SILVIO SOLDINI


Lo conoscono tutti a Berlino, l’uomo di Brot und Tulpen, campione d’incassi in Germania. Ma il suo ritorno in concorso, con Brucio nel vento, non poteva non sorprendere. Un film diverso e aspro, che non cerca il successo della commedia. “Neanche Pane e tulipani era fatto per piacere o per fare soldi, anche se quella storia mi ha aiutato a liberarmi di qualche legnosità”, chiarisce come sempre rigoroso Silvio Soldini.
Consensi alla proiezione per la stampa, applausi emozionati a quella per il pubblico e grande interesse, soprattutto da parte dei giornalisti cechi, hanno accolto il film tratto dal romanzo di Agota Kristof.
A Berlino, insieme al regista, ci sono i due protagonisti Ivan Franek e Barbara Lukesova (lei è in attesa di un bimbo), i produttori Lionello Cerri e Ruth Waldburger, lo staff di Raicinema, il direttore della fotografia Luca Bigazzi. Per loro, la sera della prima, ci sarà un grande party italiano, “Passions”, organizzato da Italia Cinema, Cinecittà Holding e Anica sotto il patronato del ministero e con la partecipazione del Deutsche Guggenheim che farà coincidere l’evento con l’inaugurazione di una mostra di Bill Viola.
In conferenza stampa, intanto, si parla del romanzo, del finale cambiato per lasciare un futuro ai personaggi, di immigrazione e di spaesamento. Ma anche di cose più materiali. Cerri ricorda che Fuori dal mondo, prodotto da lui, ha raggiunto in Germania 70.000 spettatori. Quanto a Brucio nel vento ha forti aspettative internazionali, perché girato in ceco e francese, interpretato da attori cechi, ambientato in Svizzera. “In Italia, dopo tre settimane, ha superato le 200mila presenze. Ma indipendentemente dal box office, è un film che ha scaldato le emozioni e che il pubblico ha amato”. Per ora è stato venduto in Germania, Islanda, Argentina, Messico, Portogallo e Brasile.

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09 Febbraio 2002

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