SpongeBob nasce nel 1999 da quella fucina di cartoni di successo che è la Nickelodeon, la stessa factory dei Rugrats, i Thornberry, Jimmy Neutron e tanti personaggi entrati nel cuore dei bambini negli ultimi dieci anni.
SpongeBob, la simpatica spugna adolescente che vive a Bikini Bottom, è però probabilmente il personaggio più riuscito dell’allegra famiglia e anche quello con maggiore seguito.
Dopo cinque anni di serie tv, trasmesse nel nostro Paese su Italia 1 e in questi giorni sulla neonata Nick TV, nuovo canale per bambini della piattaforma Sky, SpongeBob ha avuto l’onore di passare sul grande schermo, come già era successo ad altri amici della Nickelodeon. Con 80 milioni di dollari incassati nelle sale americane e un lancio in dvd che si preannuncia di altrettanto successo, The SpongeBob SquarePants Movie sta per arrivare anche in Italia. Sarà infatti distribuito dalla UIP il prossimo 23 settembre.
Nel frattempo, abbiamo fatto una chiacchierata con il suo papà, Stephen Hillenburg, una laurea in biologia marina e una passione profonda per il mare, anche sulla tavola da surf. (Vedi anche la sezione Kids di Cinecittà NewsPaper numero 3)
Non le sembra bizzarro che una spugna con addosso dei pantaloni quadrati possa diventare un personaggio di grande successo in tutto il mondo?
Non più di tanto pensando ad altri personaggi dei cartoni animati, soprattutto quelli per i più piccoli. Piuttosto non mi ero mai aspettato un successo televisivo così grande da riuscire a farne un film per il cinema.
Le avventure di SpongeBob si trasformano spessissimo in una serie di ‘edutainment’ di notevole impatto.
Quando si legge o si guarda una storia, in qualche modo bisogna uscirne arricchiti. Per SpongeBob abbiamo quasi sempre cercato di scrivere storie divertenti, ma è anche vero che il tema dell’innocenza è quello che pervade tutta la serie e soprattutto il film: l’innocenza che riesce a prevalere contro tutte le avversità. I nostri bambini sono il futuro dell’umanità e hanno le idee giuste e fresche per cambiare il mondo in maniera positiva. Ho voluto che si respirasse quest’atmosfera nelle storie di SpongeBob anche se la priorità è comunque sempre stata quella di raccontare delle storie divertenti per bambini.
E’ stato difficile riuscire a sviluppare il personaggio nella maniera più coerente, considerando lo straordinario e repentino successo ottenuto dalla serie negli Stati Uniti?
Sicuramente si è trattato di un’arma a doppio taglio, soprattutto nel momento in cui ci siamo ritrovati a dover sviluppare il lungometraggio. Da una parte c’è il pubblico della serie che conosce i personaggi e che è quindi in sintonia con quello che hai intenzione di presentare sul grande schermo. Dall’altra, però, lo stesso pubblico ha una sua idea di come dovrebbe essere strutturata una storia di SpongeBob al cinema e, di conseguenza, quella fetta di audience con minore familiarità con la serie o che magari non sa nulla di SpongeBob si potrebbe trovare spiazzata. Oppure, non sapendo assolutamente niente di quello che sta per accadere sullo schermo, si divertirà molto di più di quelli che invece hanno già seguito tutte le serie di SpongeBob.
Negli Stati Uniti il film è stato doppiato da attori come Alec Baldwin a Scarlett Johansson e persino David Hasselhoff che interpreta se stesso…
Non credo che sarei stato in grado di mettere insieme un cast vocale del genere senza il successo della serie, semplicemente perché loro sono fan di SpongeBob e volevano esserci. Alec Baldwin per i suoi figli, Scarlett perché non ne perde una puntata. Per quanto riguarda David, la sua abilità di bagnino era importantissima per un film girato completamente sott’acqua.
Gli accessori di SpongeBob, compresi i pantaloni quadrati, sembrano essere fatti per stimolare la creatività dei bambini…
Mi piaceva pensare che a un bambino basti una spugna e un po’ di cartone da ritagliare per avere la sua bambola di SpongeBob Square Pants. Un po’ come era Mr. Potato, a cui potevi mettere le orecchie al posto del naso e creare un giocattolo tutto nuovo. Solo che qui fai tutto da solo. Basta un po’ di fantasia.
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