realizzati finora non mostrano il mondo delle scimmie durante la fase in cui lui sta crescendo. Abbiamo discusso molto su cosa mettere e cosa no, e alla fine abbiamo deciso di parlare della sua infanzia e l’idea era di rappresentare le scimmie come i ‘buoni’, senza però eccedere. In fondo Tarzan è uno dei primi super-eroi, e il romanzo si presta a essere trasposto in un’ambientazione moderna. Il nostro film cerca di coglierne lo spirito senza restare schiavo del testo. L’idea del meteorite è un tema che riflette il conflitto tra natura e civiltà. I meteoriti possono essere distruttivi come centrali nucleari nello spazio. Ma senza di loro non esisterebbe la vita sulla Terra come noi la conosciamo, che è basata sui composti di carbonio”.
Per il resto non mancano tutti gli stilemi classici di questa storia secolare, non solo quelli inventati da Burroughs ma pure quelli acquisiti nei vari passaggi tra cinema e tv: la scimmia cattiva e l’esploratore malvagio come antagonisti, il momento ‘Io Tarzan, tu Jane’, voli spettacolari appeso alle liane che ricordano forse più Spider-Man che le movenze di un uomo scimmia, comunque perfettamente replicate nelle scene ‘a terra’. Se c’è un motivo per vederlo, è la qualità tecnica piuttosto alta di ambienti e animazioni, sorprendentemente in linea con le più recenti produzioni americane. “Non è facile – spiega Klooss – gestire un film d’animazione dove il protagonista è mezzo nudo. Sotto la pelle c’è un apparato muscolare e scheletrico che dovrebbe imitare quello delle creature viventi. I bicipiti devono sembrare bicipiti e non mattoncini. Spesso si ottengono sorprese spiacevoli quando si cerca di ricreare la realtà al computer. Se il personaggio non indossa una camicia, ci puoi perdere i mesi. Abbiamo analizzato i movimenti dei personaggi umani con maggiore attenzione di quelli degli animali. In pochi sanno esattamente come si muove un leone quindi è accettabile anche un certo grado di approssimazione, ma con gli umani ci accorgiamo di ogni anomalia”.
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