Palco con moquette rossa, cielo azzurro sullo sfondo, poltrone cardinalizie. Da qui Lino Micciché, presidente della SNC, Nicola Bono, sottosegretario del ministero dei Beni e le Attività culturali e Alessandro Finazzi Agrò, rettore dell’Università di Tor Vergata, inaugurano, nella sede romana di via Tuscolana, l’anno accademico 2002 della Scuola Nazionale di Cinema.
Di fronte a loro una folta platea: nelle prime file siedono registi, tra cui Gillo Pontecorvo, Citto Maselli, Liliana Cavani e Franco Giraldi, rappresentanti del ministero come Rossana Rummo e Carmelo Rocca e poi ancora Felice Laudadio, Gianni Massaro, Luciana Castellina. Appena dietro gli allievi accorsi numerosi alla cerimonia.
Micciché rivendica con orgoglio il prestigio e la consolidata tradizione della SNC e snocciola numeri e risultati della sua gestione, arrivata al quarto e penultimo anno.
Al rettore di Tor Vergata, Finazzi Agrò, tocca il compito di illustrare la novità più importante di quest’anno accademico: l’Università e la SNC hanno stretto una sinergia grazie a cui “la Facoltà di Lettere e Filosofia di Tor Vergata-DAMS riconoscerà come diploma di laurea il diploma della Scuola Nazionale di Cinema. Il nostro accordo prevede scambi a livello didattico e di ricerca. In particolare, il campus di Tor Vergata, il più grande d’Europa con i suoi 600 ettari, ospiterà un deposito di pellicole e un laboratorio in cui tecnici della SNC e docenti dell’ateneo lavoreranno fianco e fianco”.
L’inaugurazione si conclude con un lungo intervento di Tullio Kezich, che ripercorre, dal 1927 fino ad oggi, “nascita, apoteosi e tramonto della critica militante”.
Tutto questo accadeva ieri mattina, poi in tarda serata la sorpresa: con un sintetico comunicato il ministro per i Beni e le Attività culturali, Giuliano Urbani, rende noto che Francesco Alberoni, sociologo e editorialista del “Corriere della Sera”, è stato nominato nuovo presidente della SNC.
Un fulmine a ciel sereno per Micciché che oggi spiega: “Non ho nulla da ridire sulla nomina di Alberoni che è un ottimo sociologo. L’ho incontrato negli anni ’60, quando diceva di non conoscere e di non amare particolarmente il cinema. Sono sicuro che nel frattempo se ne è innamorato. Piuttosto resta qualcosa da eccepire sul metodo. La notizia infatti mi è stata data ieri sera attorno alle 19 da una giornalista”.
Secondo Micciché, il cui mandato scade il prossimo 7 aprile, la scelta di Alberoni nasce “dall’applicazione dello spoiling system che questo governo sta sistematicamente adottando”.
Nel frattempo il presidente uscente valuterà se accettare la proposta del ministro di continuare a dirigere le Edizioni Bianco & Nero e la monumentale Storia del cinema italiano.
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