Stefano Accorsi


E’ lui la “nostra” Shooting Star. E’ Stefano Accorsi l’attore italiano emergente chiamato a rappresentare il nostro cinema alla Berlinale 2001. Questo il verdetto dell’European Film Promotion, in una vetrina che lo vede già in concorso con Le fate ignoranti diretto da Ferzan Ozpetek.
Un prestigioso riconoscimento che premia le scelte di un giovane professionista (è nato sotto il segno dei Pesci, il 2 marzo 1971) capace, dal 1997, con il ruolo di protagonista nei Piccoli maestri di Daniele Luchetti, di non sbagliare un film. Dal pluripremiato Radiofreccia (1998) al recentissimo impegno londinese di Tabloid Tv diretto da David Blair. Passando per il Portogallo e la Rivoluzione dei garofani (Capitani d’aprile di Maria De Medeiros).
A questo si aggiunge la partecipazione a La stanza del figlio di Nanni Moretti, al film-tv per RaiUno Come quando fuori piove di Mario Monicelli, a L’ultimo bacio di Gabriele Muccino.
Cosciente di dovere l’inizio della sua brillante carriera a una fortunata campagna pubblicitaria, Stefano ribadisce che “due is meglio che one” e tenta di raddoppiare stavolta, con la presenza al concorso e alla vetrina “Shooting Stars”, nientemeno che il Festival di Berlino.

Come ha reagito alla notizia della sua presenza a Berlino in duplice veste?
Ho fatto i salti di gioia. La presenza a un festival importante come questo è quanto di più gratificante ci si possa aspettare da un film. Per il concorso la Berlinale sceglie solo 22 film tra quelli girati in tutto il mondo. Già il fatto di esserci è una soddisfazione. Le fate ignoranti è in concorso in un’edizione che premia ampiamente l’attività del cinema italiano. Nove presenze al festival rappresentano bene il nostro cinema.

Il cinema italiano gode quindi di ottima salute?
Direi proprio di sì. Ci sono in giro film comici di pregio, che vanno bene anche in sala, a cominciare da Aldo Giacomo e Giovanni. E film di altro genere che conquistano sia il pubblico che le platee internazionali. Fino a qualche anno fa questo non succedeva. Al contrario, ultimamente la produzione italiana è ben rappresentata da almeno un paio di titoli dignitosamente esportabili.

Cosa rappresenta “Shooting Star” a questo punto della sua carriera?
Una promozione che ti sostenga e ti rappresenti come attore italiano emergente sulla scena europea è un risultato inaspettato. La candidatura, ovviamente, mi onora.

Il suo nome non è sconosciuto ai mercati internazionali?
Dopo la presenza, lo scorso anno, a Cannes con un film della levatura di Capitani d’aprile, una coproduzione tra quattro paesi (per l’Italia il contributo è della Alia Film, ndr) il mio nome ha iniziato a girare per le produzioni e le agenzie di casting internazionali. Da qui anche il lavoro che ho appena finito di girare a Londra.

Nel film “Tabloid Tv” diretto da David Blair è accanto a John Hart e Mary Elizabeth Mastrantonio, in una produzione tutta inglese. Come se l’è cavata?
Interpreto il ruolo di un italiano, un calciatore. Sul set erano tutti meravigliati della qualità del mio inglese. Ho ricevuto molti apprezzamenti e ho girato tranquillamente tutte le scene in presa diretta.

Un impegno completamente diverso dal personaggio di Michele, protagonista di “Le fate ignoranti”…
Decisamente un altro registro. Non che quest’ultimo sia stato più facile. Tutt’altro. Michele è un personaggio complesso. Tanto che prima di cominciare mi sono chiesto con sincerità se sarei stato in grado di rappresentarlo: ero preoccupato di interpretare un personaggio così diverso da me. I dubbi si sono poi risolti mano a mano che andavamo avanti con le riprese. Non è stato facile rendere la doppiezza di un personaggio che interiormente nasconde altre vibrazioni. Mi sono sforzato di renderle tutte, anche quelle meno consapevoli. Alla fine direi che l’impegno minore, paradossalmente, è stato quello di superare l’imbarazzo di baciare un uomo!

Le sue ambizioni cinematografiche sono concentrate tutte nell’attività d’attore?
Reputo il mio lavoro già abbastanza difficile da desiderare di farlo bene. Più avanti acquisterò magari maggiore consapevolezza nei ruoli e nei progetti in cui credo. Ma per ora non nutro alcuna ambizione di scrittura o regia.
Ammetto che mi piacerebbe, però, continuare a lavorare all’estero. Perché così la scelta è più amplia e, credo, valga la pena non fermarsi, accontentandosi del successo ottenuto nel proprio paese. Sono convinto che superare il concetto di frontiera sia il modo migliore per promuovere il cinema italiano. Come nel caso de Le fate ignoranti già venduto in Germania, Francia e Portogallo. Oppure per i prossimi film di Muccino prodotti dalla Miramax!

I prossimi. Intanto che ci dice de “L’ultimo bacio”?
Che è un film più vicino alle mie corde, ma altrettanto impegnativo da girare, per l’intensità richiesta da Muccino in ogni scena. Il mio personaggio è uno che dice un sacco di bugie. Né un eroe, né un antieroe. Uno normale, con tutti i suoi limiti e meschinità. Verrà punito per questo, ma continuerà ad andare avanti.

Il suo nome figura anche nel cast dell’ultimo film di Moretti…
Si tratta di una partecipazione importante per visibilità, ma ho veramente girato solo tre scene.

Con quello l’aspettiamo a Cannes?
Perché no?

autore
29 Gennaio 2001

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