Sergei Loznitsa: partigiano del mondo dalla Russia a Cannes


CANNES – Unico russo in concorso, Sergei Loznitsa, con V Tumane/In the Fog/Dans la brume porta sulla Croisette una toccante storia di sopravvivenza e dignità ambientata nelle frontiere occidentali dell’Unione Sovietica nel 1942. La regione è sotto l’occupazione dei tedeschi, e i partigiani del posto stanno combattendo una brutale campagna per la resistenza. Un treno deraglia vicino al villaggio dove Sushenya, un ferroviere, vive con la sua famiglia. Innocente, egli viene arrestato con un gruppo di sabotatori, ma l’ufficiale tedesco incaricato di impiccarlo insieme agli altri decide di lasciarlo libero. Voci di un presunto tradimento da parte di Sushenya cominciano a diffondersi rapidamente e i partigiani Burov e Voitik vanno a cercarlo per vendicarsi. Portato Sushenya in una foresta, cadono in un’imboscata, così lui si trova faccia a faccia con un nemico ferito. E là, nella natura, dove non ci sono amici né nemici e la linea tra tradimento ed eroismo si fa sempre più sottile, Sushenya è costretto a una scelta morale in circostanze del tutto lontane dal comune senso di moralità.

Il film è tratto da un romanzo di Vasili Bykov. Come ha lavorato all’adattamento?
Volevo farlo da dieci anni, solo ora mi si è presentata l’occasione. Ma l’idea c’era già ben prima di avere la sceneggiatura pronta. Ho parlato con Bykov dopo aver ottenuto i diritti e lui mi ha dato il suo benestare, ma mi ha detto anche di non voler partecipare alla stesura dello script. Ogni film tratto da un libro è, di fatto, una traduzione da un linguaggio a un altro. I suoi dialoghi sono molto forti, io ho cercato di essere altrettanto potente ma senza indugiare troppo sul background dei personaggi, limitando le loro storie passate a episodi laconici e rapidi. E’ il ritmo del film che detta le regole.

Bykov ha vissuto molto tempo in Finlandia per essere stato esiliato dal dittatore bielorusso Lukashenka. Quanto c’entra la politica con “V Tumane”?
Bykov ha sofferto, chiaro. Ma per quanto mi riguarda questo non è un film politico. Non è neanche un film sulla guerra, è un film su persone che si trovano in circostanze particolari. La guerra nel film è presente, e ne determina l’atmosfera, ma il punto principale sono i personaggi. Quel che mi è piaciuto del libro è che non c’è mai un confronto diretto col nemico. Tutti gli scontri sono tra personaggi appartenenti allo stesso villaggio. La guerra e l’occupazione non fanno che rendere questi scontri più duri. Ma è gente cresciuta insieme, che si conosce dall’infanzia.

Ci sono raffronti possibili tra la storia del film e la Bielorussia di oggi?
No, lo ripeto, non è una storia che si può riportare a un piano politico. Per quanto mi riguarda poteva svolgersi in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. Ci sono altri film sul medesimo tema, anche qui al festival, oppure film o autori del passato che mi hanno ispirato, da Georges Clouzot a Hitchcock. Sono temi universali. I paesi appaiono e scompaiono, ma ci vuole molto più tempo per far scomparire la cultura, i costumi. Poteva essere un film russo, bielorusso, ucraino o slavo.

Ci dica allora, secondo lei, qual è il tema del film…
Cito Bykov: “L’uomo non sempre è capace di fare tutto. Ci sono situazioni in cui è totalmente impotente”.

Come lavora con i suoi attori?
Vengono per lo più dal teatro e, pur essendo io stesso ispirato da Shakespeare, ho dovuto spiegar loro che al cinema si recita in maniera diversa. Non c’è bisogno di grandi gesti o di urlare forte. Ma mi ha aiutato, prima di girare, riunirmi con tutta la troupe per una lunga riunione in cui abbiamo analizzato il copione, scena per scena, dando a ogni sequenza una durata approssimativa. Così, siamo arrivati molto preparati alle riprese, e rispetto allo script abbiamo cambiato ben poco. Oggi, comunque, è la prima volta che vedo il film su grande schermo.

Una grossa importanza nel film ce l’hanno i suoni d’ambiente, unica colonna sonora data l’assenza di musica…
Il rumore è la mia musica. Ha un’importanza capitale. Il suono era in presa diretta ma ci abbiamo lavorato moltissimo, ci sono voluti tre mesi. Diamo al suono la stessa importanza che hanno le immagini.

autore
25 Maggio 2012

Interviste

Ti West
Interviste

Ti West: “in ‘MaXXXine’, gli anni ’80 che nessuno vuole mostrare”

Con MaXXXine, in sala con Lucky Red, Ti West conclude la trilogia iniziata con X: A Sexy Horror Story e proseguita con Pearl, confermandosi una delle voci più originali del cinema di genere dell’era Covid e post-Covid

play
Interviste

Trincia: “ognuno di noi ha sentito vicinanza con questo caso”

Dove nessuno guarda. Il caso Elisa Claps - La serie ripercorre in 4 episodi una delle più incredibili storie di cronaca italiane: il 13 e 14 novembre su Sky TG24, Sky Crime e Sky Documentaries.

play
Interviste

Luchetti: “ho voluto raccontare Carla anche come donna politica”

Codice Carla mostra come Carla Fracci (1936-2021) fosse molto più di una ballerina famosa.

Interviste

Marco Valerio Gallo: come ti disegno ‘Freaks Out’

Il disegnatore, illustratore e docente presso la Scuola Romana dei Fumetti ci racconta come ha lavorato sugli storyboard dell'ultimo successo di Gabriele Mainetti


Ultimi aggiornamenti