Non era pronto per Venezia, ma sarà probabilmente a Cannes o Berlino, Brucio nel vento, il nuovo film di Silvio Soldini girato tra la Svizzera e i dintorni di Praga. Molto atteso, dopo il successo anche internazionale di Pane e tulipani. E molto diverso da quel film. “Perché lavorare su personaggi che non partono direttamente da te è un’altra cosa, perché è un film non urbano, ma rurale, calato nella natura e dove il cambiamento del tempo e delle stagioni è molto importante, perché è molto violento e passionale”. E perché non una commedia, ma un dramma di legami di sangue e sradicamento, però con qualche momento leggero. “Ho imparato che un film drammatico non deve essere sempre drammatico. Può avere persino momenti un po’ buffi”, dice il regista italo-svizzero che ha scritto questa storia di nuovo con Doriana Leondeff, rielaborando un romanzo breve di Agota Kristof, Ieri.
Quando ha incontrato il libro della Kristof?
Subito dopo Le acrobate: e mi aveva già affascinato. Ma l’idea della commedia era nell’aria e così ho interrotto quel progetto per dedicarmi a Pane e tulipani.
E’ il tema dell’incesto ad averla affascinata?
No, e anche nei libri di Agota Kristof non credo che l’incesto sia da intendersi letteralmente. E’ vero che in Ieri i due protagonisti sono fratellastri, ma l’amore tra fratello e sorella, che è un classico della letteratura mitteleuropea, è un simbolo del ricongiungimento tra due metà che si sono perse. Un artista che, come la Kristof, deve allontanarsi dalla sua patria e dalla sua storia, vive questa scissione.
Avete cambiato molto, rispetto al libro?
Abbiamo cercato di restituire la scrittura potente, concisa e dura come un sasso della Kristof… Abbiamo cambiato il finale: perché nel libro c’è un epilogo punitivo che non mi corrisponde.
E la scrittrice come ha reagito?
All’inizio non le piaceva la mia versione. Poi, dopo aver visto Pane e tulipani, si è convinta un po’ di più.
E’ stato difficile trovare il protagonista?
Sì, perché è l’attore, in questo film, che ti deve tenere incollato alla sedia. Ivan Franek è un praghese che vive a Parigi e parla francese: l’ho trovato a Parigi dopo averlo cercato ovunque all’Est, a Praga, Budapest, Bucarest.
Anche la protagonista femminile viene dall’Est. Resteranno i dialoghi originali?
Spero di poter tenere due copie in originale, mentre per il resto stiamo lavorando a un doppiaggio ad altissimo livello.
Qualche timore di allontanarsi troppo dal modello vincente di “Pane e tulipani”?
No, il pubblico non vuole sempre la stessa cosa e l’ha dimostrato proprio con Pane e tulipani che non è un film già visto. Nella stagione passata hanno avuto successo autori diversissimi come Ozpetek, Moretti e Olmi. Credo che il segreto sia raccontare cose che ti interessano in prima persona e raccontarle bene.
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