TAORMINA – “Sofia è un capolavoro della natura”, dice una spettatrice nella sala affollata, non solo di giornalisti, ma anche di tanti curiosi che vogliono vedere un mito vivente come la Loren da vicino e magari riuscire a fotografarla. Ma lei replica subito con candore: “Sono una persona fragile, che si emoziona facilmente. Sono arrivata qui a Taormina per prima volta tanti anni fa, e stavo quasi per cadere di sotto dagli spalti del Teatro Antico per quanto ero emozionata. Ma anche adesso, quando entrerò in quel meraviglioso luogo per ritirare l’Art Award, avrò in cuore in subbuglio”. Del premio dice addirittura di non meritarlo. “E’ importantissimo e prestigioso, quando tornerò a casa dai miei figli e dai miei nipotini cercherò il posto giusto dove metterlo. L’Oscar lo lucido tutte le mattine”. Ha quattro nipoti, due maschi e due femmine e le piace ricordare che è anche una nonna, con i suoi 78 anni da compiere a settembre. Impegni al contagocce, il musical Nine è stato l’ultimo suo film, ma un desiderio, quello di portare al cinema La voce umana di Cocteau con la regia del figlio Edoardo. “Al cinema lo fece Anna Magnani, indimenticabile”.
All’apice di una carriera così straordinaria, ha qualche rimpianto?
Rifarei tutto dal principio alla fine, tutto quello che è successo è stata una sorpresa. Frequentavo le magistrali a Pozzuoli quando mia madre mi portò a Roma, dove stavano facendo Quo vadis? ed era sicura che ci fosse un ruolo per me. Avevo solo 16 anni. A Roma ci sentivamo molto ricche con 30mila lire al giorno che non avevamo mai visto prima, ma io volevo solo tornare dai miei nonni, al mio paese. La mia vita non è stata facile. Però abbiamo conosciuto le persone giuste e la fortuna mi ha sorriso. Sono disciplinata, penso molto, oggi quando incontro una persona nuova le faccio il ritratto e non sbaglio mai.
Che ricordo ha di sua madre Romilda Villani, che lei ha anche interpretato in una fiction televisiva dedicata alla vostra storia?
Mia mamma è stata un punto di riferimento preciso, se non l’avessi avuta accanto a me non avrei fatto la carriera. Era dolce ma molto presente e sapeva cosa voleva. Forse da me voleva troppe cose e tra noi ci sono stati dei litigi, perché io credevo di non farcela. Ma girando quella fiction ho scoperto tante cose che mi ha inculcato e che ancora sono in me.
Come si è comportata con i suoi figli, Edoardo che fa il regista e Carlo jr, direttore d’orchestra?
Hanno scelto loro la propria strada, senza interferenze. Carlo ha preso l’amore per la musica classica dal padre.
Stasera sarà premiata nell’intervallo della partita Italia-Germania.
Non sono tifosa, però l’altra sera Italia-Inghilterra è stata una partita fantastica. Venivo dal Messico, ero molto stanca, ma mi sono resa conto che c’era da godere, così ho preso un caffè e sono rimasta sveglia. Ai rigori è stato bellissimo.
Come vede il cinema italiano di oggi rispetto all’epoca d’oro?
Quella è stata l’epoca più bella del nostro cinema, quando c’erano Fellini, Antonioni e De Sica. Ora c’è un momento di stasi. Ci sono tante cose che non vanno bene e il cinema è lo specchio della nostra vita. Bisogna fare delle belle cose e portarle come prima in giro per il mondo. Posso dire che Verdone è molto bravo e intelligente, con lui lavorerei. Gli altri fanno filmetti, ma qualcuno ha qualità. Li vedo a volte in tv.
E dell’Italia più in generale cosa pensa?
Cerco di vedere sempre il lato positivo, la speranza. Basta parlare male dell’Italia, bisogna tirare su gli animi della gente.
Ha nuovi progetti?
Sto valutando due o tre progetti americani. A una certa età, quando non sei più una bambina, bisogna trovare lavori di cui gioire. Se fosse ancora vivo David Lean con lui lavorerei. Bisogna trovare le storie giuste e non è facile.
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