Celebra il trentennale della caduta del Muro di Berlino, e guarda alla musica elettronica, sperimentale proveniente da tutta Europa, la quinta edizione di Seeyousound, l’innovativo festival cinematografico di Torino dedicato alla musica nel cinema e al cinema sulla musica, dal 25 gennaio al 3 febbraio al Cinema Massimo. Un’edizione, quella di quest’anno, con un numero più alto di proiezioni, oltre 90, una trentina di anteprime, concerti e serate. Anche il budget è aumentato, grazie agli sponsor, in primis la Fondazione Crt. Per le assessore alla Cultura della Città di Torino e della Regione Piemonte, Francesca Leon e Antonella Parigi, Seeyousound è uno dei festival cinematografici più innovativi, vicino alla cultura giovanile e destinato a diventare sempre più centrale nel sistema cinema piemontese. Apre la rassegna, diretta da Carlo Griseri, il tedesco Symphony of Now di Johannes Schaff, preceduto da un set live sulle tracce musicali del film.
L’anno delle celebrazioni per il trentennale della caduta del Muro di Berlino è l’occasione per realizzare un viaggio nella storia della Germania, dagli anni ’80 visti da entrambi i lati della costruzione. Film, videoclip e appuntamenti legati a doppio senso da questo filo conduttore e dalla musica protagonista, tracceranno un percorso tra le varie sezioni del festival, per raccontare cosa volesse dire vivere in quegli anni in quella città, in una nazione divisa, e come la musica abbia saputo superare confini e unire, nonostante tutto, ponendo i semi di una creatività musicale che prosegue fino ai giorni nostri.
44 titoli – di cui 21 in anteprima italiana – sono in concorso nelle sezioni LONG PLAY FEATURE e LONG PLAY DOC – 6 lunghi di finzione e 6 documentari musicali selezionati tra le migliori produzioni internazionali; 7INCH – contest con 12 cortometraggi in gara – e l’immancabile SOUNDIES, concorso per il formato ‘musicale’ per eccellenza, con 20 videoclip selezionati.
Tra i lunghi di LONG PLAY FEATURE – curata da Francesco Giugiaro – Lords of Chaos di Jonas Arkelund, regista di videoclip tra i più noti al mondo, attesissimo lungometraggio che racconta l’epopea insanguinata dei Mayhem, di Euronymous e Burzum, una delle più famigerate vicende della Storia del black metal norvegese. Candidato come rappresentante indiano per gli Oscar 2019, il film della regista Rima Das, Village Rockstars, è la storia di Dhunu, bambina che vive in un remoto villaggio indiano il cui sogno è fondare una rock band. Riflettono, invece, sul rapporto tra individualità e successo e tra ambizione e intimità i due più classici biopic: Ted – A Moon of My Own, del regista svedese Hannes Holm, vede protagonista Ted Gärdestad, genio della musica pop nella Svezia degli anni ’70, che però vede la sua carriera arrendersi di fronte alle ombre della sua psiche; João, o Maestro, diretto da Mauro Lima, è incentrato sulle vicende del pianista brasiliano João Carlos Martins. Musica, amore e politica in Gundermann di Andreas Dresen, storia del cantautore tedesco Gerhard Gundermann, operaio e comunista idealista attraverso le cui canzoni, rivivono gli anni a cavallo della caduta del muro. Bomb City di James Brooks ci offre invece uno spaccato della provincia americana tra sport, punk e violenza. Alla giuria composta da Richard Berthou, Stephan Pethke e Vittorio Bongiorno, il compito di scegliere il vincitore del premio Miglior Film di Fiction (del valore di 1.000 €), intitolato alla memoria della amica e collaboratrice Francesca Evangelisti, assegnato anche grazie al contributo di Consolata Pralormo Design.
Per LONG PLAY DOC – selezionati da Paolo Campana -, Where are you, João Gilberto? in cui Georges Gachot, che sarà ospite al festival, ricostruisce un ritratto suggestivo di João Gilberto, musicista e creatore della bossa nova; presentato allo scorso Festival di Locarno. Lo spirito rock’n’roll brucia intenso in Bad Reputation, diretto da Kevin Kerslake, ritratto della sacerdotessa punk, Joan Jett; French Waves di Julien Starke, si muove sui ritmi dell’incontro tutto francese tra house e techno. Dal Festival di Cannes, Le Grand Bal di Laetitia Carton, ci porta nel cuore della Francia dove, ogni luglio, più di duemila persone di tutte le età si riuniscono da ogni parte del mondo per ballare e suonare danze e balli popolari per sette giorni e sette notti. Sono all’insegna delle contaminazioni e degli incroci tra culture anche Rude Boy (nella foto) introdotto in sala dal regista Nick Davies, sulla nascita della prima etichetta reggae/ska della Gran Bretagna, la Trojan Records; e Gurrumul di Paul Damien Williams, storia vera del cantante e compositore australiano Geoffrey Gurrumul Yunupingu che, nonostante fosse cieco dalla nascita e non avesse mai imparato il braille, suonava la chitarra al contrario e viveva immerso nella sua tribù aborigena da cui traeva ispitazione per la sua musica. La fama raggiunta lo portò a duettare con Sting, a suonare al cospetto della regina Elisabetta e alle Olimpiadi di Sidney del 2000, prima di lasciarci nel 2017. Il film vincitore del premio Miglior Documentario (del valore di 1.000 €) sarà scelto dai giurati Gaetano Capizzi, Olivier Forest e Roberto Pisoni.
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