Sibila il vento, la freccia nera che conquistò una generazione

La freccia nera è la madre di tutti i teleromanzi italiani. Firmato nel 1968 da un maestro del genere, Anton Giulio Majano, interpretata da un cast di prim’ordine


È La freccia nera la madre di tutti i teleromanzi italiani? Sembrerebbe proprio di sì. È questo che si legge anche sul sito di Raiplay, dove è possibile rivedere questa pietra miliare degli sceneggiati televisivi del Primo Canale, firmato nel 1968 da un maestro del genere: di Anton Giulio Majano e interpretata da un cast di prim’ordine: Aldo Reggiani, Loretta Goggi, Arnoldo Foà.

La storia è un adattamento dall’omonimo romanzo del geniale Robert Louis Stevenson, autore di classici come Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde e L’isola del tesoro.

Uscito inizialmente in 17 settimanali sulla rivista Young Folks, periodico per ragazzi, il romanzo storico avventuroso La Freccia Nera venne pubblicato poi in volume unico nel 1888 e fu subito classico.

Due Rose per due cuori: la trama

Le puntate della serie televisiva sono invece 7 e conquistarono milioni di spettatori dal 22 dicembre 1968 al 2 febbraio 1969, incollati ai piccoli schermi senza colore per seguire le vicende di Dick Shelton rimasto orfano giovanissimo del padre e profondamente devoto al tutore Sir Daniel Brackley, cavaliere di Tunstall (immaginaria località inglese del Suffolk), salvo poi scoprire che questi altro non è che il malvagio e avido assassino di suo padre.

Lo scenario storico è la Guerra delle Due Rose, una sanguinosa lotta dinastica combattuta in Inghilterra tra il 1455 e il 1485 tra due diversi rami della casa regnante dei Plantageneti (i Lancaster e gli York). Tra intrighi, vendette, furibonde battaglie, corse a perdifiato e frecce incoccate pronte a sibilare, si consuma un’immancabile storia d’amore: il prode Dick prima di darsi alla macchia scopre che il soldato John, da poco entrato nelle fila del suo gruppo, altri non è che Joan (Loretta Goggi, nel doppio ruolo), sua promessa sposa. Così oltre che per l’onore, ci sarà da combattere anche per il cuore.

La freccia nera fischiando si scaglia

Sibila il vento, la notte si appresta e la cupa foresta minacciosa si fa; passa, ma trema se senti un fruscìo forse è un segno d’addio che la vita ti dà”.

Versi incisi a fuoco nella memoria di generazioni di spettatori che al solo sentire la musica di Riz Ortolani, impreziosite dall’epica cadenza delle parole di Sandro Tuminelli, avvertivano il ribollire implacabile di emozioni. Una televisione che faceva sognare, tremare e temere (per le sorti dei suoi personaggi). Una storia di donne, cavalieri, armi e amori che prima di allora non aveva avuto precedenti così intensi.

Il successo fu davvero uno “tsunami mediatico” nella società di allora. Anche La Cittadella, altro sceneggiato di cui abbiamo parlato nella collezione Tv Old Style, fu scalzata dai favori del pubblico che scelsero in oltre 16 milioni a puntata le avventure di Dick e Joan. L’indice di gradimento fu ovviamente altissimo, arrivando a sfiorare Canzonissima, ossia la trasmissione allora più seguita dell’anno.

Loretta Goggi, non ancora maggiorenne  durante la lavorazione, e Aldo Reggiani, che di anni ne aveva solo 22, divennero star amatissime, imitati e ammirati come influencer ante-litteram.

Giocare alla Freccia nera, in un’epoca dove era lontanissima la narcotizzazione digitale dei giovani e giovanissimi di oggi, era un rito ludico per i ragazzi a cavallo tra anni 60 e 70, ancora più popolare del giocare a indiani e cowboy o gli altri role playing di guerra che segnava l’età infantile di allora. E senza differenze tra nord e sud.

Le scoccate della critica

Come spesso accade e sempre accadrà, il favore del pubblico non corrisponde necessariamente al buon vento della critica. il “Corriere dell’Informazione proprio non mandò giù, ad esempio la scelta di trasmettere una storia “per ragazzi” (come se “per ragazzi” fosse un insulto all’intelligenza del pubblico maturo), arrivando a definirlo addirittura una “nuova prova del declino di un gusto” di una nazione.

Solo lievemente meno acida fu la considerazione di Gastone Geron dalle pagine del “Corriere della sera” che scrisse, dopo pochi giorni dall’uscita della prima puntata, che lo sceneggiato andava visto e giudicato “sotto il punto di vista della funzione satisfattoria di certi impulsi magari un po’ infantili” e riconoscendogli “una netta superficialità di realizzazione”.

Insomma “un teleromanzone un po’ puerile  con un’interpretazione generica, da Aldo Reggiani a Loretta Goggi, perfino ad Arnoldo Foà (una eccezione il Duca di Gloucester di Merli)”

La freccia eterna vola di rete in rete

Critica o non critica, puerile o meno, La freccia nera fu un successo leggendario e così fu replicato a spron battuto, anche su altri canali. Quasi dieci anni dopo approdò a Rai 2 e nel 1983 su Telemontecarlo, quindi Raitre nel pomeriggio e di nuovo nel settembre di quell’anno su Raidue con frequenza quotidiana, ma dilatando la trasmissione in due settimane, grazie allo spezzettamento in due di ogni puntata. Nel 1985 toccò a Tele Capodistria riportare in vita mediatica le avventure di Dick, Joan e il gruppo sovversivo che  lotta per la libertà, fino a raggiungere il nuovo millennio con la riproposizione (nel 2006) su Sat2000.

Sibila il vento, la notte si appresta

e la cupa foresta

minacciosa si fa!”

16 Settembre 2023

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