Sean Penn, ‘Flag Day’ è una questione di famiglia

Sean Penn, ‘Flag Day’ è una questione di famiglia


CANNES – La vera storia di un padre incapace di tenersi stretta la propria famiglia raccontata da un regista che si circonda della propria per farlo. Flag Day, presentato in Concorso al 74mo Festival di Cannes, è il nuovo film diretto e interpretato da Sean Penn che si ispira al romanzo autobiografico di Jennifer Vogel. Tutta la famiglia Vogel è interpretata da quella Penn, con Sean nei panni del padre John, e i figli Dylan e Hopper a interpretare le versioni adulte di Jennifer e di suo fratello Nick.

Lo stesso Sean Penn racconta la genesi del progetto: “A volte l’emozione che ti fa scegliere di iniziare un progetto è legata a un personaggio, ma in questo caso è iniziato tutto con un’immagine, e la prima che ho visto quando ho letto la sceneggiatura è stata il volto di Dylan. Ovviamente anche la storia è avvincente, credo che Jennifer abbia scritto un libro bellissimo”.

I volti, in effetti, sono i veri protagonisti del film. Ambientato nell’arco di tempo che va dal ‘75 al ’92, il film racconta dal punto di vista di Jennifer la travagliata relazione con il padre. Dall’infanzia (dove Jennifer è interpretata dalla piccola Jadyn Rylee) fino all’età adulta, nella trasformazione dei volti dei protagonisti si leggono le vicissitudini di una vita difficile, fatta di povertà e dolore. Ma mentre della straordinaria espressività del due volte premio Oscar Sean Penn non c’è di certo da stupirsi, lascia senza parole anche la grande presenza scenica della figlia, che regge senza timore un film fatto di inquadrature strette e intime.

“Gli elementi chiave del film – continua il regista – sono l’inganno e la ricerca della verità. Ma quando hai un’attrice come Dylan tu devi solo piazzare la camera, ascoltarla e vedere le sue reazioni a ciò che il padre le diceva. Quando giri un film puoi fare affidamento sulla storia o sulla sceneggiatura, io facevo affidamento sul suo volto”.

Per quanto l’alchimia scenica tra i due Penn valga da sola il prezzo del biglietto, la scelta di casting è stata meno scontata del previsto. “Ci ho riflettuto tanto prima di dire sì – dichiara Dylan Penn – Ho letto questo libro quando avevo 15 anni e anche ora che ne ho 30 è come se leggessi il mio stesso diario. È facile per me ritrovare la mia esperienza in questa storia e immedesimarmi in questo personaggio. Io credo che questa storia meritasse di essere raccontata e questa sceneggiatura lo fa in maniera meravigliosa”.

“Non ero nelle sue corde all’inizio, – rivela Sean – soprattutto perché non volevo recitare quando già dovevo dirigere il film. Abbiamo ragionato a lungo e pensato a diversi attori che potessero fare la parte. Alla fine abbiamo mandato la sceneggiatura a Matt Damon. Mi ha subito chiamato, non per dirmi che non voleva o poteva fare il ruolo, ma per dirmi che sarei stato uno stupido a non cogliere l’opportunità di recitare in questo film con mia figlia”.

In effetti, sarebbe stato difficile pensare a un attore diverso da Sean Penn per un ruolo complesso e centrale come quello di John Vogel. Un uomo dal grande carisma, la cui trascinante energia nasconde l’incapacità di resistere alla propria impulsività. Presentato nelle sue infinite contraddizioni, John appare da subito senza speranza, destinato inevitabilmente a crollare con il suo castello di bugie e scelte sconsiderate. Solo Jennifer non se ne rende conto, acciecata dall’affetto per lui.

“Quando una storia è così personale vuoi che sia in buone mani – rivela la vera Jennifer Vogel, presente alla conferenza insieme al cast -. Speri che il regista si interessi dei personaggi e del loro percorso. Sean ha una grande sensibilità nei confronti delle persone sfortunate, e in questa storia ce ne sono tante. Sono felice per come Dylan abbia interpretato il mio personaggio. Quindi credo che abbia fatto tutti davvero un ottimo lavoro”.

Il rapporto tra John e Jennifer è spesso disfunzionale. Laddove la fiducia inizia a traballare, l’amore non smette mai di unirli. “Ovviamente il rapporto tra me  e mio padre – aggiunge Dylan – non è conflittuale come quello tra Jennifer e John, anche se abbiamo avuto i nostri su e giù durante riprese. In ogni caso, io mi sono approcciata a questo progetto nel modo più professionale possibile, è il mio lavoro, e lui è il mio capo. Ma alla fine della giornata tornava a essere mio padre. Siamo entrambi due soggetti ‘Alpha’, ci siamo spesso scontrati, ma alla fine ha funzionato”.

Film relativamente a basso budget, Flag Day non è privo di difetti: come un’eccessiva retorica e l’utilizzo di lunghe scene musicali che puzzano di riempitivo. Ma al suo interno si legge un affetto sincero per la storia e i personaggi raccontati, portata sullo schermo nonostante le difficoltà produttive legate al covid. Proprio sulla pandemia si concentra lo stesso Sean Penn, incensato in America per i suoi sforzi nell’aiutare la popolazione meno abbiente. In aperta polemica con il governo precedente, dichiara: “Mi sembrava che qualcuno sparasse sulla povera gente direttamente da una torretta nella Casa Bianca. Non c’era nessuna integrità nell’amministrazione americana fino a quando Trump è stato al governo. Quando finalmente c’è stato il passaggio a Biden, sentivi proprio come se il sole fosse sorto di nuovo”.

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11 Luglio 2021

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