BERLINO – Silvio Soldini, che era già stato al festival berlinese con Brucio nel vento, a Berlino non è in concorso. “Nessun problema, è meno stressante – dice il regista ticinese – il festival è una vetrina che serve soprattutto per vendere all’estero e poi nelle competizioni mi è sempre andata male, solo una volta ho fatto vincere un premio a Fabrizio Bentivoglio, con Un’anima divisa in due a Venezia”.
Il suo nuovo film passa dunque in Panorama Special Gala, definizione pomposa per la vetrina che ospita, proprio nel giorno della festa degli innamorati, Cosavogliodipiù, una ballata sull’adulterio con un titolo ispirato alla canzone di Lucio Battisti (cosa voglio di più? voglio Anna), di cui si è finora molto parlato per le scene di eros tra Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher: lui è Domenico, che lavora sottopagato in un catering ed è sempre a corto di quattrini, ha una moglie (Teresa Saponangelo), una figlia di 5 anni, un altro nato da poco; lei è Anna, impiegata da un avvocato in centro, appartamentino in periferia appena comprato insieme al compagno Alessio, che vende valigie e che vorrebbe un figlio da lei. “Stanno bene e sarebbero felici se la passione non esplodesse altrove”, spiega Favino. E Soldini aggiunge: “Non è facile l’amore clandestino quando si fa fatica ad arrivare a fine mese”. I ricchi possono permettersi due, tre matrimoni, e rispettivi assegni all’ex coniuge, ma chi fatica a pagare le bollette, come può scegliere un’altra vita?”.
Alba, che appare nuda, di schiena, abbracciata al partner nei manifesti su Potsdamer Platz, racconta come i due attori si sono preparati al ruolo: “Abbiamo provato molto, ma alla fine mi sono lasciata andare, grazie all’aiuto di Silvio di cui mi fido moltissimo”, dice. Nel suo nuovo film La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo è dimagrita parecchio per entrare nel ruolo dell’anoressica Alice, per Soldini invece aveva preso qualche chilo in più. “Non ho avuto paura delle scene di sesso, è stato più difficile affrontare i ritorni a casa e i confronti con Giuseppe Battiston, il compagno tradito, con sensi di colpa e tutto il resto”. Lionello Cerri, produttore della pellicola insieme a Warner Bros e RSI, è soddisfatto dell’attenzione al mercato, con contratti già chiusi con Francia, Grecia, Belgio, Olanda, Cile, Argentina, oltre alle uscite già previste in Svizzera e Italia (il 30 aprile).
E’ vero che il film nasce da una storia vera?
Dopo Giorni e nuvole volevo fare una commedia, ma poi ho capito che quel film aveva toccato il pubblico perché parlava dal “basso” di cose sentite e per la prima volta sono partito proprio da una storia vera, una storia che mi aveva raccontato una mia amica impiegata.
L’eros tra i due protagonisti è il cuore di questo film, molto realistico nel mostrare la nascita di una passione.
Arrivato a questo punto della mia vita volevo affrontare il lato più carnale dell’amore, la sua componente fisica. Non è che volessi fare dell’erotismo a qualunque costo, ma raccontare l’intimità, e per far questo ci volevano due attori generosi.
Come li ha scelti e perché proprio loro?
Con Alba avevo già lavorato in Giorni e nuvole, dove interpretava la figlia ventenne di Margherita Buy. Aveva veramente voglia di mettersi alla prova con un personaggio così lontano da quelli che aveva incontrato finora, tanto che è riuscita a convincermi, al quinto provino ho capito che ce l’avrebbe fatta. Quando poi l’ho vista insieme a Pierfrancesco ho capito che Anna e Domenico erano loro.
C’è la descrizione del contesto familiare e sociale, i gesti del lavoro, la vita quotidiana nelle sue piccole cose.
Era importante il mondo i cui questi personaggi vivono, le loro famiglie. I suoceri di Domenico, napoletani, che abitano al piano di sopra, la sorella di Anna che ha appena avuto un bambino e i suoi che pensano che anche lei debba diventare mamma, la tintoria dove lavorano la madre e la zia… Il contesto è fondamentale in una storia di mancanze – mancanze di tempo, di soldi, di luoghi per incontrarsi. Mi colpì molto, anni fa, un film intitolato Innamorarsi, con Robert De Niro e Meryl Streep, era una storia d’amore in cui due star sembrano due persone qualsiasi.
Lo sono anche Anna e Domenico, raccontati nel loro rapporto con il denaro e con il tempo.
Non sanno dove vedersi né quando e anche trovare i soldi per un motel che costa 50 € per le prime quattro ore può essere un problema. Il film si concentra prima su di lei, quasi senza descrivere la vita che fa lui, che viene raccontata solo nella seconda parte. Poi si vedono anche le reazioni dei due traditi, che sono completamente diverse: la moglie di Domenico capisce quasi subito che lui ha un’altra, mentre il compagno di Anna cerca di non vedere fino all’ultimo.
Come ha costruito le scene d’amore?
Ogni film per me deve contenere una sfida e in questo caso la sfida era mostrare le scene d’amore in modo molto naturale e poco pudico. Avevo in mente film come Intimacy e Matrimonio tardivo in cui la sessualità è trattata in maniera diretta, quasi cruda, oppure giocosa. Però abbiamo provato a lungo, un mese, prima delle riprese, per approfondire la relazione tra Anna e Domenico e non solo quella fisica, ma anche tutto il resto.
E’ tornato a girare a Milano…
È una storia che non potevo che ambientare a Milano, dove mancavo dal 1993, ero andato via con Un’anima divisa in due verso Ancona, e non ero più tornato. Anna vive nell’hinterland e ogni giorno prende il treno per andare a lavorare in centro, Domenico vive in un casermone della periferia. Volevo fotografare i centri commerciali, i lavori in corso, le nuove costruzioni. Una Milano che prima non c’era.
Quanto conta l’esperienza con il documentario?
Il documentario mi interessa e mi piace molto, perché si incontrano personaggi veri che vanno oltre l’immaginazione e che a volte poi trasporto anche in un film di finzione. Qui Ramiro Civita, il direttore della fotografia, ha lavorato molto sulla luce naturale e con la macchina a mano, per dare la sensazione di cogliere la realtà nel suo divenire.
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