Spike Lee: “Non chiedo scusa a nessuno”


“No, non mi sono avvalso per la sceneggiatura del mio film né della collaborazione di un sopravvissuto alla strage nazista di Sant’Anna di Stazzema né di quella di qualche soldato afroamericano, ancora vivo, della 92° Divisione Buffalo”. Spike Lee mette subito le mani avanti rispetto a chi lo criticherà per non aver rispettato la verità storica di un massacro pianificato dalle SS di Walter Reder nell’agosto del 1944. Un atto di terrorismo secondo il tribunale di La Spezia, e non un eccidio come rappresaglia per la mancata cattura di un capo partigiano come racconta il suo Miracolo a Sant’Anna.

 

In verità, come si legge nelle note di regia, Spike Lee ha conosciuto alcuni dei soldati Buffalo sopravvissuti che James McBride – autore sia dell’omonimo romanzo da cui è tratto il film, sia della sceneggiatura insieme a Francesco Bruni – gli ha fatto incontrare. Così come lo scrittore, prima di affrontare la pagina, per sei mesi ha vissuto in Italia intervistando decine di italiani, partigiani e fascisti. Inoltre una didascalia a inizio film conferma la versione acclarata: all’origine della strage non ci fu nessun episodio riconducibile alla Resistenza e la pellicola è ispirata a quei tragici avvenimenti.

 

Il risultato finale per Spike Lee è un film troppo ambizioso che approfondisce più temi con i toni della grande narrazione cinematografica, forse rivolta alle giovani generazioni, tanto da richiamare il suo biopic Malcolm X di oltre 15 anni fa. E allora in scena vediamo il contributo, dimenticato e rimosso, dei soldati afroamericani nell’ultimo conflitto mondiale e il trattamento razzista a loro riservato dai superiori militari bianchi; non dimentichiamo che la citata 92a Divisione era composta di 15mila neri.

E Miracolo a Sant’Anna si sofferma anche sulla guerra che spezza vite innocenti e distrugge rapporti familiari e d’amicizia, sul tradimento e le sue motivazioni, sull’incontro casuale tra persone di razze diverse, sul conflitto tra padri e figli. Nel mezzo di eventi drammatici che li sovrastano, seguiamo le peripezie di due innocenti, un gigante nero e un piccolo bianco, due angeli che insieme si danno la forza per resistere alla brutalità e alla violenza della guerra.

 

Il film, in sala con 01 in 250 copie dal 3 ottobre, mette insieme un cast americano (Derek Luke, Michael Ealy, Laz Alonso, John Turturro e Omar Benson Miller) accanto ad interpreti di casa nostra come Pierfrancesco Favino, Valentina Cervi, Luigi Lo Cascio e Omero Antonutti.

 

Cosa le è piaciuto del libro di James McBride?

E’ un romanzo fantastico, di guerra, che comincia come un thriller. E soprattutto parla di fede e religione, di coloro che credono in Dio e di questo straordinario incontro tra i soldati afroamericani e gli abitanti di quello sperduto villaggio toscano.

 

Non è preoccupato delle reazioni che già la sua pellicola provocherà in Italia?

Il fatto che il mio film faccia discutere e crei polemiche sulla storia italiana, sulla Seconda Guerra mondiale, è di per sé positivo. Su quanto accaduto a Sant’Anna di Stazzema ci sono diverse interpretazioni, ma una sola verità: la 16° divisione delle SS decimò 560 civili, tra cui bambini, donne e anziani.

 

Lo scrittore McBride si è scusato dicendo che non aveva intenzione di offendere nessuno, tanto meno i partigiani che sono stati degli eroi. E lei?

Non voglio porgere le scuse a nessuno, se il mio film suscita controversie e dibattito è la dimostrazione che alcune questioni sono ancora aperte rispetto a quegli avvenimenti storici, si tratta di un capitolo di storia italiana con il quale i conti non sono ancora chiusi. I partigiani, come quelli francesi e altri, non erano amati da tutti. Non dimentichiamo che spesso lasciavano, compiute le loro missioni, la popolazione civile a sopportare le conseguenze delle rappresaglie naziste. Del resto ci sono differenti interpretazioni sulla strage di Sant’Anna di Stazzema.

 

Quali sono state le fonti iconografiche?

Ci siamo documentati, guardando immagini, filmati d’epoca che ritraevano il conflitto in corso. Ma non abbiamo imitato quelle fotografie per arrivare a uno stile nostro, appropriato, in linea con i tempi e con la storia raccontata.

 

Quali difficoltà ha incontrato nella realizzazione?

In fase di preproduzione ho affrontato aspetti inediti del mio mestiere: una lingua non mia, sequenze di guerra, un film girato lontano da casa. E poi il personaggio di un bambino, il cui ruolo non sapevo a chi affidare, tanta era la preoccupazione. Dopo un casting di 5mila bambini alla ricerca di un ragazzino che non fosse mai stato attore, ne ho selezionati 100, tra cui Matteo. E’ un dono del cielo, ha un volto magnifico, una sensibilità fantastica e una grande intelligenza. Grazie Matteo.

 

E’ un avvertimento quella citazione di un film di guerra con protagonista John Wayne?

Il famoso attore in quella scena è l’emblema del soldato bianco sul fronte dell’ultima guerra mondiale, e ovviamente nel romanzo non c’era. Ho voluto anticipare al pubblico che vedrà un film di guerra atipico. Del resto non ho fatto altro che raccontare quel che McBride narra in maniera diversa rispetto alla tradizione.

 

Il film non è piaciuto a ‘Variety’: “un dramma costruito malamente”. Che ne pensa?

Sono un artista e dunque è normale che il mio lavoro possa essere criticato, Che devo fare, mi devo tagliare le vene, buttarmi giù dall’Empire State Building. E’ da 23 anni che realizzo film e dunque amo correre dei rischi. Che dovrei fare una volta che un mio film non piace a qualche critico? Ritirarmi e magari fare l’insegnante?

 

Il film sarà visto dagli abitanti di Sant’Anna di Stazzema?

All’anteprima prevista a Firenze ci saranno il sindaco del paese e un sopravvissuto alla strage nazista. In verità il sindaco l’ha già visto e apprezzato all’anteprima americana di New York, dove con mia sorpresa l’ho incontrato.

 

Lei tifa Obama, ma è convinto che ce la farà?

Certo negli Usa ci sono diverse persone che non lo amano per il colore della pelle, ma Obama non sarebbe ora il candidato democratico se non fosse stato votato anche da chi afroamericano non è. E sono convinto che a novembre sarà il nuovo presidente degli Stati Uniti.

autore
29 Settembre 2008

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