Il corpo nudo della donna, la foresta estone, il profondo inverno, una sauna al fumo. E l’anima.
Smoke Sauna, esordio nel lungometraggio della regista Anna Hints, premio EFA come Miglior documentario 2023, che ha debuttato un anno fa al Sundance Film Festival, è un gineceo, intimo e laico, in cui predominano giochi fotografici di chiaroscuro e dettagli di corpi femminili – seni, guance, piedi, mostrati nella naturalezza del nudo, senza nessuna insistenza pruriginosa, con delicata ma carnale sensualità e altrettanta discrezione: accanto alla materia epidermica, al sudore, agli sguardi, compagne di questa fisicità preponderante sono le parole.
Non si tratta di una sauna da SPA ma di una baita nel cuore di un bosco, nella pancia viva della Natura selvatica, in cui il luogo è come un ventre materno che contiene dentro di sé la vita di 25 donne, che, dentro questa sorta di nido, si sentono sorelle – seppur non biologicamente – e dunque libere, tanto da raccontarsi vicendevolmente, in maniera confidenziale, anche quello che talvolta si fatica a confessare a se stesse, o comunque alle persone più strette: il sottotitolo del film è infatti I segreti della sorellanza.
Le parole fluiscono dal ricordo dell’infanzia, dell’io-bambina, alla bellezza dei quarant’anni; dalla presa di coscienza del proprio essere femmina a cui piacciono le femmine, “un processo complicato”, al coraggio di scappare da un contesto in cui non ti senti “accarezzata”; dall’aborto alla gioia di essere in attesa; dalla nonna picchiata dal marito al divorzio, prima “grave peccato”; dai modi con cui gli adulti si destreggiano a chiamare la vagina delle bimbe all’esperienza dello stupro; al senso della morte.
“Mia nonna mi ha trasmesso le tradizioni della sauna al fumo”, spiega la regista. “La sauna rappresenta un ‘safe space’ dove le donne possono confidarsi e liberarsi da ciò che più pesa loro, in un processo di guarigione ed emancipazione. Purifichiamo il corpo e l’anima prima degli eventi importanti”.
Spogliarsi, essere nude, in questo film si restituisce, infatti, come una liberazione dell’anima, tanto che – nelle sequenze finali, quando all’esterno della sauna la primavera comincia a sbocciare – le donne intonano un canto, in cui una strofa recita: “…cantando con il dolore esce tutto il dolore / cantando con il dolore esce tutta la paura…”, creando quasi un momento di ritualità tribale, come una “danza” intorno alle parole dell’armonia, complici il battere i piedi a terra e le mani sulle cosce, così strumenti di quel mantra.
Da un’intervista che Anna Hints ha rilasciato al “British Sauna Society” si scopre anche come abbia proceduto e sia riuscita a comporre il suo cast, non di attrici professioniste, ma semplicemente di donne: “La notizia si è diffusa rapidamente poiché l’Estonia è molto piccola, conta soli 1,3 milioni di persone. Molte donne hanno iniziato a contattarmi parlandomi delle loro storie; un giorno, una macchina si è fermata nel mio cortile, una donna è scesa e ha chiesto se potesse unirsi. Non ho mai cercato di convincere nessuna. Stavo solo incontrando persone ed ero molto trasparente riguardo al livello di intimità che cercavo, su quanto in profondità saremmo andate. Se c’era esitazione da parte loro, per me corrispondeva a un rifiuto. Nel film ci sono 25 donne. Non tutte parlano, alcune solo ascoltano, ma anche l’ascolto è un ruolo di per sé importante”.
Smoke Sauna – co-produzione Estonia, Francia e Islanda – esce al cinema il 5, 6 e 7 febbraio, distribuito da Wanted Cinema.
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