Scream 4: chi urla, muore?


“Chi urla, muore”, era il sottotitolo del primo Scream, l’horror del maestro Wes Craven che nel 1996 ribaltò le fondamenta del genere catturando milioni di fan e generando ben due seguiti, nel 1997 e nel 2000. Sono le regole degli slasher anni ’80 e ’90, pellicole dove un assassino più o meno misterioso si diverte a massacrare fantasiosamente gruppi di giovani imberbi in verità abbastanza odiosi. Non a caso, a fare la figura della ‘star’, accattivandosi le simpatie del pubblico, è sempre il mostro: “Chi urla, muore”, “chi va nel panico, muore”, “chi fa sesso, si droga, beve o fa festa, muore”, “muore quello più brutto, muore la spalla, muore la bionda con le tette grosse, muore quello che dice cose come: ‘mi manca un giorno alla pensione’ o ‘faccio io il primo turno di guardia’”. Ce l’hanno insegnato Freddy Krueger (Nightmare, generato sempre da un’idea di Craven), Jason Voorhes (Venerdì 13), Leatherface (Non aprite quella porta), Michael Myers (Halloween). Tutti tipi simpatici, serial killer impenitenti pronti a confermare, con il loro operato a base di coltellacci, guanti ungulati, machete e motoseghe, gli assiomi di cui sopra. E Ghostface, l’omicida mascherato di Scream, dalla mutevole identità, lo ha ribadito più volte aggiungendoci distacco, ironia e un gusto metacinematografico che ha conquistato le sale e perfino la critica, di solito acida nei confronti di prodotti del genere.

Poi, sono passati gli anni: nel 1996 gli horror li guardavamo ancora in VHS, oggi abbiamo i DVD, il Blu-ray, i contenuti speciali e i finali alternativi. Abbiamo Internet, i social network e il web 2.0. Tutti, potenzialmente, possiamo guadagnarci 15 minuti di gloria. Tutti, se lo vogliamo, possiamo costruirci una ‘maschera’ virtuale funzionalmente analoga a quella di Ghostface. L’assassino del primo Scream uccideva per un passaggio TV. Ma oggi, gli sarebbe sufficiente? Nei moderni film del terrore, come la serie Saw, a nessuno interessa chi muore ma, tanto per citare una frase di Scream 4, “solo il sangue e gli sbudellamenti”. Oppure, si cerca il realismo, come in Rec o The Blair Witch Project, dove la finzione è confezionata in modo da sembrare uno spaventevole documentario. Altrimenti, c’è una terza via, che noi italiani, dopo i fattacci di Avetrana e Brembate, conosciamo fin troppo bene: il voyeurismo del pubblico in cerca di emozioni forti, per esorcizzare la paura del trapasso, si declina nell’interesse ossessivo per la cronaca nera, nel ‘pellegrinaggio della morte’, nel compiacimento dei media che assecondano, più o meno consciamente, questo desiderio di guardare in faccia la Grande Mietitrice, sfidandola, illudendosi di poterle sfuggire, perché quella brutta cosa, per fortuna, ‘è capitata ad altri e non a me’.

 

Questo è l’horror di oggi, signori, e un veterano come Craven lo sa bene. “Ho passato molto tempo su Twitter ultimamente – ha dichiarato il regista – Ci sono delle tecnologie che influenzano gli eventi che si verificano nel mondo. E questo è uno degli elementi più importanti di questo film. Le nuove generazioni hanno a disposizione degli elementi totalmente nuovi per comunicare”.

Nuove regole, quindi. Colpo di spugna e si riparte, concettualmente, da zero. Ma in maniera intelligente. Non c’è aria di reboot. Anzi, uno dei meriti del film è quello di costituirsi come un sequel autentico. Il cast è quello originale: tornano tutti i personaggi della serie (quelli sopravvissuti, s’intende) intepretati dai medesimi attori. Ci sono Linus il poliziotto timido e coraggioso (ora sceriffo, con la faccia di David Arquette), sua moglie Gale Weathers (Courtney Cox), intrepida giornalista, e naturalmente la candida Sidney (Neve Campbell) che, superati i traumi per le vicende delle precedenti pellicole, torna ora nei luoghi degli omicidi per presentare un libro che racconta il suo percorso. Sarà proprio questo evento a scatenare la nuova ondata di delitti. Ma perfino i fan di lunga data, stavolta, non possono dare nulla per scontato: se vi aspettate di indovinare da subito chi morirà e chi resterà in vita, chi si innamorerà di chi e chi si beccherà la ‘solita’ coltellata nella schiena, vi sbagliate. Ricordate: nuovo decennio, nuove regole. E la sorpresa non starà tanto nello smascherare l’identità dell’assassino – che comunque vi darà diversi grattacapi – quanto nell’ascoltarlo esporre le motivazioni del suo agire.

Il film, in sala con Moviemax dal 15 aprile, in contemporanea con gli USA, presenta anche gli immancabili cammei che fanno impazzire gli ammiratori: compaiono ad esempio per qualche secondo l’attrice premio Oscar Anna Paquin e Kristen Bell, la star della serie Veronica Mars. Tra i nuovi arrivi, ci sono invece Emma Roberts, Nico Tortorella, Erik Knudsen, Hayden Panettiere e Rory Culkin, ancora alla disperata ricerca di un modo per togliersi di dosso l’etichetta di ‘fratello di’ (Macaulay, bimbo prodigio di Mamma, ho perso l’aereo, caduto nel dimenticatoio).

 

Chi di loro verrà assassinato? Chi si salverà? Qualcuno di loro potrebbe perfino celarsi sotto la palandrana di Ghostface. Solo un’avvertenza: stavolta, non necessariamente “chi urla muore”.

autore
14 Aprile 2011

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