Passerà lunedì 5 settembre alla Mostra nella sezione Venezia Classici Viaggio nel cinema in 3D – Una Storia Vintage è un viaggio emozionante e coinvolgente nell’evoluzione del linguaggio e della tecnologia 3D, che introduce lo spettatore alla magica storia del cinema in 3D, che nasce con l’idea stessa di cinema, sin dai primi anni del ‘900 con L’Arrivée d’un train en gare de la Ciotat dei fratelli Lumière e le sperimentazioni di Méliès, raccontando di tutti quegli uomini e quei film che hanno gettato il seme del 3D, quel 3D che oggi intrattiene e sorprende milioni di spettatori in tutto il mondo. Il documentario, una produzione Sky 3D e Sky Cinema realizzata da Stand By Me, ha ottenuto il Patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Direzione Generale Cinema.
La voce narrante di Sergio Castellitto guiderà il bambino protagonista del documentario (un chiaro omaggio a Nuovo Cinema Paradiso) attraverso le pellicole e i personaggi che hanno fatto la storia del 3D, raccontando dei pionieri e visionari che, con pochi mezzi e molta immaginazione, hanno contribuito a dar forma tridimensionale “alla materia di cui sono fatti i sogni”.
Dal primo film girato “fortuitamente” da Georges Méliès nel 1903, ai fratelli Lumière, passando per l’età dell’oro degli anni ’50 come Il delitto perfetto di Alfred Hitchcock e Il mostro della laguna nera, alle più spettacolari pellicole di genere degli anni ’80 come Lo squalo 3-D e Amityville 3-D fino agli anni Duemila con la riedizione 3D di Top Gun a 30 anni dal suo debutto.
Tante le testimonianze illustri, come quelle di Thierry Frémaux, direttore del Festival del Cinema di Cannes e dell’Institut Lumière di Lione; Alberto Barbera, direttore della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografia di Venezia e del Museo Nazionale del Cinema di Torino, Serge Bromberg, fondatore della Lobster Film di Parigi; e Gianni Canova, storico del cinema e celebre volto di Sky Cinema.
Ad arricchire il racconto saranno gli aneddoti degli artefici della storia del cinema 3D come Paul Morrissey che lavorò, insieme ad Andy Warhol, al suo Barone Frankenstein, il maestro italiano dell’horror Dario Argento, regista di Dracula 3D, e Joe Alves regista del Lo Squalo 3-D.
E ancora, curiosità, dietro le quinte, pellicole originali stereoscopiche degli inizi del ‘900 e macchinari dell’epoca ripresi in location iconiche per il cinema come il Museo del Cinema di Torino, insieme a footage esclusivo come la pellicola restaurata dei fratelli Lumière e quelle di Méliès.
Sarà Microcinema a distribuire nelle sale italiane il film Leone d'Oro 2016, The woman who left, nuovo capolavoro di Lav Diaz. La pellicola, che nonostante il massimo riconoscimento al Lido non aveva ancora distribuzione e che si temeva restasse appannaggio soltanto dei cinefili che l'hanno apprezzata alla 73esima Mostra di Venezia, sarà quindi visibile a tutti, permettendo così agli spettatori del nostro Paese di ammirare per la prima volta un'opera del maestro filippino sul grande schermo
Il film di Denis Villeneuve segnalato dalla giuria di critici e giornalisti come il migliore per l'uso degli effetti speciali. Una menzione è andata a Voyage of Time di Terrence Malick per l'uso del digitale originale e privo di referenti
Il direttore della Mostra commenta i premi della 73ma edizione. In una stagione non felice per il cinema italiano, si conferma la vitalità del documentario con il premio di Orizzonti a Liberami. E sulla durata monstre del Leone d'oro The Woman Who Left: "Vorrà dire che si andrà a cercare il suo pubblico sulle piattaforme tv"
Anche se l’Italia è rimasta a bocca asciutta in termini di premi ‘grossi’, portiamo a casa con soddisfazione il premio Orizzonti a Liberami di Federica Di Giacomo, curiosa indagine antropologica sugli esorcismi nel Sud Italia. Qualcuno ha chiesto al presidente Guédiguian se per caso il fatto di non conoscere l’italiano e non aver colto tutte le sfumature grottesche del film possa aver influenzato il giudizio finale: “Ma io lo parlo l’italiano – risponde il Presidente, in italiano, e poi continua, nella sua lingua – il film è un’allegoria di quello che succede nella nostra società". Mentre su Lav Diaz dice Sam Mendes: "non abbiamo pensato alla distribuzione, solo al film. Speriamo che premiarlo contribuisca a incoraggiare il pubblico"