Oggi Alice nella città parla gaelico. In concorso infatti è arrivato Seachd- The Inaccessible Pinnacle, primo film per il cinema girato interamente in gaelico-scozzese. A presentarlo davanti ai giurati della sezione K12 una nutrita delegazione composta dal regista Simon Miller, il produttore Christopher Young e i tre giovani protagonisti saliti sul palco dell’Auditorium in tipici costumi scozzesi. Un film sul valore della tradizione che ha voluto portare sul grande schermo un linguaggio parlato da oltre sessantamila persone nelle isole scozzesi ma per lo più sconosciuto al resto del mondo. In un’era di immagini visive precostruite e destinate a una fruizione veloce questa pellicola dà valore alla narrazione orale, elemento importante nella tradizione gaelica, e alla sua capacità di dar vita a immagini forti e quasi reali nella mente del narratore e degli ascoltatori. “Tramandarsi storie oralmente è un elemento fondamentale della nostra tradizione ma siamo perennemente in lotta per cercare di conservalo”, rivela il produttore Christopher Young. “Per questo motivo abbiamo voluto fare un film che ha per protagonisti tre ragazzini che nella vita reale parlano gaelico: sono loro a rappresentare la nostra prospettiva positiva per il futuro”.
Le storie narrate sembrano contenere più verità delle cose accadute nel mondo reale e il mondo fantastico pare intervenire ad addolcire la durezza della vita e della morte. Ma più importante di qualsiasi altra cosa è la relazione che si crea tra il narratore e il suo pubblico: “E’ necessario non perdere i rapporti con le proprie origini e la propria cultura e per farlo sono indispensabili i legami con le persone che rappresentano quei luoghi”, spiega il regista. Nella pellicola è fondamentale il legame tra il giovane Angus e suo nonno. Il loro è un rapporto bivalente fatto di fascinazione ma anche di rifiuto nei confronti della tradizione e delle fiabe che da sempre il nonno usa per spiegare la realtà al nipote. Storie di amanti avvelenati, vendette sanguinose, cavalli marini e oro spagnolo si intrecciano con le tristi vicende personali di Angus che perde prematuramente i genitori in un incidente, e assiste poi alla morte della nonna. E la vetta inaccessibile della montagna che dà il titolo alla pellicola, ed è presente in ogni scena, rappresenta proprio il confine tra il mondo reale di Angus e quello fantastico del nonno.
Girata in alta definizione e piena di colori saturi che rendono bene il contrasto tra il paesaggio scozzese e le immagini visionarie dei racconti, la pellicola esordio al lungometraggio di Simon Miller, è stata interamente girata sull’isola di Skye, nella costa occidentale della Scozia con un budget davvero contenuto. Attualmente nelle sale britanniche il film è stato presentato ai recenti mercati dei Festival di Vancouver e Cannes.
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