STEFANO ACCORSI


Appassionato, focoso, sincero, perennemente innamorato, spesso nudo e senza controfigura anche nei duelli più arditi. A impersonare per la tv Giacomo Casanova, il più grande seduttore di tutti i tempi, nel periodo dei suoi 20-30 anni, è Stefano Accorsi, bolognese, classe 1971, faccia da bravo ragazzo e orecchino al lobo che sfoggia solo quando non è sul set. Prima di lui si erano calati nel ruolo i grandi Marcello Mastroianni, Donald Sutherland e Vittorio Gassman.
Il divo più gettonato del momento, tra i protagonisti della nuova “primavera del cinema italiano”, premiato anche dal pubblico americano al Sundance Festival per L’ultimo bacio, ha indossato con divertimento le parrucche verdognole-grigette e gli abiti settecenteschi del giovane amatore veneziano, energico e colto, che visse una vita spericolata alla perenne ricerca dell’amore e della libertà. Accorsi, che ha appena finito di girare diretto da Michele Placido Un viaggio chiamato amore accanto a Laura Morante, nelle sale a marzo, ha però deciso di centellinare i lavori televisivi.
Il giovane Casanova, film-tv in due parti diretto da Giacomo Battiato e prodotto con 8 milioni di euro dalla Tangram Film di Roberto e Matteo Levi e dalla Pathè Television, per la nuova società Evision (che curerà coproduzioni tv di alto livello destinate anche ai mercati europei e americani) è stato girato in 13 settimane a Venezia e Parigi. Andrà in onda su Canale 5 martedì 5 e giovedì 7 febbraio. Ha già vinto il FIPA d’argento a Biarritz, al XV festival Internazionale dei Programmi Audiovisivi.

Stefano Accorsi, cosa sapevi di Casanova?
Proprio nulla! Ho sempre confuso Casanova con Don Giovanni. Leggere le sue memorie è stato dunque molto coinvolgente. Ho scoperto un uomo più ricco e complesso di come lo immaginavo. Mi ha stregato la sua voglia di vivere e la sua sincerità: lui non rinnega mai neanche le cose meno edificanti.

Ti senti un Casanova?
No, assolutamente! Lui era un illuminista, un libertino, autodidatta ed emotivo. Oggi in un uomo c’è al massimo un 30% di Casanova. Accumulava fortune e le perdeva, non era schiavo delle cose, viveva alla giornata, mentre oggi si pianificano le carriere a 16 anni.

Cosa ti ha spinto a interpretarlo?
Il bel copione e il regista, la sua voglia di raccontarlo in modo personale, curando al massimo ogni dettaglio. E’ stato fantastico girare tra gli affreschi originali del Tintoretto e nei sontuosi castelli francesi.

Cosa ti ha intrigato di lui?
La simpatia no! Mi ha colpito il suo modo di vivere: perfettamente autosufficiente, faceva affidamento sulle sue braccia, sulla sua intelligenza. Si inventava ogni giorno un espediente per sopravvivere e ci riusciva alla grande: incontrava persone di un certo livello, aveva soldi in tasca, non si perdeva mai d’animo ed era felice.

Imbarazzo nelle scene di sesso?
Per niente, il mio lavoro è anche questo. Non ho voluto controfigure neanche nei duelli. Ho avuto sempre vicino un maestro d’armi che mi ha insegnato i segreti per sopravvivere con il fioretto in mano.

Il film piacerà di più al pubblico maschile, come sostiene Maurizio Costanzo?
Va bene per tutti, ci si può identificare anche con gli altri personaggi.

E se avessi meno successo che nel film di Muccino?
Non pensavo al successo quando ho fatto L’ultimo bacio ed è andata bene; non mi preoccupo se questo andrà male. Mi rendo conto di aver interpretato i film migliori della stagione cinematografica. Sono molto richiesto ma non ci penso troppo, condizionerebbe le mie scelte. Non puoi vivere con l’ansia dell’insuccesso, la carriera di ogni attore è ondulatoria.

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01 Febbraio 2002

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