Il Teatro Eliseo di Roma, già una volta testimone di una grande assise del cinema italiano (si chiedeva di “non interrompere un’emozione” a quei tempi) ospita nuovamente le categorie degli autori, dei produttori indipendenti e dell’associazionismo culturale per affermare che il futuro del nostro cinema è “una questione nazionale”. Lo ribadiscono con forza – e questa è novità assoluta – i tre segretari delle confederazioni sindacali, venuti non solo a dare testimonianza ma a garantire concreta attenzione e comune militanza.
Lo dice Angeletti (UIL) che si professa appassionato spettatore ed estimatore dei film italiani, lo ribadisce Pezzotta (CISL) che inserisce la questione dei lavoratori dell’audiovisivo nella crisi strisciante dell’industria italiana, lo afferma Epifani (CGIL) che collega il rischio di declino dell’impresa culturale alla perdita di competitività del sistema industriale della Vecchia Europa. E lo dirà, nel suo saluto ai manifestanti, il sindaco di Roma, Veltroni, ricordando come Europa e Cultura debbano essere i punti di riferimento, la pietra di paragone di un’Italia che ambisca ad avere un ruolo e una specificità nel mercato globalizzato.
Sul palco, a fianco di testimoni e protagonisti storici del nostro cinema (da Citto Maselli a Carlo Lizzani, da Pasquale Scimeca a Angelo Barbagallo, da Domenico Dinoia – FICE – a Emidio Greco – API e Alfredo Angeli – ANAC), salgono Mario Monicelli e Daniele Vicari, simbolo di due generazioni di cineasti uniti nelle stesse convinzioni.
Sono loro a leggere il sintetico documento di proposta al governo, frutto del lavoro sinergico di tante associazioni e sigle di categoria. Tra le proposte puntuali: conferma sostanziale della legge 153 sul sostegno pubblico al cinema nel rispetto della creatività degli autori, di un rilancio concreto del libero mercato in cui i produttori si riapproprino del loro ruolo originario in un sistema di regole certe. Ma anche: reale applicazione della legge 122 sull’investimento delle tv a favore del cinema, compresa la pay tv e con un ruolo indicato per Raicinema; un incoraggiamento concreto alla formazione culturale e all’associazionismo; l’eliminazione di posizioni dominanti e monopoli mediante norme antitrust; sostegno alla circolazione delle opere e alla promozione dei film italiani sul mercato interno ed estero. Il tono del dibattito non è in polemica preventiva contro le iniziative che il Ministro per i Beni e le Attività Culturali, ma nasce come polo dialettico alla vigilia dei Decreti Delegati che il cinema italiano attende come preannuncio di una rinnovata legge di sistema ancora tutta da scrivere.
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