Con Ginostra, presentato in anteprima al RomaFilmFestival, Manuel Pradal ritorna sul Mediterraneo, fermandosi nella prepotente e affascinante terra di Sicilia, nell’Isola di Stromboli. Il regista francese si avvale di un cast di grandi nomi, passando da celebrità del cinema americano come Harvey Keitel, Andie McDowell e Harry Dean Stanton per arrivare a quelle del cinema italiano tra cui Stefano Dionisi e Francesca Neri. Storia di “famiglia e mafia” come l’ha definita lo stesso Pradal “e del confronto con la violenza dei protagonisti”, Ginostra ha raccolto entusiastici consensi al Festival di Toronto tanto da essere venduto in 35 paesi. Nel ruolo di un poliziotto diviso tra bene e male, Stefano Dionisi ci parla del film e dell’avventura internazionale su di un set che ha impegnato regista e attori per 15 settimane.
Il suo Giovanni Gigli è un personaggio ambiguo: buono, persino innocente sebbene poi non esiti ad accordarsi con il mafioso per sostenere la propria estraneità ad eventuali connivenze…
“Si, in effetti non è proprio molto chiaro. Ma in fondo chi può dirsi limpido come acqua di fonte. E’ un uomo il cui padre poliziotto è stato ucciso dalla mafia quando aveva 8 anni, lui stesso è diventato poliziotto ma vivendo da sempre a contatto con la criminalità organizzata agisce utilizzando modelli di comportamento simili a quelli che combatte”.
E’ la prima volta che interpreta un personaggio così complesso, tra il bianco e il nero. E’ stato difficile entrare nel gioco della personalità di Giovanni?
“Difficile non per la complessità del ruolo ma perché il lavoro si costruiva giorno dopo giorno, nel corso delle riprese, rivedendo e correggendo la sceneggiatura. Interpretare Giovanni era una sorpresa continua: un percorso incidentato quindi e mai prevedibile, difficile solo per questo.”
Ma cosa le è piaciuto del ruolo per convincerla a interpretarlo?
“In realtà raramente scelgo i personaggi che interpreto dopo la lettura del copione. Mi convince, o meno, l’incontro con il regista. Lui solo può dirmi quello che non è scritto nel testo. Parlando con Manuel Pradal ho intravisto meglio e a tratti anche più profondamente, gli elementi che mi avevano solo incuriosito nel corso della lettura”.
Una bella scommessa anche lavorare a fianco di attori internazionali come Harvey Keitel o Andie McDowell?
“Sì perché si impara tantissimo, anche solo per il fatto di dover mediare con il proprio modo di lavorare. Keitel per esempio è un tipo difficile e molto esigente. Con lui ci vuole molta calma e una concentrazione speciale, caratteristiche non sempre evidenti sui set italiani. Andie McDowell invece è molto più leggera, assolutamente non nevrotica. E’ persino in grado di leggere un libro in mezzo al caos delle riprese.
Progetti per il futuro?
“A parte l’uscita di Ginostra prevista per il prossimo anno, e del film per la tv diretto da Francesca Archibugi, Don Rodrigo, che andrà in onda a gennaio su Canale 5, nient’altro. Sto aspettando una sceneggiatura interessante, ma tarda a venire”.
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