Con Suicide Squad, il cinecomic di David Ayer in arrivo nelle sale il 13 agosto, il DC Universe cinematografico – alla sua terza prova dopo i controversi Man of Steel e Batman v Superman – riguadagna se non altro un po’ di leggerezza, freschezza formale e spirito camp. A sorpresa, il film si discosta coraggiosamente dalle pretese di realismo – spesso disattese – dei due predecessori (derivate in parte dal successo della trilogia nolaniana dedicata al Cavaliere Oscuro, che provava a trasportare gli eroi di carta nel ‘mondo reale’) costruendo un vero e proprio fumetto ‘live action’, che ricorda gli aspetti migliori dei colorati episodi di Joel Schumacher, soprattutto il primo, Batman Forever, anche nel concetto di ossessione romantica che lì era rivolta all’eroe e qui al villain, il Joker, particolarmente sexy e attraente nella convincente interpretazione di Jared Leto. Insomma, una specie Joker Forever, ma in realtà la relazione amorosa tra il clown criminale e l’attraente Harley Quinn (Margot Robbie, a cui è affidato non solo il ruolo della bambola sexy ma anche la maggior parte dei tempi comici, ottimamente orchestrati e integrati nella struttura action e fantasy della pellicola), ricopre solo una parte del puzzle.
Che sostanzialmente trae giovamento dal non volersi avventurare in trame complesse – correndo magari il rischio di incartarsi sulla sceneggiatura, come spesso accade – ma di mantenersi su coordinate piuttosto semplici, come se si trattasse di un episodio di una serie a cartoni. Si presentano i protagonisti – una squadra di super-cattivi messa su dal Governo con l’intento di mantenere l’ordine in caso di minacce meta-umane – si offre loro una missione, e si parte all’avventura. E’ un film corale dove ciascuno fa la sua parte, ma raramente va in confusione, a parte un paio di flashback comunque facilmente ricollegabili al plot portante. Colpisce l’apparato visivo, piacevole e vagamente retrò: colori sgargianti su sfondo dark, trucchi prostetici (come quello di Killer Croc, energumeno dalla pelle di rettile), trucco, parrucco e stunt. E ovviamente anche effettistica digitale, perché il tutto è chiaramente aggiornato a oggi.
Come i suoi protagonisti – che comunque sono cattivi solo fino a un certo punto – il film stesso è un anti-eroe, la carta a sorpresa, la scheggia impazzita, l’elemento che non ti aspetti. Nell’epoca dei cinefumetti con mire intellettuali, non è rassicurante, non punta a coccolare l’erudizione dello spettatore, non propone metafore che rimandino a riflessioni sociali, politiche o economiche dell’attualità fuori dallo schermo. Intrattiene in modo semplice, schietto, non pretenzioso, come un ottimo fumetto popolare. Nel cast anche Will Smith, Joel Kinnaman, Viola Davis, Jai Courtney, Jay Hernandez, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Ike Barinholtz, Scott Eastwood, Cara Delevingne. Immancabile il cameo di Batman, di cui si attende la prova solista a cura del suo stesso interprete, Ben Affleck.
La proiezione del film in anteprima è stata preceduta a Roma da un fan-event in contemporanea mondiale organizzato nel contesto de l’Isola del Cinema.
Il film di Natale con protagonista femminile Isabella Ferrari, e i due ruoli esilaranti di Paolo Calabresi e Marco Marzocca: una storia diretta da Eros Puglielli, che ha tenuto come riferimento anche la Commedia all’italiana; dal 23 dicembre al cinema con Medusa
30 anni dopo, era infatti il 1994 quando usciva la storia di Forrest e Jenny, Robert Zemeckis riunisce la coppia di attori, scegliendo un’unità di luogo, un’architettura fisica ed emotiva, quale specchio dell’esistenza; sorprendente il de-aging dei protagonisti
Il film diretto da Barry Jenkins racconta la storia di come il cucciolo di leone, non di sangue reale e poi orfano, sia diventato Mufasa: Il Re Leone. Per il doppiaggio, anche Elodie. Prodotto con tecniche live-action e immagini fotorealistiche generate al computer, il titolo esce al cinema dal 19 dicembre
Dove osano le cicogne, regia di Fausto Brizzi, nasce da un soggetto del comico: nel nome della tradizione della Commedia all’italiana, lo spunto è quello della maternità surrogata, per raccontare un più ampio concetto di “famiglia” possibile; in sala dal 1 gennaio 2025