Stefano Consiglio: ecco il mio Family Gay


“Ci sono certi che sono di sesso diverso che non si amano tanto come certi che sono di sesso uguale”. A spingere Stefano Consiglio ad indagare il vissuto personale delle coppie omosessuali sono state queste candide parole dei ragazzini del suo precedente film, Il futuro-Comizi infantili. Parlavano dell’amore tra gay senza fare distinzioni di genere, riferendosi a “persone”, e il regista, che per catturare il loro immaginario li aveva già interrogati su temi come la scuola, il denaro, la famiglia, la guerra e la religione, capì che del sentimento tra omosessuali non sapeva nulla.

 

Già autore di diversi documentari come L’uomo flessibile con Antonio Albanese – vincitore nel 2003 del Premio Cipputi al Torino Film Fest – Consiglio porterà alle Giornate degli Autori L’amore e basta, che svela le storie d’amore di nove coppie gay e lesbiche (italiane e non) ed è introdotto da un monologo di Luca Zingaretti da un testo di Aldo Nove, che parla di come può nascere l’intolleranza e la discriminazione verso gli omosessuali già sui banchi di scuola. A raccordare le varie testimonianze ci sono le animazioni di Ursula Ferrara. Il documentario arriva in coincidenza con gravi episodi di intolleranza e violenza. Le ragioni di tanto odio verso gli omosessuali? “La causa è sempre la stessa. E’ un mondo che non si conosce. La solita paura del diverso”, risponde Consiglio.

“L’amore e basta” si apre con le parole dei bambini, perché?
Sono stati proprio loro a incuriosirmi sul vissuto personale dei gay, a farmi capire che non sapevo nulla di come questi affrontano l’idea di famiglia, dei figli o anche il confronto con i loro genitori e la società. I preadolescenti di Il futuro- Comizi infantili accennarono all’omosessualità bypassando completamente il sesso e parlando solo di amore tra persone, senza fare distinzioni tra uomini e donne. Quello che avevo era un sapere astratto e distratto e c’era tutto un mondo interessante da scoprire, tra l’altro in un momento di polemiche intorno ai diritti degli omosessuali. Il mio, però, non voleva essere un film politico: ho affrontato l’argomento solo dal punto di vista artistico, indagando nel vissuto di due persone dello stesso sesso che si amano e hanno una vera relazione.

L’identità di coppia, o di famiglia, è centrale nel film.
Ho notato che le coppie che vivono come impossibile la prospettiva di avere figli si definiscono semplicemente coppie, mentre quelle che pensano di farne o li hanno già si vedono come famiglie. Ma ci sono tante sfumature. Gino e Massimo, la coppia di Palermo che sta insieme da molti anni, rispondono senza esitazione, pur non avendo figli: “Certo che siamo una famiglia!”. Forse perché hanno intorno una rete di affetti.

Ha scelto di interrogare coppie non solo italiane, ma anche di altri paesi europei. Sono emerse grandi differenze?

Da subito ho pensato di allargare la mia indagine al di fuori dei confini italiani, anche perché per fortuna viviamo in un paese allargato che è l’Europa. L’obiettivo era capire se ci fossero diversità sul piano sociale, ma soprattutto a livello di vissuto quotidiano. Non voleva essere un discorso politico, ma sull’amore universale. Le differenze con gli altri paesi non sono poi così grandi, anzi direi che le situazioni sono più o meno simili, tranne che per gli spagnoli, che sono molto più avanti. L’Italia resta il paese più arretrato, dove la forza delle singole persone a volte riesce a far superare le barriere, a volte no.

In questi anni sono usciti diversi film a tematica gay, il suo voleva riempire qualche vuoto?
Ho apprezzato Improvvisamente l’inverno scorso, un film carino, ma totalmente diverso dal mio. Parla di legge e di politica ed è realizzato da una coppia omosessuale, tra l’altro da due giornalisti, quindi direi “dall’interno”. Il loro sguardo era per forza di cose diverso; il mio si concentra soprattutto sugli sguardi d’amore tra i componenti delle coppie.

Ha avuto difficoltà produttive?
Non particolari, ma si tratta comunque di un film low budget, prodotto da BiBi Film e Lucky Red, con un contributo di circa 150mila euro dal ministero dei Beni Culturali. L’ho girato nel corso di un anno, cioè il tempo necessario per andare a intervistare le coppie in giro per l’Europa: abbiamo toccato Roma, Catania, Palermo, Milano, Torino, Mantova, e poi Barcellona, Berlino, Parigi, Versailles. L’amore e basta uscirà in sala il 4 settembre con Lucky Red, in contemporanea con l’anteprima al Lido, presenti alcuni dei protagonisti.

Sta già lavorando a un nuovo progetto?
A un film di finzione ispirato dal titolo di un racconto che mi ossessiona da tempo: “Enormi cambiamenti all’ultimo momento” di Grace Paley. Non si tratterà di un adattamento del racconto, quanto piuttosto di uno sviluppo delle suggestioni nate dal suo titolo, che evoca l’affanno che si nasconde dietro la vita di oggi.

autore
26 Agosto 2009

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