Stefania Sandrelli: “Dedicato a tutte le donne”


E’ una delle poche a dichiarare con orgoglio la sua età, Stefania Sandrelli, nata a Viareggio il 5 giugno del ’46, attrice da quando aveva 15 anni. E adesso anche regista, con sua figlia Amanda come alter ego sullo schermo. Christine Cristina è al Festival di Roma, fuori concorso e in sala dal 7 maggio con 01 Distribution. Un ritratto femminile pieno di amore per Cristina da Pizzano, la poetessa del Trecento, grande esempio di come una donna, sola e perseguitata, possa diventare artista ed essere protagonista della sua vita, in un mondo maschile, segnato da guerre, soprusi e giochi di potere, con la Francia divisa tra Armagnac e Borgogna e le guardie pronte a impiccare chi leva una voce contro. Il film, prodotto da Cinemaundici, Diva e Rai Cinema, è scritto con Giacomo Scarpelli e Marco Tiberi, diretto insieme al compagno Giovanni Soldati, e nasce dalla suggestione di un libro sulla poetessa, nata in Italia nel 1364 ma francese d’adozione, perché suo padre fu astronomo alla corte di Carlo V. Rimasta vedova, caduta in disgrazia con due figli ancora piccoli, è costretta ad arrangiarsi, sfrattata dalla sua casa e senza sostanze. Una ex governante (Paola Tiziana Cruciani) la ospita in una barca ancorata lungo il fiume dove vive col marito, il menestrello Charleton (Alessandro Haber), un uomo che sembra un orco, ma condivide la passione per i versi dallo spirito caustico e ribelle, che denunciano i potenti e difendono la causa dei derelitti. Frattanto nasce anche un’amicizia sentimentale con un prelato (Alessio Boni) che la protegge come può e condivide con lei l’amore per i libri, ma è incapace di lasciare l’abito talare…

 

Come mai ha scelto sua figlia per il ruolo di Cristina da Pizzano?
Avrei voluto essere io, ma non ho più l’età e poi mia figlia è perfetta. In lei ho trovato disponibilità, bravura, affetto. Come Cristina ha anche un lato buffo e tenerello. Ma poi ha contegno, non è una che fa qualsiasi cosa nella sua carriera, pur di apparire.

 

Con i costumi di Nanà Cecchi, le scene di Marco Dentici e la consulenza storica di Lucio Villari, lei ha costruito il suo Medioevo a basso budget tra Cinecittà e le location della Roma & Lazio Film Commission.

Questo è un piccolo film italiano, costato meno di 3 mln di €, finanziato dal ministero. Nella lunga gestazione c’è stato un momento in cui sembrava che potesse diventare una coproduzione con i francesi e nel ruolo di Charleton avrei avuto Gérard Depardieu, che era assolutamente entusiasta di questo progetto e che è un caro amico. Ma poi siamo tornati al piccolo film italiano e non è stata una scelta di ripiego.

 

Perché ha esordito proprio con questo progetto?

Sogno da tanto la regia, almeno da vent’anni, avevo un altro progetto, che si intitolava Buongiorno, amore, che non è mai andato in porto. Poi è arrivata Cristina da Pizzano, ho visto il suo ritratto sulla copertina di un libro mentre facevo gli acquisti di Natale, e si è impossessata di me, perché questo è un film che ho avuto nella pancia. E’ lei che mi ha scelto. E la sua storia la dedico a tutte le donne, di ieri e di oggi.

 

Il rapporto di Cristina col potere, il conflitto per affermare la libertà di espressione, sembra essere molto attuale.
E’ un film che parla anche del presente. Volevo mostrare da dove vengono le donne, ma anche il potere eversivo della parola. Non a caso ho partecipato alla manifestazione in Piazza del Popolo, ed ero felicissima di esserci. Spero che quell’impegno non vada perduto. Roberto Saviano, da quel palco, ha detto proprio ciò che uno dei miei personaggi, interpretato da Roberto Herlitzka, dice sullo schermo: che verità e potere non possono andare d’accordo.

Ha avuto molti maestri “involontari” come regista.

Ho rubato da tutti, come si fa nella musica. Mi sono nutrita alla fonte del sapere, ho lavorato con tutti i grandi: Germi, Bertolucci, Scola, Monicelli, Comencini. Sono stata sempre molto curiosa, li spiavo, cercavo di capirli. Molti di loro mi hanno detto che io, come un’ape, prendo il meglio dalle persone e dalle cose. Il consiglio migliore me ha dato Pietro Germi. “Sii te stessa e conserva sempre la giusta misura”. Adesso non so nemmeno se continuerò a fare la regista…

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19 Ottobre 2009

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