Stefano Sollima dietro la macchina da presa del suo quarto lungometraggio per il cinema: ha diretto ACAB, Suburra e il più recente Soldado (2018), che corrisponde al suo approdo a Hollywood, territorio d’elezione anche per la produzione di Senza rimorso, trasposizione dal romanzo omonimo di Tom Clancy (1993), opera letteraria in cui debutta il personaggio – qui protagonista – di John Clark (John Kelly all’anagrafe), collegato alla serie political-spy dell’autore di Baltimora, in cui si narra la vita di Jack Ryan.
“Mi piacciono i personaggi complessi: provo sempre a rendere il personaggio il più tridimensionale possibile, perché l’essere umano è comunque più complesso di come viene rappresentato, soprattutto al cinema, che a volte è il regno della banalizzazione. Mi piacciono i personaggi che si pongono un sacco di domande, che si mettono in discussione”, spiega Sollima. “Poi, trovo sia molto bello e rispettoso verso il pubblico prendere una posizione amorale, non pretendere di raccontare il senso morale di una storia, ma limitarsi a raccontare i personaggi e il loro mondo senza mai giudicarli, sì approfondirli psicologicamente ma senza giudizio, come fa un bravo reporter, che racconta ma non inquina, perché poi lo spettatore ha gli strumenti per un proprio giudizio, sempre se ne sentisse la necessità. Il motivo per cui faccio questo lavoro è il divertimento, infatti da bambino stavo sui set dei film di papà (Sergio Sollima, ndr), e dicevo: ‘ma guarda che figata questo mondo degli adulti, in cui continuano a giocare, ma con giocattoli molto seri’, così in Senza rimorso la sequenza dell’aereo, che ha permesso di comprare un velivolo vero e farlo a pezzi, qualcosa di molto ludico: a me piace proporre film di altissimo intrattenimento ma in cui riconosci temi del mondo vero, ti prendi sul serio ma non troppo”.
Il regista italiano presenta così il suo ultimo film, cui Michael B. Jordan (John Kelly) è protagonista e anche produttore, accanto alla collega Jodie Turner-Smith (Karen Greer), nel ruolo di una militare Navy Seal: “La sfida era quella di creare due soldati – uomo e donna – con un rapporto basato esclusivamente sulla lealtà e sulla professione: era interessante remare contro lo stereotipo, trattandoli come due militari, da un certo punto di vista no gender, cosa che ho creduto fosse un elemento moderno da inserire nella narrazione” precisa il regista.
Senza rimorso, una storia notturna, nell’estetica fotografica quanto nella metafora, fatte salve le sequenze luminose della vita famigliare, è una storia di guerra, militare e personale, il cui confine tra le due sfumature – seppur radicale in senso assoluto – è spesso molto, molto sottile e i vasi si fanno comunicanti. “È partito tutto dal libro di Tom Clancy, molto bello e fortissimo, che però non rifletteva la società in cui viviamo: per l’approccio hollywoodiano, presupporre un approfondimento psicologico, che loro spesso ritengono non necessario, crea un momento di crisi, mentre per me era importante nella storia ci fossero elementi riconoscibili nel mondo reale; poi, nella scrittura, non abbiamo puntato alla spettacolarità del genere, per cui gli americani tendono a raccontare l’eroe, perché io reputo più interessante raccontare un essere umano che diventa un eroe, sono interessato alle sue azioni, che però gli costano fatica; per portare un film hollywoodiano a questo, il regista deve tenere il punto affinché l’azione non sia fine a se stessa e ci sia un contesto in cui il protagonista cambia, in cui si rimettere sempre al centro l’essere umano”, continua Stefano Sollima.
La trama racconta le origini dell’action hero John Clark: si tratta di un esperto Navy Seal alla ricerca di giustizia per l’omicidio della moglie in dolce attesa, quando si rivela una cospirazione internazionale. Una squadra di militari russi uccide la sua famiglia in una rappresaglia per il suo coinvolgimento in un’operazione segreta, così John Kelly è disposto a tutto per stanare gli assassini. Una collega Navy Seal (Jodie Turner-Smith) e un misterioso agente della CIA (Jamie Bell), con Kelly creano una squadra: il progredire della trama della missione rivela un complotto che minaccia di travolgere gli Stati Uniti e la Russia in uno scontro militare assoluto.
Un contrasto interiore e etico rimesta dentro Kelly, tra l’onore personale e la lealtà verso il proprio Paese: se vuole evitare un disastro, deve affrontare i nemici senza rimorso e rivelare i potenti che si nascondono dietro la cospirazione. Scritto da Taylor Sheridan (già in Soldado) e Will Staples, il film è prodotto da Akiva Goldsman, Josh Appelbaum, André Nemec, oltre – appunto – che dallo stesso Jordan.
“Sento sempre la necessità di conoscere tutto il mondo che racconto, quindi ho avuto consulenti sia politici sia Navy Seal operativi, e gli attori hanno preso parte a un camp; per il tema politico – quello di un Paese lacerato, con il popolo diviso – creare un nemico esterno ti aiuta a ricompattare il tessuto sociale, aspetto che faceva parte del libro di Clancy ma con Sheridan l’abbiamo ampliato. Ho contato sul fattore umano, è uno degli elementi che ho scelto, tanto che ho chiesto a tutti gli attori di interpretare loro stessi le scene d’azione, e ovviamente intorno ai miei attori succedeva qualsiasi cosa: il fattore umano andava gestito, per sicurezza, per non esporli a dei rischi, ma un film è un’esperienza umana e evolve proprio per la presenza dell’azione umana, che per quanto spinta ai suoi limiti non sarebbe risultata supereroica, per il limite oggettivo dell’essere umano”, prosegue ancora l’autore.
Un film d’azione, in cui la stessa è sostenuta anche da un fondamentale corredo di supporto, come per Senza rimorso è la colonna sonora: “Trovo che la musica in un racconto cinematografico sia fondamentale e mi piace quando crea un presupposto ma non guida, per cui amo lavorare con musicisti che non siano compositori di colonne sonore, un pò più complessi tecnicamente ma capaci di regalare una visione più fresca. In America, in cui c’è una grande tradizione di colonne sonore, anche ridondante, io invece ho scelto musicisti che non c’entravano niente con la composizione classica. L’autore della mia musica, Jon Thor Birgisson dei Sigur Rós, dapprima era titubante, perché non certo di fare un film hollywoodiano, ma poi gli ho spiegato che sarebbe stata un’esperienza creativa un pò differente”, confida Sollima.
Una produzione tra Berlino, Whashington e Los Angeles, che giunge alla distribuzione su Amazon Prime Video dal 30 aprile.
Stefano Sollima è adesso al lavoro su Colt, di cui dice: “Non so quanto di quello che ho fatto in carriera sia riconducibile al western Anni ’70, ma Colt non è pensato per essere un omaggio al genere, è un film moderno con un’ambientazione d’epoca. Abbiamo la sceneggiatura (scritta con Massimo Gaudioso e Luca Infascelli, ndr) e stiamo facendo i sopralluoghi, siamo quindi in una fase pre-produttiva. Queste sono macchine complesse che richiedono certezza di tutto”.
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