Cafe du Parc, Roma. Una giovane donna orientale sta molto male. È veramente sottile il confine tra il prima e il dopo, tra l’accorgersene e l’esserne ignari. Io e Stefano Accorsi siamo lì per una chiacchierata. Che s’interrompe prima di cominciare.
Il dolore della donna e l’impossibilità per noi di fare alcunché di utile per lei stabiliscono un diverso modo di comunicare, una maggiore intesa, credo.
Il dolore altrui costruisce una momentanea intimità che è una delle condizioni fondamentali per fare una buona intervista. Con Stefano Accorsi è ancora più semplice grazie alla sua naturale generosità che ben si riflette nel suo densissimo percorso artistico. Quando finalmente arriva l’ambulanza che porta via la donna la nostra conversazione ha inizio.
Quanti anni hai?
(mi risponde in inglese) twenty-nine.
Come la Sacchi!!
Come la Sacchi che ha risposto ventitre!!?
Da quanto tempo vivi a Roma?
Quattro anni abbondanti, dal gennaio 1996.
Nonostante all’epoca tu stessi già lavorando molto?
Si è vero… Ma lavoravo con lo stabile di Bologna, poi ho fatto Jack(Frusciante è uscito dal gruppo, ndr) e quando ho capito che dovevo cambiare sono sceso.
Ti manca Bologna?
No! E quando mi manca ci vado; e quel che mi manca non è tanto la città ma gli amici e la famiglia.
Esiste uno specifico bolognese? Un’anima emiliano-romagnola?
Intanto non dire emiliano-romagnolo…(ride) Ci sono differenze tra Emilia e Romagna. Lo specifico bolognese poi trovo che sia, beh, è molto una questione di persone: ci sono degli specifici bolognesi e li collegherei alle classi sociali. C’è il bolognese veramente schietto, della tradizione comunista, come ora il praticante che mantiene una grande schiettezza, poi c’è la classe un poco più abbiente, quella del centro, (ma non mi piace generalizzare) che è più gioviale da un punto di vista solo formale… ma sono luoghi comuni…
E tu?
Io risulto abbastanza gioviale e poi però c’è il rovescio della medaglia, il mio lato profondamente solitario.
Vai in discoteca?
Mi capita…
E ti piace ballare?
Sì, mi piace moltissimo, se sono in vena e comincio ci devono buttare fuori dalla discoteca.
Credi di ballare bene?
Mi sono posto il problema per molto tempo. Ma nessuno me l’ha mai detto. Quindi penso solo a divertirmi quando ballo.
Che linguaggio è il ballo?
Può assumere diverse forme: alle volte quando balli sei per conto tuo e con il movimento cerchi di liberare le energie, la sensualità, la voglia di sfogarsi. Poi se balli con una persona che ti interessa… il ballo è molto comunicativo può essere l’anticamera del sesso… parlo a frasi fatte?
No!!
“Vedrai quant’è carino” mi ha detto poche ore prima Fernanda, un’amica che ha truccato diverse volte Stefano. E se non fosse diventata una odiosa attribuzione di medietà, “carino”, meglio “caro”, sarebbe la parola giusta per lui. Una persona attenta, credo sensibile, curiosa rispetto alle cose del mondo. Una carriera, parte di una vita, che sono cominciate benissimo e che procedono come un fiume in piena. La sua faccia plastica gli ha permesso infatti il raro privilegio di essere tante storie, di incidere con la sua presenza gli schermi italiani e non. “Fratelli e sorelle”, “Jack Frusciante”, “Naja”, “Radiofreccia”, “Piccoli maestri”, “Un uomo perbene”, “Capitães de Abril”…
La prima immagine che ho di te è il maxibon. Era Luchetti, un bel debutto!
E certo!
Se non fosse stato Luchetti avresti accettato?
Se non fosse stato un bravo regista non lo avrei fatto.
Faresti una chirurgia plastica?
(ride) Non, non credo. Mi associo alla Sacchi. Credo che la…(dice una frase fatta…)
Sei vanitoso?
(pensa a lungo) vogliamo approfondire questo tema. La vanità: il vedersi sempre bello o il voler piacere agli altri?
Me lo chiedi?
Si!
In tutte le sue forme.
Allora, mi piace stare bene, non sopporto stare male. Mi piace stare in forma, da questo punto di vista sì, sono vanitoso. Non mi piace pormi agli altri quando non sto veramente bene. E in linea di massima preferisco piacere che non piacere.
Sei mai finito su giornali scandalistici?
Poche volte, con Violante Placido e con Giovanna Mezzogiorno. Mi ha dato fastidio, è come se decidessero per te, ti usassero. Spero che non mi capiti troppo spesso e spero che se ricapiterà nuovamente allora ci siano gli estremi per fare causa. Mi viene in mente una frase che Costanzo disse ad un suo ospite che non voleva rispondere a delle domande intime, gli disse: “ma mica glielo ha ordinato il dottore di fare l’attore”. Ecco, la vita privata va divisa da quella professionale. (Accorsi si ferma un attimo e mi guarda). Ti stai annoiando?
Per niente!
A te piace parlare?
Moltissimo. Come scegli i tuoi film?
In modo istintivo. Faccio un piccolo preambolo: quando facevo la scuola di recitazione ero molto categorico sulla qualità di quanto avrei voluto fare. Poi feci un seminario con un attore russo, Karpoff, che ci disse “non dimenticatevi che quello che fate è spettacolo, qualunque cosa raccontate dovete trattenere lo spettatore, ammaliarlo”. E poi scelgo quello che mi stimola, non mi voglio limitare, voglio osare, superare il pudore.
Cosa ti aspetti dal tuo futuro?
Ma guarda… non so, devo dire: boh? Che mi aspetto?… Che domanda difficile, una domanda enorme (pensa) ho voglia di… ieri leggevo una frase buddista che i successi vanno misurati in base alla fatica fatta per ottenerli. Spero di avere l’opportunità di continuare a lavorare in modo da avere l’occasione di poter sempre scegliere e di mettermi in discussione. Mi piace mettermi in discussione!
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