Presentato in anteprima a EuropaCinema, dopo le vicissitudini legate al produttore Cecchi Gori, il terzo lungometraggio di Stefano Incerti La vita come viene, che partecipa, insieme a L’Avv. De Gregorio di Pasquale Squitieri, al concorso del Viareggio Film Festival in programma fino a sabato 21 settembre. Incerti cambia tutto. Per La vita come viene, dopo gli intensi ritratti della marginalità nel Sud (Il verificatore e Prima del tramonto), ha scelto infatti un’ambientazione e personaggi borghesi. Storie tra loro intrecciate, soprattutto di uomini a un punto di svolta della loro vita e che il regista ha collocato nello scenario di Ferrara, città di suggestioni all’Antonioni.
Una trasformazione non da poco per l’ex aiuto di Martone e Corsicato, cresciuto nella culla del cinema partenopeo di cui I vesuviani (Incerti firma uno degli episodi), è l’indiscusso manifesto estetico. La fotografia è ancora di Pasquale Mari e lo interpreta un cast d’eccezione: tra gli altri Valeria Bruni Tedeschi, Stefania Sandrelli, Claudio Santamaria, Alessandro Haber, Daniele Liotti, Stefania Rocca e Alberto Germignani.
E’ vero che La vita come viene ha avuto una lavorazione non facile?
Ho cominciato a scrivere il soggetto nel maggio 2000 e l’approvazione del Gruppo Cecchi Gori è arrivata immediatamente. Per la sceneggiatura ho chiamato Eugenio Melloni, con cui avevo già scritto Prima del tramonto. Purtroppo, l’avvio della preparazione è coinciso con la crisi del Gruppo e l’inizio delle riprese è slittato per più di due mesi mettendo a rischio la partecipazione di alcuni attori. Alla fine abbiamo girato a ritmi sostenuti e concluso il film in 8 settimane con un budget di 5/6 miliardi di lire. È un film costoso soprattutto per il cast. È complicato e semplice allo stesso tempo: 5 trame diverse ma attraversate da tensioni simili. Si svolge in un week end ed è costruito sull’alternanza di scene brevi, secche, evocative che individuano in modo chiaro i vari personaggi.
“Non mi interessano storie borghesi a lieto fine”: è una tua frase. Hai cambiato idea?
Solo parzialmente. È vero: i personaggi appartengono alla piccola borghesia agiata di una ricca città di provincia. A differenza dei protagonisti delle altre pellicole questi non sono costretti a far fronte a difficoltà di sussistenza.
Stavolta metto in scena la solitudine e i problemi relazionali, eppure il film è più ottimista dei precedenti. E pur non amando il cinema consolatorio penso che sia necessario credere in qualcosa: fato, provvidenza o più ampia soprannaturalità.
Che cosa è rimasto dello stile della scuola napoletana?
E’ rimasto il desiderio di raccontare un disagio. Certo, questa volta è interiore, un racconto di marginalità emozionale più che sociale. Gli altri film mostravano i problemi di relazione con un alterità radicale, qui l’altro è molto più vicino e simile a noi. Ne La vita come viene le trame si sfiorano appena. E’ come se le varie storie formassero un unico personaggio, come facce della stessa medaglia. Il tono è quello di un film drammatico ma costantemente pervaso da un profondo sentimento di speranza, di fiducia in un futuro migliore. Ho cercato una certa leggerezza, con l’alternanza di pathos e spensieratezza, per offrire uno spaccato di emozioni attuali e comuni a tutti.
Parlaci del lavoro con il cast.
Intanto mi sembra un film più maturo rispetto ai primi lungometraggi. C’è più rigore e un racconto più accurato dei personaggi. Gli attori, che sono tutti delle star, hanno accettato subito. Ho lavorato con loro ad una preparazione fatta di letture a tavolino della sceneggiatura ma anche di semplici discussioni su qualsiasi aspetto riguardante il loro personaggio; anche perché i dialoghi non sono molti e i sentimenti sono raccontati anche attraverso azioni e silenzi. Per arrivare alle riprese con le idee chiare ed essere veloce sul set ho preparato la mia solita sceneggiatura parallela, quasi uno story board disegnato, nel quale annoto qualsiasi cosa possa tornare utile nella visualizzazione della messa in scena. Abbiamo girato a Ferrara, la città ci ha offerto una grande supporto. Ma nel film via via è diventata più evanescente e sfumata con il cast in primissimo piano.
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