Nonostante sia pieno luglio Silvio Muccino sfoggia il classico pallore del maturando. Alla sua vita da liceale lui deve il suo esordio al cinema, sotto l’ala del fratello maggiore Gabriele che lo ha diretto in Come te nessuno mai. Ora, con un discreto 80 stampato sul diploma, la sua vita da studente è conclusa, ma dall’aria che tira sembra che la sua esperienza nel cinema debba ancora esplodere.
Come tutti i rampolli della Roma bene che si rispettino, l’appena maggiorenne Silvio quest’anno ha fatto la sua brava esperienza all’estero. Ma invece di andarsene in un college inglese, ha passato qualche settimana in Lussemburgo sul set di C. Q., il film di un altro giovane che il cinema ce l’ha nel Dna: Roman Coppola (leggi l’intervista su CinemaZip), erede del mitico Francis Ford Coppola.
Come è nata la tua partecipazione al film?
Mi hanno chiamato per un provino. Il mio doveva essere un ruolo brillante, così mi hanno chiesto di raccontare una barzelletta, in inglese, ovviamente. Beh, io l’inglese lo parlicchio, ma l’unica cosa che mi è venuta in qual momento è stata una storiella sporca, di quelle proprio spinte. Una figura terrificante, tanto che mentre me ne tornavo a casa su quel film c’avevo già messo una bella croce sopra.
E invece poi ti hanno chiamato…
Sì, e quando me l’hanno detto a momenti mi schiantavo sul motorino. Ho incontrato Roman Coppola la prima volta in una casa a Trastevere. Mi ha messo il copione in mano e abbiamo cominciato a lavorare alla scena principale. E’ stato molto divertente, ci siamo presi subito.
Così ti sei ritrovato in un set importante, che impressione ti ha fatto?
Una roba pazzesca! Io ero abituato a lavorare con Gabriele, dove tutto è piccolo, familiare. E invece quando ho messo piede negli studios era tutto enorme, con decine di persone che andavano e venivano. Ero lì che cercavo ancora di rendermi conto, quando è arrivato un tipo che ha cominciato a chiamarmi Pippo, che è il nome del mio personaggio, e mi ha fatto trottare a destra e sinistra. Ho portato i caffè, ho fatto tutto quello che mi dicevano di fare senza capire bene, alla fine ho scoperto che gli americani funzionano così e mi sono adeguato.
E lavorare con Depardieu e Giannini com’è stato?
Anche quella un’esperienza incredibile. Quando ti ritrovi davanti a uno con la possenza di Depardieu hai poco da scegliere: stai zitto e fai quello che dice lui. Mi strapazzava un po’, ma lui è fatto così, e io che dovevo fare? Se uno così mi acchiappa mi sbriciola! E poi c’erano Giancarlo Giannini e Massimo Ghini che mi prendevano di mira, era una raffica di battute continue, anche fuori dal set. Da Ghini ho pure rimediato uno scapaccione, quando una sera mi ha trovato a spasso invece che chino sui libri a studiare per gli esami!
Pensi di raggiungere tuo fratello che sta girando a New York?
Magari lo vado a trovare, ma a settembre inizio le riprese di un road movie diretto da una regista giovane, Chiara Cremaschi. E’ la storia di tre ragazzi della provincia di Bergamo che vogliono scappare di casa e fuggono puntando dritti verso la Spagna, in pieno novembre.
Non tornerai più a scrivere come hai fatto per la sceneggiatura di ”Come te nessuno mai”?
E’ proprio quello che sto facendo ed è un progetto che mi rende incredibilmente felice. Sto scrivendo la sceneggiatura di A modo mio, film che produrrà Umberto Massa per la Kubla khan.
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