Non era scontato realizzare la seconda stagione di quello che era stata accolta come una felice sorpresa, il coming of age seriale estivo e colorato su tormenti ed estasi delle nuove generazioni con un taglio mai serioso, ma colmo di quella leggerezza calviniana che mancava da un po’ nelle narrazioni italiane. I registi Francesco Lagi e Marta Savina e l’headwriter Enrico Audenino ci riescono, firmando con la seconda serie di Summertime (dal 3 giugno su Netflix) un’opera convincente, giovanile e dalle musiche onnipresenti. “La musica non solo accompagna, ma costituisce le fondamenta della storia stessa: certi brani fanno parte in maniera emblematica della nostra generazione”, dichiarano via Zoom i protagonisti Ludovico Tersigni e Coco Rebecca Edogamhe, accompagnati dal cast dello scorso anno (Amanda Campana, Giovanni Maini e Andrea Lattanzi). C’è anche la cantautrice Thony, che di musica se ne intende: “La regia mi ha chiesto di scrivere canzoni nuove per il personaggio, ho accettato con entusiasmo: poter unire la musica con la costruzione del personaggio in modo così stretto era per me una bella occasione. La mia Isabella in questa stagione si avvicina di più a quello che ha sempre voluto fare nella vita, cantare. E’ il bello della serialità: il tuo personaggio può avere un cambiamento anche radicale”.
Partiamo dalla scrittura: sembra ormai palesemente abbandonato del tutto il riferimento a Tre metri sopra il cielo, opera a cui la serie è ‘liberamente ispirata’.
Enrico Audenino: Così liberamente che passo dopo passo ce ne siamo allontanati, è vero. La serie è partita da quello spunto, ma poi abbiamo tenuto solo i fondamentali: la storia d’amore tra due ragazzi, in cui uno dei due ama andare in moto, e l’aria da teen movie, una storia per ragazzi. Per il resto è una storia originale, per quel che ci riguarda.
Quali sono stati allora i riferimenti visivi, cinematografici o seriali, che avete tenuto presenti per questa seconda stagione?
Francesco Lagi: Non abbiamo mai in mente qualcosa da imitare o ricalcare mentre scriviamo o giriamo. Racconti di formazione di ragazzi ce ne sono parecchi, ognuno di noi ha i suoi preferiti.
Marta Savina: Per me le suggestioni sono state la serie Never Have I Ever, teen comedy semplice e fresca, e Sex Education che ha un suo perché visivo, sa convincere.
Enrico Audenino: Ci venivano come riferimenti più i libri che si leggono d’estate da ragazzi, autori come Herman Hesse e Italo Calvino. Cercavamo di evocare un tono, più che un intreccio specifico. Dai 14 ai 20 anni sono andato in vacanza allo stesso posto e anche inconsapevolmente vado ad attingere a quei ricordi che sono un serbatoio di educazione sentimentale ed emozioni senza pari.A differenza di altri prodotti teen, però, qui l’estate è un elemento fondamentale, in genere invece i racconti di formazione seguono la quotidianità dei ragazzi.
C’è una tradizione di film italiani ambientati d’estate, con storie però meno garbate di quelle che vediamo in Summertime. Ci avevate pensato?
Enrico Audenino: Solo come riferimento superficiale che ha a che fare con la conformazione geografica antropologica dell’Italia: quando inquadri una spiaggia italiana automaticamente torni negli anni Sessanta con l’immaginario. Alcuni bagni italiani tra l’altro sono fermi a quell’epoca lì. Al di là di quel riferimento estetico, più obbligato che scelto, volevamo tenere connessi gli elementi della tradizione estiva spostandoli sull’asse musicale, facendoli convivere con la musica di oggi e rinnovandone intrecci e tematiche. La nostra sfida era parlare di sentimenti come amore, tradimento, relazioni estive senza cinismo, liberandoli da sovrastrutture anche biografiche.
Avete girato sotto pandemia, costretti a fare casting virtuali per personaggi come ad esempio la spagnola Lola, alias Amparo Piñero Guirao. Com’è andata?
Marta Savina: Con Francesco eravamo partiti terrorizzati all’idea, ci sembrava folle dover scegliere un attore senza mai vederlo. Poi abbiamo fatto di necessità virtù: non potendo andare in Spagna, né far venire l’attrice per incontrarla, abbiamo fatto molti provini su Zoom, poi una lettura con Ludovico Tersigni collegato virtualmente con noi. Abbiamo sperimentato modi alternativi, insomma, ma non vorremmo mai che diventassero la norma.
Cosa vi piacerebbe approfondire nella già annunciata terza stagione della serie?
Francesco Lagi: Ci piacerebbe vedere i nostri personaggi crescere ancora, osservare come si evolvano, imparino ad amare, a soffrire, a sopravvivere alle ferite delle loro estati. Capire come saranno quando saranno diventati veramente grandi. La sfida, estate dopo estate, è capire come imparano a vivere e cosa ne sarà di loro quando saranno adulti.
Enrico Audenino: La stiamo scrivendo proprio adesso, l’estate resterà l’elemento centrale, ma è troppo presto per scendere più nel dettaglio sulla trama.
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