In Cuori puri, opera prima del 2017 di Roberto De Paolis (presentata alla Quinzaine di Cannes), era una ragazza introversa, angelica, tanto credente da aver scelto di preservare la sua verginità fino al matrimonio. Da quel debutto al cinema, Selene Caramazza ha affrontato sfide recitative sempre più difficili, discostandosi dall’immagine di timidezza legata a quel suo primo personaggio. Nella serie targata Prime Video, The Bad Guy, l’abbiamo vista nei panni di una poliziotta tosta e tenace, Leonarda. Un ruolo che le ha fatto ricevere la candidatura come Miglior attrice non protagonista ai Nastri d’argento Grandi serie. Al Riviera International Film Festival la siciliana, 30 anni, spiega a CinecittàNews le scelte attoriali fatte fino ad oggi, da Spaccaossa di Vincenzo Pirrotta (presentato alle Giornate degli autori 2022 distribuito da Luce Cinecittà) alla serie di successo Mare fuori, e i suoi sogni per il futuro.
Selene, qui a Sestri Levante hai avuto occasione di incontrare il pubblico. È un momento importante per un attore il confronto con gli spettatori.
Direi fondamentale. Il pubblico è il motivo per cui io, noi facciamo questo mestiere. Quando vado in giro per i festival mi piace dialogare con le persone. Qui c’è stato un talk molto interessante durante il quale sono state condivise riflessioni e fatte domande su The Bad Guy, una serie che ha avuto un grande successo, ma anche sul mio lavoro.
Poi nel pomeriggio è arrivata la notizia della tua nomination ai Nastri.
Sono molto emozionata. Perché The Bad Guy è una serie che mi ha dato molto, diretta da due registi meravigliosi, Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi, e scritta in maniera brillante (tra gli sceneggiatori, Ludovica Rampoldi, ndr).
E il tuo personaggio cosa ti ha dato?
Leonarda, è una ragazza tosta, forte, una contraddizione vivente, è una figura femminile molto internazionale, che si fa spazio in un mondo maschile. È veramente una bomba a orologeria. L’ho amata molto e spero di rivederla presto. Diciamo che il finale in sospeso della prima stagione ci fa ben sperare.
Da Cuori puri a oggi come hai vissuto questi anni di lavoro?
Porto nel cuore quel mio primo film. Mi ha dato la possibilità di farmi conoscere, e incontrare De Paolis, un regista con una sensibilità incredibile e un’attenzione verso ciò che racconta incredibile. Dopo il ruolo di Agnese, me ne hanno proposti altri simili che ho fatto. Ma a un certo punto ho sentito di voler uscire da quella zona di comfort. Con The Bad Guy ho avuto modo di fare qualcosa di completamente diverso. Mi hanno stravolta anche fisicamente per il ruolo. Agnese era timida e introversa, come sono io. Leonarda è spavalda e dura e ho lavorato su corde lontanissime da me, mettendomi in gioco.
Anche in Spaccaossa lo hai fatto con il personaggio della tossicodipendente Luisa.
Con Vincenzo ci siamo incontrati sul set di The Bad Guy e mi ha proposto il suo film. Ho letto la sceneggiatura e ho accettato subito. Luisa è un piccolo animale selvaggio e impaurito che nasconde dietro quella corazza fatta di piercing e tatuaggi una fragilità estrema. Sono felice anche di aver raccontato una storia purtroppo ancora presente nel territorio palermitano, di queste persone che si fanno spaccare le ossa per avere soldi dalle assicurazioni.
Quanto questo mestiere ti aiuta ad affrontare la tua timidezza?
Mi dà la possibilità di uscire dalla Selene di tutti i giorni ed essere diversa. È un’esigenza. Mi fa esplorare delle parti di me, sentimenti ed emozioni che nella vita di tutti i giorni non vivi. Grazie a questo mestiere cerco, conosco, sono estremamente curiosa, osservo tanto.
Quest’anno sei entrata anche nella terza stagione di Mare fuori, la serie del momento, con il personaggio di Valentina, un’agente discografica assai ambigua.
Ho avuto la possibilità di interpretare un personaggio più maturo rispetto agli altri. Valentina è vero, è una donna ambigua, ma anche lei si è messa una corazza per affrontare un contesto musicale dove bisogna combattere. È una ragazza che si è fatta da sola, che va dritta e non guarda in faccia nessuno.
Per un attore la serialità è una possibilità di esplorare più a lungo un personaggio. Ma dopo un po’ può diventare ripetitivo e annoiare?
Il trucco è mettersi in gioco continuamente, stagione dopo stagione. Certo, tutto parte dalla scrittura, ma anche il lavoro di ricerca non si ferma mai per un attore. All’inizio a un personaggio, quando è una novità, devi trovargli il ritmo e il carattere giusti. Un personaggio vive e ha dei mutamenti, come le persone reali ha fragilità e vulnerabilità, fa un percorso di vita, dunque non annoia mai.
Grazie alle piattaforme serie, e anche film, possono arrivare ovunque, in molti paesi stranieri. Hai un sogno internazionale?
Sono una grande amante del cinema francese, mi sto mettendo a studiare questa lingua. Mi piacerebbe lavorare con François Ozon o Xavier Dolan, uno dei miei miti. Ma sogno anche di essere diretta da grandi autori italiani come Sorrentino e Guadagnino, che hanno uno sguardo internazionale. Oggi grazie alle piattaforme arrivano progetti dall’estero dove chiedono attori italiani. Le serie hanno dato grandi possibilità a noi giovani, anche di raccontarci in modo sincero. Una delle mie preferite da spettatrice è Euphoria, una delle serie teen migliori, che racconta gli adolescenti in maniera totalizzante e cruda.
Noi in Italia abbiamo lo stesso coraggio di raccontare certe storie?
Non del tutto. Noto la voglia di affrontare temi importanti, ma poi si rimane in superficie. Bisognerebbe osare di più e rischiare, perché il cinema è questo, non deve confortare la gente, ma farla riflettere. E noi giovani attori, così appassionati, abbiamo una grande voglia di raccontare questo tipo di storie.
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