VENEZIA – Esattamente 25 anni fa, il 31 agosto 1987, usciva il celebratissimo album Bad di Michael Jackson, successore di un blockbuster altrettanto osannato, Thriller, e destinato a lasciare un segno fortissimo nella storia della musica. Naturale che la Sony, che oggi ne detiene i diritti, voglia celebrare l’evento al meglio, e lo farà con un’edizione speciale del disco, intitolata Bad 25, che uscirà in molteplici versioni arricchite da contenuti speciali il 18 settembre.
Non solo. Per l’occasione, l’etichetta ha ingaggiato il regista Spike Lee, grande fan di Jacko, per realizzare un documentario sull’artista e in particolare su quello storico album, che prende il medesimo nome della riedizione. L’opera, presentata fuori concorso alla Mostra di Venezia, grazie al talento di Lee riesce a superare l’originaria funzione di ‘accompagnamento’ alla vendita del prodotto e restituisce un interessante ritratto dell’artista Jackson, oltre la sua immagine eccentrica, oltre il suo status di più grande popstar di tutti i tempi. La sua meticolosità nel lavoro, il suo straordinario talento musicale e la sua certosina dedizione alla danza, con l’intento di crescere costantemente e migliorare. E anche il suo amore per la narrazione visiva, tanto che, come spesso è sottolineato, i suoi video lui li chiamava ‘short film’, cortometraggi.
“E’ questo il Jackson su cui ci dovremmo concentrare – ha detto Lee – lasciando da parte tutto il resto. Quello che volevo fare era puntare al cuore del suo lavoro, il processo creativo che sta dietro a una grande opera, le lacrime e il sudore che hanno portato alla realizzazione di un capolavoro. Abbiamo parlato con i musicisti che erano attorno a Michael, con le case discografiche. Ricordiamoci che Bad seguiva Thriller, e la pressione su di lui era immensa, anche perché lui non era mai soddisfatto, voleva il disco fosse un successo e che vendesse tantissimo. E’ così che fanno i grandi artisti, non si fermano mai, non si ripetono mai, non diventano mai noiosi. E nel film potete vedere cose che nessuno ha mai visto, il suo modo di studiare i grandi che l’hanno preceduto per accrescere il proprio stile. Non voglio dire cose banali o stupide, ma per me è un’autentica lettera d’amore nei confronti di un artista con il quale sono letteralmente cresciuto. Lui era del ’57, io del ’58. Quando era nei Jackson 5 io sognavo di essere lui. Avevo il look e i capelli afro, purtroppo non sapevo né cantare né ballare”.
Nel film ci sono anche le reazioni dei collaboratori alla notizia della morte di Jackson, avvenuta per un malore nell’estate del 2009: “Anch’io – continua Lee – non ci volevo credere. Ero a Cannes per una conferenza e ho cominciato a ricevere strane telefonate, ma era una cosa per me impossibile. Ho realizzato cosa era accaduto solo quando, tornato a NY, ho visto il fratello di Jackson che dichiarava all’UCLA della scomparsa di Michael. Solo allora mi sono reso conto che, pur avendo tutti i suoi CD, sul mio I-Pad non c’era che un album di Jacko, così mi sono precipitato a colmare la lacuna e per un anno non ho ascoltato altro”.
Molto ci si concentra, giustamente, anche sul Jackson bellerino e compositore. “Per quanto riguarda il ballo – dice ancora il regista – era estasiato da Fred Astaire. Nemmeno io sapevo che Smooth Criminal era ispirato a Girl Hunt Ballet di Band Wagon. Ballare era parte del suo essere. Nel film abbiamo montato le due sequenze in parallelo per mostrare da dove venissero le influenze”.
“E aveva un innato talento musicale – aggiunge John Branca, produttore e collaboratore di Jackson nonché attuale responsabile del suo marchio – era un buon pianista, ma soprattutto riusciva nella sua testa a creare tutto l’arrangiamento, ogni nota, ogni armonizzazione. Poi usava il piano per farsi capire dagli altri, ma spesso componeva semplicemente con la voce. Degli 11 pezzi di Bad, 9 li ha scritti lui”. Manca invece l’altro produttore Quincy Jones, che interveniva effettivamente nell’arrangiamento e nel sound dei pezzi di Jacko. “Semplicemente – dicono Lee e Branca – era impegnato. Ma lo rispettiamo tantissimo e nel documentario ne parliamo continuamente. Lui e Jacko erano inscindibili”.
Bad 25 uscirà in tre versioni. Quella lunga (che abbiamo visto a Venezia), una un po’ più breve, per la TV, e infine il cut di Lee, destinato all’home video. Nel frattempo Lee, che è insegnante di cinema alla New York University, interromperà le lezioni per girare un altro film: “Sarò impegnato con il remake del cult coreanoOld Boy, di Park Chan-wook, ma poi voglio che i miei studenti vedano questo documentario. E penso che anche i figli di Jacko vorranno vederlo, per sapere qualcosa di più su loro padre”.
A Bad 25 va inoltre il premio Jager-Lecoultre Glory to The Filmaker.
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