Un severo giudice: è il ruolo che interpreta Nanni Moretti in Tre piani (titolo provvisorio), il suo nuovo film da regista e coprotagonista, tratto dall’omonimo romanzo di Eshkol Nevo. Il cineasta ha aperto il suo set nella Capitale (le riprese iniziate a marzo dureranno 16 settimane) al magazine Elle, che nel numero appena uscito, in un reportage di Ilaria Ravarino, rivela alcuni dettagli, personaggi, e curiosità sull’andamento della lavorazione. La storia corale, prodotta da Sacher Film e Fandango con Rai Cinema e Le Pacte, in uscita nel 2020, è costruita sull’intrecciarsi delle vicende di alcune famiglie in un elegante condominio romano (nel libro la storia era ambientata Tel Aviv). Nel grande cast, fra gli altri, anche Riccardo Scamarcio, Margherita Buy, Alba Rohrwacher, Adriano Giannini, Elena Lietti, Denise Tantucci, Alessandro Sperduti (che in una scena, non facile da girare, prende a calci il personaggio di Moretti, ndr), Anna Bonaiuto, Paolo Graziosi, Tommaso Ragno, Stefano Dionisi. Ognuna delle famiglie protagoniste riflette una delle tre diverse istanze freudiane – Es, Io, Super-io – della personalità. Scamarcio interpreta “un uomo passionale, travolto dal sospetto che qualcosa di terribile sia accaduto alla sua bambina” . E tra l’attore e Moretti in fase di riprese è un continuo ‘pizzicarsi’, perlopiù scherzoso: “Guarda Nanni che con Tre metri sopra il cielo ho fatto sette milioni in un giorno”, dice Scamarcio. “Sì, sette milioni di lire”, ribatte il regista. Alba Rohrwacher, che Moretti definisce “una fuoriclasse”, è Monica, una donna con un marito assente (Adriano Giannini) e una bambina appena nata, che si convince di essere spiata da un corvo. Le sue scene vengono girate anche in un’autentica residenza psichiatrica, tra medici, infermieri e pazienti che assistono. Moretti ha arricchito anche stavolta la scenografia del film, portando sul set molti “pezzi della sua vita”: “l’intera Treccani dei genitori, un quadro di Franco Battiato (Me l’hanno regalato in Sicilia. A Placido regalano le mozzarelle, a me…), lampade, vasi, souvenir, una foto con il figlio di pochi mesi”. Vicino al monitor, si affaccia spesso “qualche amico – si legge nell’articolo -. La sorella, la nipote, il figlio e l’ex compagna, il produttore Domenico Procacci con Kasia Smutniak. Una notte, mentre si gira nel parco che fu già set per Bianca, si presenta Luciano Ligabue. E l’incontro con Moretti è più punk che rock: si salutano, poi lui lo molla in mezzo al bosco per tornare dai suoi attori”. Tra gli ospiti c’è anche Livia, “nipote di Silvia Bonucci, per oltre vent’anni interprete e traduttrice dal francese di Moretti. Lo accompagnò a Cannes anche l’anno della Palma d’oro, nel 2001: erano in taxi insieme quando si accorsero di aver dimenticato il premio all’aeroporto. La Palma, per la cronaca, non andò persa. Tornarono indietro, la ritrovarono. “Girava ancora sul nastro bagagli di Fiumicino”. Un rito quotidiano per la troupe è venire invitata “a visionare il girato. Succede al cinema Nuovo Sacher, e succede solo con Moretti. Tutti i collaboratori, dal direttore della fotografia alla costumista, dalla scenografa ai truccatori, possono vedere il risultato del lavoro che stanno facendo direttamente sul grande schermo. Ormai non lo fa più nessuno e Moretti, comprensibilmente, ne va fiero. Quando le luci si riaccendono in sala, dopo la proiezione di una bella scena tra Buy e Rohrwacher, l’umore è alto”.
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