In Italia, il tennis è sulla bocca di tutti. Grazie alle incredibili imprese di Jannik Sinner, fresco vincitore delle ATP Finals, che hanno trasformato il “ragazzo di San Candido” in un’icona dello sport nazionale. E anche il cinema sta vivendo un momento d’oro per i film dedicati alla racchetta.
Il fascino di questo sport non è mai stato così forte, sia sugli spalti che al cinema. Ma perché il tennis si presta così bene al racconto cinematografico? E quali sono i film più iconici che hanno usato il campo come palcoscenico per raccontare drammi, emozioni e storie indimenticabili? Andiamo a scoprirlo.
Fino a qualche anno fa, il tennis era percepito come uno sport d’élite, ma i successi dei nostri campioni hanno cambiato tutto. Sinner, con il suo stile di gioco elegante e una determinazione glaciale, ha conquistato il cuore degli italiani, diventando un punto di riferimento non solo per gli appassionati di sport, ma anche per chi è affascinato dalle storie di giovani talenti che raggiungono la vetta.
E questa popolarità si riflette anche nel cinema. Solo per parlare degli ultimi (Challengers e Nasty) i film mostrano quanto il tennis sia capace di generare storie intense, tra rivalità, amore e introspezione. Un po’ come un grande match, ogni opera sul tennis è fatto di momenti di silenzio, esplosioni di emozioni e scambi carichi di tensione.
Challengers (2023): Il film di Luca Guadagnino è il perfetto esempio di come il tennis possa raccontare molto più di uno sport. La trama segue un triangolo amoroso tra tre giovani tennisti, esplorando non solo la competizione sul campo, ma anche i legami personali e le fragilità dei protagonisti. Con Zendaya nel ruolo principale, Challengers, in parte girato a Cinecittà, porta il tennis in una dimensione pop, glamour e profondamente emotiva.
Nasty – More than just tennis (2024) : Appena arrivato nei cinema grazie ai registi Tudor Giurgiu, Cristian Pascariu, Tudor D. Popescu promette di raccontarci i grande tennista Ilie Nastase attraverso un ritratto straordinariamente umano. Un documentario fresco e vivace che ricorda nell’impostazione quella straordinaria miniserie diretta da Domenico Procacci – Una squadra (2022), co-prodotta e co-distribuita da Luce Cinecittà, – dedicata ai protagonisti della prima vittoria italiana della Coppa Davis nel 1976.
Il tennis funziona così bene al cinema perché è uno sport che incarna la tensione e la bellezza. La dinamica del gioco è già di per sé cinematografica: un duello diretto, fatto di silenzi e improvvise esplosioni di energia, che tiene lo spettatore con il fiato sospeso.
Il tennis è anche un perfetto simbolo della solitudine e della forza interiore: sei solo sul campo, nessuna squadra a coprirti, solo tu e l’avversario. Questo lo rende perfetto per raccontare storie intime e universali, che vanno oltre il gioco e toccano temi come il sacrificio, la rivalità e il desiderio di riscatto. E allora ecco che da grandi conflitti sportivi si generano storie avvincenti come Borg vs. McEnroe (2017) di Janus Metz Pedersen.
Chi meglio di Björn Borg e John McEnroe per raccontare una rivalità epica? Questo film ripercorre la mitica finale di Wimbledon del 1980, mostrando non solo la partita, ma anche le vite dei due campioni. Borg, l’algido perfezionista, e McEnroe, l’irascibile genio, sono le due facce del tennis, e il film cattura alla perfezione la tensione tra loro.
O ancora Battle of the Sexes (2017) i cui registi Valerie Faris e Jonathan Dayton mettono in scena il match tra Billie Jean King e Bobby Riggs nel 1973 che supera il concetto di “Match” per diventare simbolo della lotta per l’uguaglianza di genere. Con Emma Stone e Steve Carell nei panni dei due protagonisti, il film alterna momenti di leggerezza a riflessioni profonde sul ruolo delle donne nello sport e nella società.
Wimbledon (2004) di Richard Loncraine è invece una commedia romantica che mescola il glamour di Wimbledon con una storia d’amore leggera e coinvolgente. Paul Bettany e Kirsten Dunst sono i protagonisti di una pellicola che celebra il fascino e le emozioni del tennis senza prendersi troppo sul serio.
