Giunto alla sua sesta edizione, lo Slow Film Fest, organizzato dall’Associazione Culturale Muovileidee, con il contributo della Regione Lazio e il sostegno della Fondazione Cinema per Roma e della CNA Roma, con i Patrocini dei Comuni di Acquapendente e di Antrodoco e di Lega Coop Lazio, con la collaborazione della casa di produzione Wuman Visions, dell’Accademia di Cinema e Televisione Griffith e di Finca (Festival Internacional de Cine Ambiental), e con la media partnership di DaSapere.it, arriva in streaming da giovedì 10 dicembre a domenica 13 dicembre su slowfilmfest.stream, in collaborazione con la piattaforma ODDB e fino al 15 dicembre con incontri on-line e passeggiate.
La prima kermesse interamente dedicata a una visione cinematografica slow è diretta da Maria Luisa Celani, con la collaborazione alla programmazione di Florencia Santucho, Cristina Borsatti, Ilaria Iovine e Susanna Stivali. In primo piano, l’universo femminile e non solo perché il festival è pensato da un team di donne, ma grazie alla collaborazione con la neonata casa di produzione romana Wuman Visions e alla presenza di numerose registe.
Centrale il tema dell’ambiente e dei cambiamenti climatici, i diritti umani e i temi di genere, le trasformazioni urbane, la memoria e i territori. Numerosi i documentari appartenenti alla sezione DOCUMENTA e dedicati ai diritti dell’uomo e dell’ambiente. Tra questi, Grit di Cynthia Wade & Sasha Friedlander (foto), anteprima coprodotta da Indonesia e America per portare a galla una delle tante tragedie ambientali di cui siamo responsabili. Nel 2006, la società di trivellazione Lapindo ha scatenato un flusso di fango tossico inarrestabile nella Giava orientale, seppellendo decine di villaggi e spostando 60.000 indonesiani. Il documentario si concentra sugli anni dell’adolescenza di Dian, un sopravvissuto di sedici anni che subisce le conseguenze della tragedia per un decennio e diventa un accanito sostenitore dei diritti dell’ambiente.
Ci porta invece in Colombia Sumercé di Victoria Solano Ortega, per farci riflettere sui diritti e sulla sovranità del cibo. La regista segue l’attivista veterano Don Eduardo, il nascente leader politico César Pachón e la leader contadina Rosita mentre combattono il loro governo e le sue decisioni sullo sfruttamento delle zone dove nasce l’acqua dolce della Colombia: i páramos. Argomento trattato, sotto una lente diversa, anche da Understory, anteprima diretta della regista portoghese Margarida Cardoso. Viaggiando attraverso Sao Tome e Principe, Inghilterra e Brasile, la regista cammina tra passato e presente, smantellando gli schemi dell’oppressione coloniale europea e indagando le possibilità di un giusto sfruttamento della pianta del cacao. Nei vari angoli del mondo, sono le donne che portano il cambiamento. Storia tutta al femminile come Jovanna For Future di Tangerine Tree. Dai Paesi Bassi arriva la storia della giovane Jovanna che, come migliaia di giovani nel mondo, è stata ispirata dall’attivista ambientale Greta Thunberg. Come Metamorphosis di Nova Ami e Velcrow Ripper, alle prese con la poesia e con la crisi ambientale del pianeta. Nel loro film in anteprima, gli incendi boschivi consumano comunità, le specie svaniscono e interi ecosistemi collassano. La crescita economica, legata alla maggiore velocità di estrazione delle risorse, ha creato una macchina con la capacità di distruggere tutta la vita. Ma questa crisi è anche un’opportunità di trasformazione.
Esplora le connessioni tra il cambiamento climatico e le migrazioni, il documentario italiano The Climate Limbo, diretto da Elena Brunello, Paolo Caselli e Francesco Ferri. I rapporti avvertono che il cambiamento climatico, i disastri naturali, la carestia di acqua e cibo potrebbero portare milioni di persone a lasciare le loro terre. Entro il 2050 le migrazioni guidate dal cambiamento climatico potrebbero contare fino a 300 milioni di nuovi rifugiati. Ed è nostrano anche The Sound of the Tigris di Laura Silvia Battaglia, affascinante diario visivo e sonoro delle avventure di alcuni membri della Tigris River Flotilla, associazione che si occupa di far comprendere l’importanza della difesa dell’ecosistema mesopotamico e di rendere consapevoli i governi iracheno e turco delle drammatiche conseguenze dello sfruttamento delle acque del Tigri sulla popolazione locale.
Arriva invece dalla Svizzera Messaggi dalla fine del mondo di Matteo Born, in cui Doris e Charles, sopraffatti dalle conseguenze del cambiamento climatico, sono determinati a fare qualcosa. La loro idea è semplice: portare cinque giovani svizzeri al circolo artico ad osservare i segni del surriscaldamento globale e poi sensibilizzare la loro generazione attraverso i social media. Altro tema caro allo Slow, le migrazioni sono al centro del documentario Fuori Campo di Melkanaa. L’obiettivo è puntato sulla Liberi Nantes Football Club, una squadra di calcio composta da rifugiati e richiedenti asilo che partecipa al campionato di terza categoria senza poter concorrere al titolo. Alla maggior parte dei giocatori, infatti, mancano ancora i documenti richiesti dalla federazione per poter competere a tutti gli effetti. Trasformazioni urbane e territori sono invece il focus di Roma di Carlos Higinio Esteban, che ci porta nella periferia di Roma tra gli anni ’60 e ’70, per parlare di progetti urbanistici e di spazio urbano, e di Soñando un lugar (in anteprima) di Alfonso Kint, film sui piccoli villaggi e sui loro grandi potenziali, sullo sradicamento e sull’arte come motore del cambiamento. Chiude la carrellata di documentari, Pink Ribbons Inc. della regista canadese Lèa Pool, che documenta come alcune aziende utilizzano il marketing legato al Nastro Rosa per aumentare le vendite, contribuendo solo con una piccola parte del ricavato alla causa del cancro al seno in sé. Racconta, inoltre, come le aziende usano il cosiddetto “pinkwashing” per migliorare la propria immagine pubblica mentre continuano la produzione di prodotti che potrebbero essere cancerogeni.
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