L’Etna, a pochi chilometri, è una riga rosso fuoco nel cielo, lì dove si indovina la massa nera della montagna. Quasi un filo di lacrime, invece, riga il sorriso di Stefania Sandrelli, che riceve il Nastro d’Argento come miglior attrice non protagonista per L’ultimo bacio. “Oggi sono quarant’anni che faccio cinema…” dice, e quasi non riesce a continuare.
Quattro Nastri d’Argento vinti, due David di Donatello. Stagioni della vita che si succedono: ragazzina, adolescente, giovane donna, donna matura e accogliente. Stefania per Bertolucci, per Scola, per Monicelli, per Germi, per Pietrangeli. Quarant’anni e, da parte del pubblico, quell’affetto forte, vitale che si offre solo a chi si sente, in ogni caso, come “una di noi”.
Quello che vedi sul palco del Teatro Antico è una donna solare, sexy e materna. Quello che vedi, se guardi meglio, è la ragazzina che aveva iniziato, giovane in modo esagerato, sfacciato, a quindici anni appena, dopo aver vinto un concorso di bellezza sulla spiaggia della sua Viareggio. Era il 1961. Lei era nata, a due passi dalla spiaggia, il 5 giugno 1946: quindici anni, poco più che una bambina. E in quell’estate, si gioca il suo futuro.
Il film è Gioventù di notte. Lo stesso anno è Angela in Divorzio all’italiana: un successo di quelli che non si dimenticano più. Poi viene Sedotta e abbandonata, viene il personaggio di Adriana in Io la conoscevo bene, requiem in bianco e nero per la bellezza smarrita, illusa e vilipesa, nel mondo volgare e feroce dei cinematografari. Un’elegia, con la macchina da presa scritta da un regista che amava le donne, Paolo Pietrangeli. E che nel volto di Stefania Sandrelli trova l’interprete ideale: istintiva, bella, ingenua, senza malizia, come la protagonista del film.
Ma lei, Stefania, sa come salvarsi. Flirta con il successo. Così, adesso, può dire “sono quarant’anni che faccio film”. E adesso?
Quarant’anni di cinema, Stefania. Ma immaginava tutto questo? O aveva pensato una vita diversa?
Io sì che avevo immaginato una vita diversa: volevo fare la ballerina! Direi che è stata una grossa fortuna che non lo sia diventata: con questo seno, non avrei proprio avuto il physique du role!
Così ha ballato con il cinema. Quali registi le hanno dato di più?
Non vorrei fare il gioco della torre. Ma direi senza esitazioni: Bertolucci e Scola.
E gli attori? Ci sono attori con i quali ha sentito un feeling particolare?
Mastroianni. Quando ho lavorato con lui, ero una ragazzina di provincia, e lui era Mastroianni. Quando parlava con i giornalisti, io lo spiavo, pendevo dalle sue labbra… Ero una sua fan, che aveva la fortuna di lavorare con lui! Poi ho lavorato con Depardieu, De Niro, Dustin Hoffman. Sono attori che ti fanno battere il cuore in gola.
Ha mai pensato di fare una carriera totalmente americana?
No. Se dovevo andare in America, dovevo farlo con un film italiano, con personaggi italiani. Le dico una cosa che non tutti sanno: Francis Ford Coppola mi aveva proposto di fare Il padrino. Aveva visto Il conformista, aveva visto tutti i miei film. Mi chiese di incontrarlo in un hotel di via Veneto, mi propose un ruolo anche importante. Ma somigliava troppo a quello di Divorzio all’italiana. Così dissi di no: io voglio cambiare sempre, a me piacciono le sfide.
Quale è stata la più rischiosa?
Fare La chiave con Tinto Brass. Avevo molta voglia di fare quel film. Non sono un’ingenua, so benissimo che il nudo al cinema la fa da padrone. E sapevo che sarebbe stato quello il punto centrale del film.
Si rendeva conto di essere già un sex symbol? Che tutta l’attenzione sarebbe stata sul suo corpo?
Sì. Sono consapevole di esserlo, nell’immaginario degli italiani, anche se non ho mai fatto niente di particolare perché questo accadesse. Ma, a quarant’anni, volevo mettermi alla prova. Volevo recitare nuda. E Tinto Brass, che è bravissimo, era l’uomo giusto per questa sfida.
Una sfida vinta…
Sì: è stato un po’ come nascere di nuovo. E il pubblico mi ha fatto sentire il suo affetto, sia gli uomini che le donne. Segno che hanno capito.
La soddisfazione più grande della carriera?
Il giorno in cui sono andata alla cerimonia degli Oscar, e Francis Ford Coppola mi ha invitato a vedere i suoi Studios, dove ho incontrato Gene Kelly. Il mio mito. L’attore che mi ha fatto impazzire.
Ancora il ballo… Non balla mai?
Sì. Ma ballo da sola! Quando nessuno mi vede. E ho un sogno che non realizzerò mai: interpretare un musical. Peccato che in Italia il musical sia stato sempre trascurato, svilito e usato in malo modo.
Musical a parte, quali sono i suoi progetti prossimi?
Il 15 luglio inizio a girare un film di Stefano Incerti. Si chiama La vita come viene. Io sono Mary, una donna sola, con il vizio di bere. Incontro un professore di teologia in un supermercato: sto per acquistare sei bottiglie di whisky ma mi fermano, sono troppe. Lui finge di volerne acquistare tre, e mi permette di fare scorta di alcol… E’ difficile spiegare questo film: diciamo che è un film sulla solitudine, sulle forme che può prendere la solitudine, oggi. Tutti i personaggi del film ne sono toccati.
Televisione?
Torno a girare Il bello delle donne: la seconda serie sarà di dodici episodi, e sarò presente in tutti, con ruoli più o meno importanti. Fra i registi, Maurizio Ponzi e il mio uomo, Giovanni Soldati. Poi un sogno, ma niente più di un sogno: debuttare nella regia. Ho un sacco di idee nella testa, comiche, avventurose, surreali. Però ho paura di non farcela. Vorrei che qualcuno mi desse il coraggio di provarci.
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