Addio a Sean Connery. L’attore scozzese, celebre soprattutto per avere portato per primo sul grande schermo il personaggio di James Bond e averlo interpretato in sette film della saga, è morto all’età di 90 anni. Connery nella sua carriera ha vinto un Oscar nel 1988 per The Untouchables – Gli Intoccabili, due premi Bafta e tre Golden Globe. È stato nominato cavaliere dalla regina Elisabetta II nel 2000. Ad agosto scorso ha festeggiato il suo novantesimo compleanno.
La sua immagine è legata indissolubilmente a quella di James Bond: un legame perfetto che ha reso immortali entrambi, l’attore e il personaggio, che ha continuato a vivere nell’interpretazione di altri grandi attori ma che senza quell’inizio non avrebbe avuto probabilmente la stessa fortuna.
Nato a Edimburgo il 25 agosto 1930, figlio di un camionista e di una cameriera, il suo vero nome è Thomas: lo pseudonimo Sean ha origine da un gioco di parole con un amico irlandese, Seamus, quando aveva dodici anni. Abbandona giovanissimo la scuola e a sedici anni si arruola nella Marina scozzese (a questo periodo risalgono i due tatuaggi che ha sul braccio destro, il motto ”Scotland forever” e la scritta ”Mum and Dad”). Congedato per un’ulcera, fa mille mestieri: muratore, modello per l’Edimburgh Art College, guardia del corpo, persino lucidatore di bare. Nel 1950 rappresenta la Scozia all’elezione di Mister Universo e arriva terzo nella sezione ‘alti’ (è alto 1,88 cm). Nel 1958 viene scelto come ballerino di fila (ha preso lezioni di danza per undici anni dalla ballerina svedese Gert Malmgren) nel musical South Pacific, e, dopo alcune parti di primo piano in televisione, viene notato dalla 20th Century Fox e comincia a lavorare nel cinema.
La decisiva svolta professionale giunse per Connery nel 1962, quando fu scelto da Albert Broccoli e Harry Saltzman per interpretare James Bond, nome in codice 007, l’agente segreto britannico protagonista dei romanzi di Ian Fleming, ruolo che ricoprì in sette pellicole (compresa una fuori serie). Per esigenze dei produttori, Connery fu costretto a indossare un toupet, a causa della calvizie e del fatto che un capo scoperto avrebbe certamente nuociuto al fascino del personaggio. L’attore ne farà tuttavia uso anche in interpretazioni successive come in Marnie (1964).
Connery evitò comunque di rimanere intrappolato in un unico ruolo, e venne diretto da registi prestigiosi come Sidney Lumet, Alfred Hitchcock e John Huston. Nel ’64, oltre a Marnie fu al fianco di Gina Lollobrigida nel film La donna di paglia di Basil Dearden. L’anno dopo recitò ne La collina del disonore, diretto da Sidney Lumet, in cui esordì abilmente anche nel genere carcerario, mentre fu protagonista della commedia Una splendida canaglia (1966) di Irvin Kershner, al fianco di Joanne Woodward e Jean Seberg.
Tornò sul grande schermo nel 1970 con I cospiratori di Martin Ritt, dramma storico-politico che lo vede accanto a Richard Harris, e con Rapina record a New York di Sidney Lumet, una delle sue migliori interpretazioni. Nel 1972 apparve in Riflessi in uno specchio scuro di Lumet, dove interpretò un violento e sadico commissario di polizia, e soprattutto Zardoz di John Boorman, riconosciuto come uno dei migliori film di fantascienza degli anni ’70. Nel 1974 collaborò ancora con Lumet in Assassinio sull’Orient-Express, dal giallo di Agatha Christie. Lo troviamo in L’uomo che volle farsi re (1975) di John Huston, a fianco di Michael Caine, e in Robin e Marian (1976) di Richard Lester. Partecipò al bellico Quell’ultimo ponte (1977) di Richard Attenborough, per poi chiudere il decennio con l’avventuroso 1855 – La prima grande rapina al treno (1979) di Michael Crichton e il kolossal Meteor (1979) di Ronald Neame.
Gli anni ’80 iniziarono con il fantascientifico Atmosfera zero (1981) di Peter Hyams. Ancora fantascienza ma ironica con I banditi del tempo (1981) di Terry Gilliam. Nel 1982 fu protagonista del drammatico Cinque giorni una estate di Fred Zinnemann, mentre si trovò a suo agio nella saga epica di Highlander – L’ultimo immortale (1986) di Russell Mulcahy, accanto a Christopher Lambert. E soprattutto Il nome della rosa di Jean-Jacques Annaud nel ruolo di Guglielmo da Baskerville, un ruolo che gli valse il BAFTA. Il presidio – Scena di un crimine (1988), Sono affari di famiglia (1989) e Indiana Jones e l’ultima crociata (1989, dove interpreta il padre del noto avventuriero), sono gli ultimi film degli anni ’80.
Dopo aver ricevuto una laurea honoris causa in Letteratura dalla St. Andrews University, si lancia il pellicole di avventura, spionaggio o action-movie. Gli anni ’90 sono gli anni de La Casa Russia (1990), Caccia a Ottobre Rosso (1990), Mato Grosso (1992) e Sol Levante (1993). Dice no a Jurassic Park e Die Hard – Duri a morire. Affianca Catherine Zeta-Jones in Entrapment (1999) e si lascia dirigere dal regista indipendente Gus Van Sant in Scoprendo Forrester (2000). L’ultimo suo film è La leggenda degli uomini straordinari (2003).
Dopo di allora, una cataratta gli rende difficile il mestiere. Trasferitosi a vivere fra la Spagna e le Bahamas con la moglie, rifiuta il ruolo di Gandalf nella trilogia di Peter Jackson Il signore degli anelli (2001-2003), così come rimanda al mittente il ruolo dell’architetto negli ultimi due capitoli di Matrix (2003) e quello di Re Filippo di Macedonia in Alexander. Nel gennaio 2006, si fa rimuovere un tumore dal rene a New York e poi dà l’estremo saluto al cinema, annunciando il suo ritiro ufficiale. Nel 1999 è stato eletto dalla rivista People ‘l’uomo più sexy del secolo’ e, nello stesso anno, è nominato baronetto dalla regina Elisabetta d’Inghilterra, sebbene sia un fervido sostenitore del Partito Nazionalista Scozzese.
“Sean Connery, un grande attore, un uomo colto, ironico e affascinante. Resta un’icona del ainema e una grande testimonianza di un James Bond unico e irripetibile. Sono vicino a tutta la sua famiglia”. Così il produttore Aurelio De Laurentiis su Twitter.
“E ci ha lasciato anche Sean Connery … non solo il più grande 007 di tutti i tempi ma un attore immenso. Grazie anche per il suo Il nome della rosa“. Così la presidente della Festa del Cinema di Roma, Laura Delli Colli, ricorda su Facebook il grande attore scomparso, Marc’Aurelio alla Festa nel 2006.
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