Dicevamo di Nasty e Una squadra. Ovviamente non sono gli unici documentari che hanno raccontato questo sport con sagacia e spirito di esplorazione.
Unmatched (2010) di Lisa Lax e Nancy Stern Winters punta i fari del cinema sulla rivalità tra Martina Navratilova e Chris Evert, due leggende del tennis femminile. Ma più che un racconto sportivo, è una storia di amicizia e rispetto reciproco, che mostra come lo sport possa unire anche nei momenti più competitivi.
John McEnroe: In the Realm of Perfection (2018) offer attraverso la narrazione diretta da Julien Faraut un “affresco” di John McEnroe che analizza il suo stile di gioco e la sua complessa personalità. Questo documentario è un’ode al tennis come forma d’arte, perfetto per chi vuole vedere lo sport da una prospettiva diversa.
Il tennis, oltre ad essere un tema centrale o di sfondo in molti film, si presta perfettamente a diventare una potente allegoria e Maestri indiscussi del cinema ne hanno fatto un simbolo ideale per raccontare temi universali come il destino, la lotta interiore e le dinamiche sociali.
Match Point (2005)
In questo thriller psicologico di Woody Allen, il tennis non è solo uno sport, ma diventa una metafora centrale della trama. La rete del campo simboleggia il confine sottile tra fortuna e abilità, una tematica che attraversa tutta la vicenda. Il protagonista, un ex tennista professionista, vede la sua vita trasformarsi in un match contro il destino, dove un colpo fortunato può fare la differenza tra il trionfo e la rovina.
Il giardino dei Finzi-Contini (1970)
Nel capolavoro di Vittorio De Sica, il tennis è simbolo di una realtà dorata destinata a scomparire. Ambientato durante la promulgazione delle leggi razziali in Italia, il film segue un gruppo di giovani ebrei dell’alta borghesia che si rifugiano nel giardino della famiglia Finzi-Contini per sfuggire all’oppressione crescente. Le partite di tennis, giocate con leggerezza e apparente spensieratezza, diventano un tragico contrasto con la realtà esterna, un’immagine struggente di un mondo che si sgretola sotto il peso della Storia.
Blow-Up (1966)
L’iconica scena della partita immaginaria nel film di Michelangelo Antonioni è uno dei momenti più potenti e misteriosi del cinema. Il tennis qui diventa un simbolo dell’illusione, della percezione e della realtà sfuggente. Gli spettatori, insieme al protagonista, si trovano a guardare una partita senza pallina, lasciandosi catturare dalla forza dell’immaginazione e dall’ambiguità che pervade tutto il film.
Con campioni come Jannik Sinner che continuano a riscrivere la storia dello sport italiano, è solo questione di tempo prima che vedremo un film ispirato alla sua carriera. La determinazione, la calma glaciale e la crescita fulminea di Sinner sono già di per sé materiale da grande schermo. E infatti leggendo le dichiarazioni di un grande autore contemporaneo come Matteo Garrone possiamo cominciare a sognare:
“Da ex atleta mi piacerebbe fare un film sullo sport che avesse al centro l’essere umano e i conflitti che lo riguardano. Ho giocato a tennis in modo agonistico fino a 19 anni, è stata la mia grande passione, poi ho capito che non avevo più l’età per diventare un campione e ho smesso. Il tennis è uno sport che ti fa crescere, in cui ti ritrovi solo sul campo. Tempo fa avevo chiesto i diritti della biografia di Andre Agassi, ma non è stato possibile averli. Lo sport mi commuove sempre – conclude – e Jannik Sinner mi emoziona”.
Se la biografia di Andre Agassi è rimasta un progetto irrealizzato, forse un futuro film su Sinner potrebbe colmare quel vuoto, portando al cinema la straordinaria storia di un ragazzo che ha fatto del lavoro e della dedizione il suo marchio di fabbrica.
Fino ad allora, possiamo goderci i grandi film e documentari che celebrano questo sport straordinario. Perché il tennis non è solo uno sport: è una storia infinita fatta di emozioni, rivalità e momenti di pura magia. E il cinema, da sempre, è il luogo perfetto per raccontarla.
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