Susanna Tamaro


S. Tamaro“Faccio una pausa di una decina d’anni e divento regista. Magari riprenderò a scrivere sulla sedia a rotelle, con la coperta quadretti sulle gambe”. Susanna Tamaro, autrice di best seller amati-odiati, è al debutto come autrice di un film, Nel mio amore, che ha già suscitato l’interesse del Vaticano dopo una proiezione a margine di un convegno sul nuovo umanesimo organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. Progetto ambizioso, che parte dalla violenza contro un figlio rifiutato da un industriale padre-padrone e arriva fino al ritrovamento di quell’anima che l’Occidente, come dice sovente la scrittrice triestina, ha perso. Prodotto da Fulvio Lucisano con contributi pubblici e il sostegno della Film Commission Friuli Venezia Giulia, interpretato da Licia Maglietta, Urbano Barberini, Vincent Riotta, Alessia Fugardi e dal giovane Damiano Russo, il film sarà nelle sale in un centinaio di copie dal 23 settembre.

Lei parla di tramonto dell’Occidente. Crede che la salvezza possa venire anche dal cinema?
Nessuno si salva con un film, ma parlare dell’anima può servire a riaprire le porte emotive e intellettuali. Viviamo in un’anoressia dei sentimenti che esalta il sentimentalismo e chiude il cuore. L’unica vera rivoluzione è quella interiore.

È anche un’epoca di guerre di religione…
Tra le fedi non c’è contrapposizione. Tutte contengono la pienezza del vivere in misericordia. Ecco perché ho aperto il film con un salmo in ebraico e l’ho chiuso con la poesia di un mistico sufi.

L. Maglietta, S. TamaroInsieme alla sceneggiatrice Roberta Mazzoni, si è ispirata a un suo racconto, “L’inferno non esiste”.
In realtà abbiamo saccheggiato tre racconti contenuti nel volume Rispondimi. Potevamo farlo liberamente perché sono io l’autrice. L’inferno non esiste ci ha dato il personaggio interpretato da Licia Maglietta, la donna che per dipendenza dal marito e incapacità di scegliere non protegge suo figlio dalla violenza; il personaggio del monaco agostiniano viene dal terzo racconto e fa da collante tra il presente e il passato.

La parola “amore” ricorre nei titoli dei film italiani. Il suo che amore è?
È l’amore di Cristo, non certo il balletto ormonale tra uomo e donna. Per amare davvero bisogna essere guerrieri.

Lei ha rifiutato di partecipare a Venezia fuori concorso. A posteriori pensa di aver avuto ragione?
Sono contentissima di non essere andata a Venezia. Del resto non amiamo le mondanità.

autore
15 Settembre 2004

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