“Superstar”, così internet fabbrica la celebrità


VENEZIA – Sono abbastanza incredibili le analogie tra Superstar, il film del francese Xavier Giannoli in concorso a Venezia e l’episodio di Roberto Benigni in To Rome with Love di Woody Allen, in entrambi i casi un signor nessuno comincia ad essere inseguito da fotografi e reporter senza motivo e altrettanto inspiegabilmente ricade nell’anonimato. “Ho cercato di parlare con il linguaggio del cinema del caos della modernità e di raccontare la storia di un uomo che non vuole essere celebre e porta avanti valori come la modestia e la dignità”, ha spiegato il regista, che si è liberamente ispirato al romanzo L’idolo di Serge Joncour. A questo proposito dice: “Ho una folle ammirazione per Allen, ma il libro è molto precedente, del 2005”.

 

In Superstar non si spiega mai il perché della improvvisa e assurda notorietà di Martin Kazinski (Kad Merad), uomo oscuro, senza qualità particolari, che improvvisamente si trova paparazzato e rilanciato su youtube. “Ho pensato alla Metamorfosi di Kafka, all’assurdo che c’è in molta letteratura e pittura – dice ancora il regista – l’idea di non spiegare mi permetteva di raccontare una storia di emozioni e di concentrarmi sul mondo dello spettacolo e su quello che davvero volevo dire”. Soprattutto sul rapporto tra Martin e i produttori di un programma tv decisi a sfruttare il caso per fare audience, tra cui la giovane Fleur (Cécile de France). Per Giannoli il mondo del giornalismo televisivo e internet, che viene messo duramente alla berlina nel film, “si sottopone sempre di più alle leggi del mercato. Il caso di Dominique Strauss-Kahn ci fa capire come, alla fine, tutta questa macchina dell’informazione possa esplodere. Ma il mestiere è diventato mercenario già ai tempi di Balzac”.

autore
30 Agosto 2012

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