Racconta quella che in Italia è nota (poco) come la storia di “Sole e Baleno” la coproduzione italo-argentina Soledad di Agustina Macri, figlia del presidente dell’Argentina Mauricio Macri, presentata in Panorama Italia ad Alice nella città. Una storia drammatica che in realtà è poco conosciuta anche nella stessa Torino, dove pure parecchi graffiti a opera dei movimenti anarchici ricordano i protagonisti come vittime di complotto istituzionale e gogna mediatica. Al centro della vicenda due ragazzi, Edoardo Massari che si fa chiamare Baleno, un anarchico torinese, e Soledad Rosas, ventitreenne argentina a cui i genitori per la laurea regalano viaggio in Europa con un’amica. La ragazza finisce a dormire in una casa occupata a Torino dove incontra Edoardo e se ne innamora. Siamo nel 1997 e da quel momento inizia la loro storia che dura circa un anno, sullo sfondo di una Val di Susa dove combattono il sistema insieme a un gruppo di anarchici, battendosi contro la costruzione della rete ferroviaria ad alta velocità. Indagini e intercettazioni della polizia conducono la coppia in carcere con l’accusa di atti di terrorismo. Dopo un paio di settimane Edoardo Massari viene trovato impiccato nella sua cella in prigione; dopo quattro mesi Soledad viene trovata morta nel bagno della casa dove viveva agli arresti domiciliari; dopo quattro anni la Corte di Cassazione ha lasciato cadere l’accusa di sovversione e terrorismo per mancanza di prove.
Una vicenda dai tratti oscuri, raccontata nel libro Amore e Anarchia a cui si ispira il film, firmato dal giornalista argentino Martín Caparrós. Ma proprio da parte degli anarchici sono arrivate le proteste più forti al film, con diversi tentativi, sia a Genova che a Torino, di bloccarne le riprese sul set. La stessa frase di denuncia contro i media che viene detta a un certo punto nella pellicola, “Mercificate i nostri sentimenti”, è una delle espressioni di protesta che i veri anarchici hanno scritto sui manifesti per esprimere la loro contrarietà al progetto. “Non me l’aspettavo – ammette la regista – anche perché io stavo dalla loro parte, volevo dar voce alla loro storia, e la libertà di espressione è sempre qualcosa di importante. Abbiamo cercato in tutti i modi un dialogo, anche la troupe a Torino era vicina al loro ambiente, ma non c’è stato niente da fare. Mi piacerebbe vedessero il film ora per discuterne insieme”.
La loro è una moderna favola d’amore, la cui morte per passione ricorda da un lato Romeo e Giulietta, ma dall’altro è indiscutibilmente anche la storia di uno Stato che si inventa dei nemici, che ha bisogno di un capro espiatorio da gettare in pasto all’opinione pubblica. “Ci siamo calati lentamente nella storia – racconta lo sceneggiatore Paolo Logli – è stato come entrare in un abisso, in cui il momento più profondo è quando Soledad dice “Noi volevamo solo cambiare il mondo”. C’è un momento nel film in cui un poliziotto dice all’altro “Sono solo dei ragazzini che giocano alla rivoluzione”, e l’altro risponde “E sbagliano, con la rivoluzione non si gioca”. Si vede, da questo, che i ragazzi vivevano con l’incoscienza dei vent’anni, non sapendo che stavano per essere travolti da una valanga, in cui la ragione di Stato ha già deciso”.
Nel cast oltre all’attrice e cantante argentina Vera Spinetta nel ruolo di Soledad, Giulio Corso veste i panni di Baleno: “Interpretare un suicida significa innanzitutto porsi la domanda sul quando avviene la decisione di togliersi la vita. Una persona mi ha fatto riflettere sul fatto che il suicida, in fondo, sa da sempre che lo farà. L’anarchico decide per sé quando interrompere la propria esistenza, decide di non essere privato della libertà da parte di uno Stato, che non riconosce, che l’ha chiuso in carcere”.
Shirin Neshat, esponente dell’arte visiva contemporanea, iraniana naturalizzata newyorkese, ha presentato alla Festa di Roma, nell’ambito del progetto Videocittà, il suo ultimo film: Looking For Oum Kulthum, un ennesimo incontro tra Oriente e Occidente, tra ritratto e autoritratto, con protagonista una donna, un’artista, una leggenda musicale egiziana
Miglior film Jellyfish di James Gardner, una storia d'identità e desiderio di fuga; premio speciale della giuria Ben is Back di Peter Hedges con Julia Roberts e Lucas Hedges; miglior attore Thomas Blanchard per The Elephant and the Butterfly di Amelie Van Elmbt
"Questo film contiene un desiderio - ha detto De Angelis commentando il premio vinto alla Festa di Roma - ed è il desiderio di fare un regalo a chi lo guarda"
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