“C’è molto de La banda degli onesti con Totò e Peppino De Filippo e de I soliti ignoti, da lì siamo partiti. E poi ci siamo lasciati contaminare, parodiandole, da sitcom e serie tv americane come The Big Bang Theory e Breaking Bad, e da film come Ocean’s Eleven”. Così il 33enne esordiente salernitano Sydney Sibilia parla di Smetto quando voglio, indovinata opera prima in uscita con 01 il 6 febbraio con oltre 250 copie, una produzione Fandango e Ascent Film con Rai Cinema e ‘adottata’, in quanto opera prima, dal circuito Uci Italia (43 strutture e 445 schermi) grazie a un accordo con Rai Cinema.
In tempi di crisi e disoccupazione che può fare Pietro, un bravissimo e geniale ricercatore di neurobiologia (Edoardo Leo) prossimo ai 40 anni, una volta licenziato dal barone universitario? Inventarsi l’affare del momento, una smart drug, fatta di una molecola non considerata illegale, e venderla sul mercato con immediato profitto. Ovviamente non da solo, ma mettendo insieme una banda composta da amici laureati con il massimo dei voti e salariati con il minimo, precari a vita ma espertissimi nella loro materia: i due benzinai che parlano lingue antiche, dal latino al sanscrito (Lorenzo Lavia e Valerio Aprea); il chimico lavapiatti (Stefano Fresi); l’economista giocatore di poker (Libero De Rienzo); l’antropologo disoccupato (Pietro Sermonti) e l’archeologo impiegato (Paolo Calabresi).
Un’insolita banda di 40enni capace di confezionare in modo industriale la ricercata pasticca e di conquistare da subito il mercato. Insomma un mucchio di soldi fino a sfidare il ‘Murena’, criminale autentico (Neri Marcorè) con un curriculum, anche lui, universitario. E coinvolta a sua insaputa è Giulia, compagna del ricercatore e assistente sociale di tossicodipendenti: “L’unica persona con i piedi per terra, che programma tutto, salvo sfuggirle la doppia vita di Pietro”, spiega l’interprete Valeria Solarino.
La prima immagine che Sydney Sibilia ha avuto era quella di due netturbini laureati in filosofia con tanto di master, una notizia pubblicata dalla stampa. Da lì il regista è partito, per realizzare “un film che non vuole essere preso sul serio altrimenti si sgonfia, ma è una commedia divertente con vicende paradossali e dialoghi ben calibrati, dove la satira sociale è sullo sfondo”.
E questa commedia vive, oltre che di una scrittura accurata, della spontaneità e della freschezza degli interpreti: “Volevo un film corale, nel quale gli attori non si prendessero troppo sul serio, anzi si divertissero”, aggiunge l’autore. Così è stato scelto un cast forte e vario, ma senza i nomi classici, spiega il produttore Matteo Rovere: “Esordire nella situazione attuale non è facile, ma c’è spazio per nuovi contenuti come le web series, un terreno sul quale confrontarsi con il pubblico. Sibilia è un regista che viene da un percorso classico, dopo i cortometraggi ha presentato a me piccolo produttore il suo progetto ed io ho cercato poi il sostegno di Fandango ”. E Domenico Procacci aggiunge che oggi ci sono meno esordi rispetto a prima e “la commedia è un genere spesso frequentato, l’importante è puntare sull’originalità come è avvenuto con Smetto ma non ti voglio”.
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