Certo il Lido le è un luogo familiare, perché più volte ha accompagnato i film di cui è stata interprete, a cominciare dall’anno scorso con il film di Valia Santella Te lo leggo negli occhi e poi Prosciutto, prosciutto, Mamma Ebe, L’africana di Margarethe von Trotta con la quale vinse il Premio Pasinetti. Stefania Sandrelli, quasi 45 anni di carriera, più di cento film all’attivo e una fiorente stagione di fiction televisiva, riceverà stasera, durante la premiazione finale, il Leone alla carriera dalle mani della figlia Amanda e dal sindaco di Venezia Massimo Cacciari. Per la grande occasione indosserà un abito blu notte arabescato e tempestato di diamanti, accompagnato da orecchini di Bulgari.
A chi dedica questo Leone alla carriera?
Dovrei farlo a pezzi e ogni pezzo regalarlo a tante persone. Scherzo, lo dedico tutto intero al pubblico perché l’ho stimato e amato, come amo e stimo la gente. Forse lo dirò stasera alla premiazione..
E’ soddisfatta?
E’ un regalo bellissimo, il simbolo di tanti anni di lavoro, da Divorzio all’italiana a L’ultimo bacio, il cinema ha avuto tanta parte nella mia vita. Mi sono sempre messa in gioco interpretando ruoli diversi. Se non avessi fatto l’attrice non so che cosa avrei fatto. Sono stata fortunata, ho cominciato con artisti come Pietro Germi e Marcello Mastroianni. La mia scuola è stato il set, ma se dovessi ricominciare ora, partirei dal teatro. Ricordo agli inizi mia madre che, vedendomi stravolta per i turni massacranti sul set di Divorzio all’italiana, mi domandava spesso: “Figlia mia sei sicura di voler fare cinema?”.
Rimpianti?
Non aver interpretato La ragazza di Bube e Il giardino dei Finzi-Contini, per il quale lo scrittore Giorgio Bassani mi voleva. Ma in entrambi i casi ci furono problemi di produzione. Ora mi piacerebbe lavorare con Virzì e Amenabar.
Prossimi impegni?
Sono una pasticcera psicologa in Ricomincio da me, 4 puntate di una fiction televisiva diretta da Rossella Izzo con Barbara D’Urso e Ricky Tognazzi. Debutto poi teatro, a novembre, con la commedia brillante francese “Un’ora e mezzo di ritardo”, si tratta della mia terza volta sul palcoscenico.
E’ vero che vorrebbe passare dietro la macchina da presa?
Vorrei girare un film sulla grazia femminile, di donne. Ho questo soggetto scritto da Giacomo Scarpelli insieme ad altri e qui a Venezia cercherò un produttore. Come titolo mi piacerebbe L’ultima strega perché è la storia di una donna che ha rischiato di essere bruciata. E’ la biografia vera di Cristina da Pizzano, vissuta alla corte di Carlo V, che rimasta all’improvviso vedova con figli è catapultata dalle stelle alle stalle. In un’epoca, il Trecento, in cui la scrittura è tutta al maschile, questa donna si traveste da uomo per accedere a quel mondo artistico a lei precluso. E passo dopo passo crea la scrittura umanistica femminile, diventando una grande poetessa. Sarà un piccolo film, su un’epoca segnata dalla guerra ma che lascerò fuori, perché lo sguardo sarà rivolto a un percorso dell’anima come La ragazza con l’orecchino di perla.
Che ne pensa del “partito” dei fischiatori di professione in sala?
Il pubblico che fischia durante la proiezione non ama il cinema perché non rispetta il lavoro collettivo di tante persone che dedicano tempo ed energie alla realizzazione di un film.
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