Si potrebbe fare facilmente “arrabbiare” Silvio Muccino, da anni in conflitto con il fratello maggiore Gabriele, sottolineando le – superficiali – analogie tra il suo Un altro mondo, in uscita con Universal, in 300 copie, mercoledì 22 dicembre, e il celebre La ricerca della felicità , prima sortita internazionale del Muccino più anziano. All’ufficio marketing di Universal un po’ ci giocano, e non c’è niente di male: i manifesti ritraenti il simpatico bimbo di colore protagonista (Michael Raney Jr.) affiancato dal padre putativo Silvio, ricordano analoghe immagini di Will Smith e suo figlio Jaden nell’esordio statunitense di Gabriele. Inoltre, anche per Muccino junior si tratta in qualche modo di un’apertura internazionale, dato che Universal, già distributrice nel mondo di prodotti francesi e spagnoli, ha deciso, a partire da questo progetto, di provarci anche con l’Italia, in collaborazione con Cattleya.
Ma le somiglianze si fermano qui. Tratto dal romanzo omonimo di Carla Vangelista, co-sceneggiatrice anche della pellicola, Un altro mondo è una storia di paternità negata e di accettazione. Muccino interpreta Andrea, ventottenne senza uno scopo figlio della ricca borghesia romana, cresciuto senza un padre. Ma una lettera del genitore, in fin di vita in un ospedale kenyota, sconvolge la sua esistenza. Andrea scopre di avere un fratello di otto anni in Africa, Charlie, da curare e far crescere.
“Lo considero un About a boy nell’era di Obama – spiega l’attore in conferenza stampa – Non a caso, il Kenya è il paese d’origine del presidente. Il libro di Carla era ricco di componenti, non capita tutti i giorni di poter affrontare un ruolo del genere. E’ un percorso di maturazione: per Andrea accettare Charlie vuol dire soprattutto accettare i propri limiti, infatti all’inizio lo rifiuta perché con la sua sola presenza lo costringe a ricordare l’assenza del padre. Ma una volta che viene fuori il dolore, lo si cura e si rinasce. Come nel mio primo film Parlami d’amore, copro il doppio ruolo di attore e regista. Ma non prediligo nessuno dei due e non è detto che lo farò sempre in futuro. Cerco soprattutto storie. Quando ho iniziato a lavorare a questa – specifica poi – non pensavo a un’uscita natalizia. Credevo che il film fosse anzi piuttosto rischioso, e quando ho saputo che era intenzione dei distributori farlo uscire in questo periodo sono rimasto sgomento. Li ho chiamati e mi hanno risposto: ‘Sì, è un film di Natale. Non un cinepanettone, ma un film alla Frank Capra”. Come potevo negarmi a fronte di un tale complimento? Un altro mondo nasce con l’intenzione di scaldare il cuore degli spettatori”.
Cosa che non gli riuscirà difficile, potendo contare su un piccolo interprete decisamente dotato come Michael Rainey jr.: è timido, parla poco italiano, gli piacciono da impazzire gli spaghetti cacio e pepe ed è lontanissimo da ogni possibile accostamento alla figura del piccolo divo, esprimendo con naturalezza tutto il candore che serve al ruolo. Quando gli si chiede cosa si è portato dietro dall’esperienza in Africa, risponde naturalmente col punto di vista di un bambino: “Tanto amore e tante cose belle mai viste prima. Cose fiche: leoni, facoceri…e poi Silvio è un tipo simpaticissimo”. “E’ un grandissimo talento, con una grossa facilità d’espressione, anche senza bisogno di parole – racconta Muccino che ha pescato Michael da un video di Tiziano Ferro – Nel provino che gli abbiamo fatto fare memorizzava il suono senza sapere di preciso il significato di ciò che diceva. Gli abbiamo chiesto di esprimere il senso di quella che per lui era una strana cantilena. Dirigere un bambino è una grossa responsabilità. Mi chiedevo costantemente se sarei stato all’altezza. E’ stato davvero come aprirsi a un altro mondo e alla fine mi sono reso conto che io ero la spalla e lui il protagonista. Ma questo approccio l’ho usato anche con tutti gli altri attori che mi hanno circondato: Maya Sansa, Isabella Ragonese, Greta Scacchi, Flavio Parenti“.
Ragonese conferma: “Il problema delle donne al cinema è che, molto spesso, sono relegate a ruoli secondari. Anche qui faccio ‘la fidanzata di’, ma si tratta comunque di un personaggio molto ben scritto, a tutto tondo. Inizialmente Flavia è chiusa, burbera e in lotta con tutti, poi si apre alla novità, anche più del suo compagno”. “La bellezza del mio personaggio è invece proprio che si evolve poco – spiega Maya Sansa – perché nel film Sara è già al punto di massima crescita. Ha capito tutto ciò che doveva capire e ha scelto di andare a vivere in Africa”.
Il film ha naturalmente dei risvolti sociali. Non a caso a Muccino è stato assegnato il Capri Social Award 2010 per impegno e sensibilità mostrati nel sostenere le campagne a favore dell’ Africa, che sarà gli sarà consegnato alla XVesima edizione del Capri, Hollywood International Film Fest (27 dicembre – 2 gennaio). Il regista è in questi giorni attivo testimonial dei progetti ‘Nati nel posto giusto’ a favore del Reparto Maternità del Neema Hospital di World Friends a Nairobi) e ‘Un’ altra Africa”. Le campagne sostenute da Muccino vogliono sensibilizzare l’ opinione pubblica sulle drammatiche cifre fornite dall’ Unicef provenienti dall Africa subshariana dove una mamma su 16 rischia di morire per cause legate alla maternità.
Fa parte dell’impegno la pubblicazione per beneficienza del libretto per bambini ‘FishandChips’ (Giunti kids) della stessa Carla Vangelista e con una prefazione di Muccino medesimo, che racconta le avventure del piccolo dinosauro di pezza che Charlie si porta dietro per tutto il film. “Non ero particolarmente sensibile a queste tematiche – dice l’attore/regista – ma quando vieni a contatto con quella realtà non puoi voltarti dall’altra parte. E sottolineo non puoi. Non è una questione di bontà. Non puoi farne a meno. Ho avuto la fortuna di conoscere il dottor Gianfranco Morino che, in un paese dove la sanità è appannaggio dei ricchi, ha costruito e cerca di portare avanti la struttura di un ospedale gratuito, dedicando il suo lavoro a tutti i medici che chiamano i malati pazienti e non clienti. Ero preparato alla durezza, alla violenza, ma non a vedere uomini in giacca e donne in guepière uscire dalle baraccopoli. Non a quel senso di dignità . Ho capito che quello era ciò che dovevo inserire nel film”.
Nella pellicola c’è, a far da contraltare all’atmosferica colonna sonora di Stefano Arnaldi, un pezzo di Bruce Springsteen, Secret Garden, che torna a commentare un film italiano dopo tanti anni, addirittura dai tempi del morettiano Palombella Rossa. “C’è sempre un motivo per metterci Springsteen – scherza Muccino in chiusura – ma io già avevo in mente questa canzone per il trailer da prima che il film esistesse. Sono arrivato a elemosinare un contatto con il boss perché tutte le vie ufficiali erano chiuse. Poi ho scritto una mail che iniziava con ‘dear Bruce’, a cui allegavo la sequenza del film in questione e una vera e propria supplica. Dopo tre settimane è arrivata la risposta, laconica: ‘Ok'”.
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